l’Italia, la Nato e Mosca

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«Tornare alla difesa dell’Europa? Sarebbe facile, visti anche i problemi di bilancio di tutti i partner dell’Alleanza. Ma sarebbe una scelta miope, antistorica. Significherebbe “eleggere” la Russia a nemico della Nato». La Russia. Mosca torna spesso nei colloqui preparatori del vertice Nato di Chicago (dove, fra tre settimane, si discuterà  molto di Afghanistan e di austerity militare). E l’ammiraglio divenuto ministro della Difesa del governo Monti, di Russia ha parlato molto ieri. Non solo davanti agli studiosi di strategia, ma anche nel colloquio al Pentagono con Leon Panetta. Una discussione tra vecchi amici (fino alla chiamata di Monti, cinque mesi fa, Di Paola presiedeva da Bruxelles il comitato militare dell’Alleanza atlantica) col ministro italoamericano che non ha rinunciato a qualche battuta nella nostra lingua. Di Paola ha insistito, in particolare, sulla necessità  di rassicurare la Russia sia sul dispiegamento dello scudo dei missili antimissile in Europa (tema che sarà  centrale a Chicago) sia sulla Siria. Un’uscita non certo estemporanea che nasce da un’analisi della centralità  dei rapporti con la Russia che non è solo italiana ma anche di altri Paesi europei, soprattutto la Germania. Alla base non c’è solo l’interesse a rassicurare un Paese che, con tutti i suoi problemi di rispetto delle garanzie democratiche, è un partner sempre più importante dell’Europa, ma anche dal desiderio di non scivolare di nuovo in un clima da «guerra fredda». Panetta ha mostrato di capire che le preoccupazioni europee vanno oltre gli interessi economici, anche perché gli stessi Usa da due anni cercano (con poco successo) di persuadere Mosca a non guardare allo scudo con ostilità . Ancora qualche giorno per studiare una formula capace di far calare la diffidenza.


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Oggi, a mercati chiusi, potrebbe arrivare una notizia che cambia la direzione della crisi europea. Angela Merkel potrebbe annunciare che la sua proposta di “Trattato di stabilità  europea” offre una garanzia comune per i titoli pubblici dell’area dell’euro, in cambio di uno stretto coordinamento delle politiche di bilancio.

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