«Il Paese è più vulnerabile»

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Come dobbiamo considerare quello che si è avuto ieri, come un nuovo terremoto o come un assestamento del precedente?
Su questo ci saranno sempre molte polemiche, però la magnitudo è completamente confrontabile con quello del terremoto precedente. Direi quindi che si tratta di segmenti di un’unica faglia più o meno di 40-50 chilometri che anziché rompersi con un unico evento più grande, si è rotta con due eventi di magnitudo confrontabile. 
Quelle in cui si è verificato il sisma sono zone che fino al 2003 non erano considerate sismiche. Cosa è cambiato?
Stiamo parlando di una zona che fa arco e si estende fino al Po e che nel 2004 la nuova mappa di pericolosità  sismica ha riclassificato come zona di rischio medio, medio-basso.
Ma il terremoto di ieri non può certo essere considerato di rischio medio-basso.
Non dobbiamo fare l’errore di pensare che quella mappa escluda che un terremoto possa essere forte. Indica qual è il valore di accelerazione, la probabilità  che avrò nei prossimi 50 anni di eccedere un livello di accelerazione del suolo. È una mappa che ha un’importanza relativa, perché da un parte identifica le zone a maggiore e minore rischio e dall’altra ti dice solo indirettamente qual è la probabilità  che possa accadere un evento sismico. 
Ma sta cambiando la conformazione del sottosuolo, con aree che prima non erano sismiche e che ora lo sono diventate?
Noi facciamo delle mappe di pericolosità  che poi vengono tradotte in mappe di rischio una volta aggiunte altre componenti come quella ingegneristica, di vulnerabilità , di valore economico. Per quanto riguarda la pericolosità , che è la parte che compete noi sismologi, quello che di solito succede è che ci confrontiamo con gli eventi più probabili, quelli che osserviamo più frequentemente nei nostri cataloghi. Questo significa che zone che hanno subito più frequentemente dei terremoti, come l’Irpinia – dove nel 900 ci sono stati tre terremoti – o l’Abruzzo, vengono classificate a maggior pericolosità . Per trovare in quella parte di Emilia un evento simile a quello di questi giorni, bisogna invece risalire fino al 1570. 
Si parla del fenomeno della liquefazione delle sabbie, di che cosa si tratta?
Questo è un fenomeno che avviene quando ci sono dei livelli pieni di acqua con sabbie nel sottosuolo e che, un po’ come le sabbie mobili, fanno perdere completamente l’attrito. Quindi la struttura che si trova di sopra cede. È una cosa tipica della pianura Padana, ma non solo.
Dobbiamo imparare a convivere con il terremoto?
Calcoli che dopo il terremoto dell’Irpinia, il più grande a cui facciamo riferimento negli ultimi 30-40 anni, siamo stati più di 20 anni senza terremoti importanti, fatto raro nei nostri cataloghi. Se guardiamo alla storia italiana, 20-25 anni senza eventi importanti non ci sono mai stati. Sì, dobbiamo convivere con il terremoto. Nel 900 siamo stati il secondo paese al mondo per vittime da terremoti dopo la Cina, e questo non è normale. Il nostro problema è che rimanendo la pericolosità  sismica sempre uguale, il rischio è aumentato perché è aumentata la vulnerabilità . Questo è successo a causa del peggioramento del tessuto urbano, specialmente al centro sud dove cadono anche edifici in cemento armato. Il che ti fa venire qualche dubbio su quanto è successo è negli ultimi trent’anni. In America se chiedi se si fidano del modo in cui le case sono state costruite negli ultimi trent’anni, ti dicono di sì, senza esitare. La stessa cosa non possiamo dirla noi.


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