«Il terrore a scuola per fermare il futuro»

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«Chiunque sia stato, ha voluto colpire la scuola perché è lì che si formano le coscienze. E in particolare quella scuola, perché il lavoro sulla legalità  e sulla democrazia è una forma alta di politica. Ma di una cosa sono certa: questi ragazzi, queste famiglie, sia pur terrorizzate, sapranno reagire tirando fuori la parte più tenace. Lo hanno già  fatto: oggi Brindisi è piena di giovani per una manifestazione straordinaria». Alba Sasso, assessore al Diritto allo studio e alla formazione della giunta regionale pugliese, ha da poco concluso un incontro in una scuola di Brindisi con il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, con il governatore Nichi Vendola, con un rappresentante della Consulta degli studenti e con gli uffici scolastici regionale e provinciale, per decidere come reagire a quello che lei definisce un «atto di terrorismo, in senso ampio». Subito dopo, si è tuffata in quel «fiume incredibile di persone» che si è riversato ieri nelle strade della città . Cosa vi siete detti durante l’incontro col ministro? Che la scuola non si farà  intimidire. Abbiamo sentito la rappresentante degli studenti assicurare che loro si attiveranno per continuare a portare i semi della legalità  in classe. Per questo lunedì le scuole pugliesi saranno aperte ma senza lezioni: per discutere, per ragionare insieme. Questi ragazzi vogliono parlare, ascoltare, confrontarsi. La rete dei presidi pugliesi si è già  attivata per organizzare in questo senso la giornata di lunedì, e l’iniziativa è stata poi recepita anche a livello nazionale. Ci parli dell’istituto colpito dall’attentato. È un “Professionale statale per i servizi sociali” a prevalenza femminile, intitolato a Francesca Morvillo Falcone. Si è distinta tra le scuole pugliesi, dove i lavori sulla legalità  sono molto diffusi, e quest’anno ha vinto un premio nell’ambito dei Pon, i Progetti operativi nazionali finanziari dal Miur, per il miglior progetto sulla legalità  attuato. Dovrebbe ritirarlo tra pochi giorni. Aveva mai ricevuto minacce o altro? No, me lo ha confermato anche il preside. Secondo lei perché una scuola è un simbolo da colpire? Perché è il primo luogo della democrazia organizzata, dove i ragazzi incontrano lo Stato. Hanno colpito il futuro dell’Italia. «Sono venuti nella nostra casa», ha detto in un intervento molto bello una ragazza dal palco della manifestazione. Una casa pubblica dove imparano a confrontarsi con il bene comune e dunque con la politica. Sì, un luogo dove si fa politica nel senso che si discute di democrazia, del rispetto delle regole e dell’altro. Sia chiaro: anche lavorare per l’integrazione degli immigrati o dell’handicap è questione di legalità . E così ci si confronta con la vita politica del Paese. Ecco, hanno voluto intimidire questi territori di libertà , i luoghi più sensibili dove si formano le coscienze. Penso alle mamme che stavano in ospedale e che, a parte lo sgomento, mostravano tanta paura del futuro, come a chiedersi se potranno mai più continuare a mandare i loro figli a scuola. Seminare terrore significa interrompere quel processo democratico. Sarà  facile non lasciarsi intimidire? No. Il procuratore antimafia Pietro Grasso, presente all’incontro con le istituzioni scolastiche, ci ha detto questo: per combattere la paura e per opporre un argine ad atti di terrorismo come questo, bisogna creare una rete di sostegno alla scuola. Spero che l’Italia saprà  farlo.


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