by Editore | 16 Maggio 2012 8:51
Equilibrati e rispettosi uno dell’altro: ecco come sono apparsi ieri sera Angela Merkel e Franà§ois Hollande, alla fine del loro primo incontro. La prima era il campione dell’austerità , il secondo il campione della crescita, dunque in aperta tenzone sul terreno che oppone le due ideologie, nell’Europa frustata dalla crisi e ferita nella sua coesione sociale. Le due posizioni sono rimaste, per ora, inconciliabili. I problemi saranno messi su un tavolo, ha detto Hollande, e saranno discussi appunto, nel dettaglio, con equilibrio e nel reciproco rispetto. Una cena non poteva bastare per trovare un compromesso, ma è stata sufficiente per stabilire come procedere nell’immediato futuro. Su un punto la cancelliera cristiano democratica e il presidente socialista si sono trovati d’accordo. Entrambi auspicano che la Grecia resti nella zona euro. Angela Merkel e Franà§ois Hollande sembravano intendersi umanamente nel dissenso politico. Si guardavano con simpatia. Non erano tesi, ma emozionati, come se il breve incontro avesse lasciato un segno. Si sono parlati attraverso gli interpreti, ma a tratti direttamente in inglese.
Appena insediato un neo presidente francese compie due pellegrinaggi. Il primo è all’Arco di Trionfo dove rende omaggio ai morti per la Francia. Il secondo, qualche ora dopo, è a Berlino, dove riconferma l’intesa franco-tedesca. Non perde tempo. Sono due riti irrinunciabili. Anche Nicolas Sarkozy nel 2007, come ieri Franà§ois Hollande, si precipitò a incontrare la cancelliera tedesca, prima ancora che venisse annunciata a Parigi la composizione del nuovo governo. Non lasciò che il sole tramontasse nel suo primo giorno da presidente senza abbracciare Angela Merkel. Le stampò due baci sulle guance e le posò una mano sulla spalla, come si fa con una vecchia amica.
Franà§ois Hollande ha invece sfidato i fulmini per arrivare a Berlino in tempo per la cena nella Cancelleria, a due passi dalla Porta di Brandeburgo. Ha dovuto persino cambiare aereo. Quello presidenziale essendo stato costretto dalla tempesta a ritornare a Parigi poco dopo il decollo, Hollande è subito salito su un jet di ricambio, poi atterrato incolume a Berlino. Dove si è limitato a stringere la mano alla cancelliera, che non aveva mai incontrato. Il primo approccio è stato più trattenuto di quello di cinque anni fa. Lo stile è cambiato al vertice della Quinta Repubblica. Ed è probabile che Angela Merkel, che non ha accolto di buon cuore la svolta a sinistra parigina, abbia gradito quella estetica.
Quei casti baci e quelle strette di mano, tanto precipitosi e premurosi, hanno un valore politico rilevante. Non l’hanno soltanto per la Francia e la Germania. Contano anche per noi europei. Significano che il dialogo franco-tedesco continua, sia pur punteggiato da litigi e momenti di gelo. E’un dialogo che irrita se troppo esclusivo, che a volte si rivela improduttivo, ma che è essenziale per l’Europa. La geografia e la storia hanno deciso cosi. Nel pieno della crisi europea, l’incontro tra Angela Merkel e Franà§ois Hollande assume un’importanza particolare. E’ un segnale positivo. E’ l’annuncio che la politica riprende. Ieri Franà§ois Hollande era il il campione della crescita che affrontava il muro dell’austerità , eretto dai conservatori europei, dei quali Angela Merkel è il più autorevole rappresentante. Ma forse non l’espressione più intransigente. L’Europa, socialmente ferita, in preda allo smarrimento e alla collera, schiacciata tra crisi e rigore economico, ha trovato nel presidente socialista un difensore.
I due personaggi non si conoscevano, non si erano mai visti, e quel primo contatto è avvenuto dopo che la cancelliera aveva rifiutato di incontrare il candidato Franà§ois Hollande, durante la campagna elettorale francese. Lei appoggiava Nicolas Sarkozy, con il quale aveva conosciuto momenti difficili, ma col quale si era abituata a collaborare. Con lui aveva preparato il Trattato sull’austerità (il Fiscal compact), mentre quello sconosciuto socialista di nome Hollande, che gli contendeva la presidenza della Quinta Repubblica, voleva rinegoziare il documento. Voleva aggiungere un capitolo in favore della crescita, non secondo la via tedesca, vale a dire una crescita attraverso le riforme, le liberalizzazioni, l’aumento della competitività e in particolare una profonda revisione del mercato del lavoro, ma con investimenti nelle infrastrutture, come ai tempi del New Deal roosveltiano.
Subito dopo la vittoria di Franà§ois Hollande, Angela Merkel si è detta disposta ad accoglierlo a braccia aperte, ma non per rinegoziare il trattato sull’austerità , del resto già ratificato da alcuni dei venticinque paesi (sui ventisette dell’Unione europea) che l’hanno firmato in marzo. A sua volta Franà§ois Hollande ha ribadito che la Francia non ratificherà mai quel trattato cosi come è. E’ su queste posizioni che la nuova coppia franco-tedesca si è incontrata per la prima volta. La cena berlinese non ha potuto produrre l’inevitabile compromesso. E’ troppo presto. Non c’era il tempo. Ma il precipitoso, tradizionale incontro ha dimostrato quanto sia irrinunciabile l’intesa franco-tedesca. E quindi quanto sia inevitabile il compromesso indispensabile per salvarla. E di riflesso salvare l’Unione europea.
E’ presto perché Angela Merkel non può rinegoziare il trattato se Franà§ois Hollande non è disposto a fare concessioni. E il neo presidente non può ancora scoprire le carte. Le elezioni politiche in programma il 10 e il 17 giugno gli garantiranno i poteri inerenti alla sua carica se il partito socialista conquisterà la maggioranza all’Assemblea nazionale. In caso contrario egli dovrà coabitare con un primo ministro di destra.
La campagna elettorale in corso si rivelerrebbe disastrosa per Hollande se i sarkoziani sconfitti potessero rimproverargli di avere ceduto al diktat di Angela Merkel, campione dell’austerità , dopo essere stato eletto con la promessa di rilanciare in Europa una politica di crescita. Il neo presidente avrà le mani libere soltanto quando potrà disporre di una maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale. Nel frattempo può avviare i negoziati promessi ieri sera durante la breve, simbolica visita a Berlino.
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