«La rivendicazione della Fai è fragile»

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Pochi giorni dopo la rivendicazione dell’attentato ad Adinolfi, il governo ha deciso di mandare in piazza l’esercito. Oggi leggiamo che le truppe non verranno accresciute. Tuttavia non si può negare una forte enfatizzazione del tema sicurezza. Che cosa ne pensa?
Il terrorismo è sempre stato un fatto di politica e non di esercito. L’esercito serve solo se si scende nella guerriglia, cosa che per ora mi sembra non ci sia. La risposta mediatica sbagliata enfatizza il ruolo dei terroristi e gli dà  un peso che per fortuna non hanno. Quanto alle scorte possono servire a proteggere qualche obiettivo. Ma, primo, si rischia di indebolire chi è senza. Secondo, il terrorismo si vince in attacco e non in difesa. 
La convince la rivendicazione arrivata venerdì scorso?
No, prima di tutto sul piano linguistico, anche per le ambizioni letterarie che sanno tanto di cultura futurista e ricordano Marinetti. C’è pure Bakunin scritto male, ma ne abbiamo viste di tutte. Altro fatto è che la Federazione anarchica informale è una sigla usata sul web e se ora facciamo un comunicato che smentisce il precedente anche il nostro può essere attendibile. Insomma, in sé, la rivendicazione è fragile. Per di più non contiene niente che possa dire: siamo stati noi. Ad esempio avrebbero potuto mettere nella busta un proiettile esploso, con una perizia si capiva che era identico al bossolo ritrovato. Poi sono sospetti i tempi. Un gruppo che fa un’azione la rivendica subito prima che lo possano fare altri. Questi invece spediscono una lettera che ci mette cinque giorni ad arrivare… Mi pare sospetto. 
Un documento della Fai postato su Indymedia lo scorso agosto sottolinea l’importanza che i comunicati abbiano la massima enfasi sui media, lamentando che in passato sono stati cestinati. Certo l’attesa spasmodica creata in quattro giorni è anche servita a quello. O no?
L’azione in sé, lo sparo contro Adinolfi, non sposta nessun rapporto di forza. Quello che sposta è l’uscita del comunicato sui media. Il terrorismo ha bisogno del rilancio dei media altrimenti non esiste. Proprio per questo chi fa un attentato lo rivendica nel minor tempo possibile per evitare che si possa deviare il senso dell’operato. Quindi, ribadisco, c’è un ritardo senza logica.
L’enfasi sulla sicurezza di governo e polizie è anche legata alla minaccia di altre sette azioni inserite nella rivendicazione. Che cosa ne pensa?
Un attentato come quello genovese, con forme così rudimentali, riesce solo per effetto sorpresa. Non si capisce come possano replicare o fare un programma. 
Quali potrebbero essere i moventi di un’azione nel caso non fosse strettamente riferibile all’area anarchica? 
La persona colpita appartiene all’Ansaldo. L’Ansaldo è la principale azienda di Finmeccanica, un’impresa che lavora nel settore delle armi, un settore vivace che fa anche cose non legalissime. È un gruppo al centro di tutti gli scandali degli ultimi anni e ci sono vicende processuali in piedi nelle quali anche i dirigenti possono essere chiamati a testimoniare. Per di più il gruppo può essere venduto per limitare il debito pubblico. E allora, forse l’attentato è legato più a qualche affare di armi andato a male. O qualcuno sollecita una particolare fornitura di armi. O ancora, qualcuno vuole destabilizzare il gruppo in vista della svendita? O magari mandare un messaggio ai dirigenti. Tutte cose possibili se la pista societaria prevale. Parlo di pista societaria più che commerciale. Fossi negli inquirenti, direi: scandagliamo tutte le piste. 
E a sparare chi è stato? La Fai già  nell’agosto scorso preannunciava anche omicidi dedicati alle Cellule di fuoco greche. Si può pensare che siano stato infiltrati?
Il cretino, sedicente anarchico, magari c’è pure. Ne sappiamo troppo poco oggi per dire com’è andata. Non mi permetto di fare supposizioni. Dico solo non è tutto così chiaro.


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