«La prossima rivoluzione? è dello spirito»

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Lo spirito invece della materia. Questa è la svolta che dovremmo dare alle nostre vite. Non serve a nulla cercare di riparare l’economia, perché l’economia non si raddrizza se non si raddrizza l’umanità . In sintesi, questo è il messaggio che Folco Terzani vuole diffondere. Per questo motivo ha raccontato in un libro uscito l’anno scorso, A piedi nudi sulla terra (Mondadori), il suo incontro con l’italianissimo baba Cesare, ex hippy ed ex tossico, che ha scelto l’ascetismo e si è stabilito nella giungla indiana. Ora il sadhu Cesare accompagna l’amico Folco nei suoi incontri pubblici. Figlio di Tiziano Terzani, Folco sarà  infatti oggi a Lodi insieme a Cesare in una sezione del Festival dei Comportamenti Umani che sembrerebbe fuori tema: «Come superare la crisi».
I CAMBIAMENTI NECESSARI
«La rivoluzione necessaria, e spero vicina a venire, non sarà  economica ma sarà  quella dello spirito spiega -. Questa è la vera battaglia: è inutile cercare di aggiustare l’economia, basta volgere lo sguardo altrove, non guardare l’economia, per iniziare ad aggiustare le cose». «E basta parlare», aggiunge. Ma perché? «Nella vita bisogna rischiare altrimenti non ci si muove. Altrimenti facciamo la fine dei tanti che non si scompongono mai, che assorbono tutto senza reagire. Prendiamo la storia di baba Cesare. Quando ho scritto la sua storia credevo di avere esagerato, temevo che la sua descrizione scorbutica, dura, cruda e veritiera fosse troppo forte… e invece non ha mosso nulla. E che si fa, allora? Smettere di parlare e “fare”».
Dare l’esempio e ricevere esempio. Questa è la vita di baba Cesare e dei tanti asceti in tutto il mondo. Nelle sue visite in India, Folco ha vissuto senza soldi, senza abiti, senza niente, con una persona che ha compiuto una scelta radicale di povertà  e ha sperimentato che funziona. «È la scelta dell’asceta puntualizza Terzani -. Una figura che non ci viene più proposta. Eppure non è una prerogativa indiana: asceta era anche San Francesco. È una scelta ma anche una reale alternativa. Non dico che tutti dobbiamo lasciare tutto come fanno i sadhu».
A ognuno la sua scelta di vita, ma con un po’ di consapevolezza in più. Lo stesso Folco, che descrive le sue lunghe visite a baba Cesare come un ritorno a casa tra fratelli, vive in Toscana e ha una famiglia, da poco arricchita dalla nascita del terzo figlio.
Le parole non bastano, rintuzza Terzani, in fondo ci sono già  tanti libri: i Vangeli, Il Cantico delle creature, Siddharta. Ma di questa nuova consapevolezza che senti necessaria, di questo allargamento della coscienza che potrebbe salvarci dalle tante crisi che abbiamo noi stessi provocato, ne dobbiamo fare partecipi gli altri.
OLTRE LA PAROLA
In quali forme più efficaci della parola?, chiediamo. «Il cinema e la scrittura possono trasmettere alcune idee ma non con grande forza: più una cosa è larga e meno forza ha. Mentre le esperienze o l’incontro diretto con una persona hanno maggiore efficacia, possono trasformarti. I sadhu, i maestri, non parlano quasi mai. Devi starci insieme e vivere come loro. Io l’ho fatto e potevo anche chiedermi che ci facevo, persona laureata e agiata, insieme a quegli uomini seminudi, coi capelli fino in terra, le barbe lunghe, e attorno al fiume… Non me lo sono chiesto, perché da loro ho imparato. Ho imparato a uscire dalle scatole che ci costruiamo, ho imparato che la cultura non è l’obiettivo primario. Ho imparato a uscire dalle cattedrali della conoscenza e vivere nella natura e con la natura. Ecco, pensando ai giovani, mi piacerebbe organizzare situazioni in cui si sta insieme nella natura, vorrei riportare da noi la pratica del vivere in povertà  e nella natura. D’altra parte credo sia la stessa esperienza che visse San Francesco intorno ad Assisi. La proposta sarebbe rivivere quelle esperienze, uscire dalle case, uscire da un sistema in cui si ha bisogno di cose e sperimentare la vita senza le cose».
E aggiunge: «La meta è qualcosa che è oltre le persone». Possiamo chiamarlo come vogliamo: luce, energia o, semplicemente, divino, una luce che abbiamo dentro.
«In fondo senza il sole non potremmo vivere», conclude Folco.


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