«Mandateci tra i terremotati, non a marciare nella sfilata»
Avete fatto rumore. Com’è nata l’iniziativa?
Abbiamo contestato la parata in più occasioni; ma nel momento attuale ci sembra davvero inopportuna. Noi abbiamo dovuto raddoppiare i turni di servizio lavorando 24 ore su 24 per fare fronte alle emergenze del terremoto. E poi ci mandano a marciare… Noi siamo un corpo sociale, non militare; non abbiamo bisogno di mostrare che esistiamo. Noi siamo gente che sta in mezzo alla gente, siamo il braccio operativo del cittadino comune. Dove non può arrivare il cittadino, ci siamo noi. Non si capisce perché dovremmo sfilare con chi deve mostrare di avere i carri armati.
Sarete impegnati in molti?
Dovrebbero sfilare 100 pompieri, più altri impegnati comunque a fare il gruppo. Cosa dovranno dimostrare? Di saper marciare? È l’unica cosa, perché di mezzi non ne abbiamo più, quindi non li possiamo sfoggiare. Sono 5 o 6 anni che non se ne comprano di nuovi. Stiamo lavorando con quelli che ripariamo noi stessi, senza collaudo, ecc, per andare a fare il soccorso. Se si rompono, li dobbiamo lasciare per strada, com’è successo per il terremoto in Abruzzo. Tutti fermi sull’autostrada perché i mezzi erano così vetusti, con così tanti chilometri, che li abbiamo dovuti lasciare. Li abbiamo recuperati dopo mesi.
Quanti pompieri sono impegnati in Emilia?
3.500 su un totale nazionale di 27.500, ma quest’ultima cifra va divisa su quattro turni.
C’è anche un problema di fasce di età ?
Diciamo che c’è anche un problema generazionale. Ci sono vigili del fuoco che non sono più andati in pensione a causa della riforma Fornero e quindi sono là a fare l’emergenza. Quando invece ci sono tanti ragazzi che aspettano di essere assunti.
Ma che fa un pompiere di 60 anni, guida?
Ma che guida… Dovrebbe dirigere una squadra, ma non lo fa mica da seduto… Noi siamo un’organizzazione che lavora in gruppo. Io non posso dirigere, se sto fermo. Devo essere là , al lavoro. Avete visto nelle foto o nei filmati quei vigili buttati a terra che stavano cercando il ferito sotto le macerie? Quella è gente di 50-60 anni. Perché poi quando c’è una responsabilità da assumere, mica mandi un ragazzino che ha appena finito il corso. Questo è il problema dei vigili del fuoco.
Hanno tagliato i fondi anche a voi?
Non mi soffermo sui salari o le questioni pensionistiche… Parliamo dell’operatività dei vigili del fuoco. Dal 2008 fino ad oggi abbiamo subito tagli incomprensibili: il 32% delle risorse. Il ministro Cancellieri stamattina (ieri, ndr) ha convocato i sindacati per il 5 giugno per illustrare nuovi tagli.
C’è stata riduzione del personale?
Non ci sono assunzioni. I precari dovrebbero essere assunti tramite concorsi. Ma non c’è stata neppure la copertura del turnover. L’amministrazione stessa dichiara che mancano 15 mila pompieri. Non ne assumiamo uno. Quando sentiamo che «ce lo chiede l’Europa»… Per adeguarci agli standard europei, dovremmo avere un vigile del fuoco ogni mille abitanti. In italia siamo a uno ogni 3.100. È stato dimostrato in questi giorni, con il terremoto: non siamo riusciti a fare la sicurezza nei luoghi di lavoro perché manca il personale.
Perché non ci siete riusciti?
Non riusciamo a fare verifiche preventive, sopralluoghi, ecc. O facciamo gli interventi che ci vengono richiesti giornalmente, le emergenze, oppure ci occupiamo della sicurezza. A suo tempo avevamo criticato Matteoli, l’ex ministro, che diceva che la sicurezza poteva essere messa da parte, perché i controlli impedivano alle attività commerciali di esprimersi al meglio.
Che rapporti avete con la protezione civile?
C’è un dualismo senza paragoni altrove. Siamo l’unico paese che ha due dipartimenti che si occupano della stessa cosa. Quindi, se vogliono tagliare le spese, avrebbero dove tagliare… Là c’è una «cabina di regia» – quella di Bertolaso, oggi di Gabrielli. Ma la «manovalanza», in effetti, la facciamo noi.
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