Liberarsi dalla schiavitù del petrolio

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Non essere più schiavi del dio petrolio (quello più economico incomincia peraltro a scarseggiare).

La super non può mandare in rosso il pianeta!Ci vuole energia decentrata e pulita.

Ogni edificio dovrebbe essere indipendente energeticamente grazie ai pannelli solari termici, fotovoltaici e  mini pale eoliche verticali (tra l’altro si può bonificare l’amianto installando nel contempo i pannelli), che produrrebbero energia in ecesso  per la ricariche delle disinquinanti auto elettriche (rilancio industria automobilistica anche grazie alle auto con motori ad aria compressa) senza contare che non ci sarebbero perdite energetiche lungo le linee di trasporto. Le spese delloStato sono: pensioni, stipendi, interessi sul debito pubblico, acquisti delle PA, trasferimenti alle imprese e investimenti per opere pubbliche.

Ristrutturare la malridotta rete idrica (a fronte di oltre otto miliardi di metri cubi d’acqua immessi ogni anno nella rete nazionale degli acquedotti, 2,6 miliardi, oltre il 30% della quantità¡ totale, si perdono per strada, dispersi dalle falle nella rete o rubati) e costruzione di depuratori di acque reflue che nel contempo producano energia (metano) + concime organico  grazie ai digestori anaerobici e da affiancare a impianti di compostaggio a norma e controllati. Cosi avremo acque marine pulite per rilanciare il turismo dall’ estero e prodotti biologici  grazie ai fertilizzanti naturali (compost) acquistati a basso costo dai depuratori. Lo scarico delle fogne a mare è uno schifoso, nauseabondo e malsano scandalo che neanche le denunce alle Procure riescono ad arginare!

Gradualmente (nel giro di un ventennio) i  gestori dei distributori di carburanti, gli imprenditori delle compagnie petrolifere e relativi dipendenti ( gli italiani regolarmente assunti) dovrebbero avere corsie preferenziali, precedenze, agevolazioni, riguardo la fabbricazione, vendita, montaggio e manutenzione degli impianti di utilizzazione delle energie rinnovabili. Le  ex aree adibite alle stazioni di rifornimento per autotrazione saranno convertite in zone edificabili, ecc. Nel 2011 in Italia gli impianti fotovoltaici, per fortuna in crescita, han prodotto energia pari a quella che avrebbe prodotto una grande centrale nucleare. Il “salvifico” settore delle “rinnovabili è l’unica voce economica in crescita.

Inoltre, no a centrali termoelettriche alimentate a biomasse locali. Si, invece agli impianti di compostaggio (abbinadoli dove possibile ai depuratori) che diminuiscono lo spreco di energia come quello richiesto per bruciare (sia i costi di realizzazione che di smaltimento sono di molto inferiori rispetto ai termovalorizzatori), non producono inquinanti atmosferici (che vanno poi anche a ricadere al suolo oltre che penetrare nelle narici), non impoveriscono i terreni come gli inceneritori anzi li arricchiscono perchè con il compostaggio (trasformare il rifiuto organico in fertilizzante per concimare il terreno ad uso agricolo) si imitano e in modo accellerato i processi di decomposizione della natura riconsegnando le sostanze organiche fondamentali (l’humus) al ciclo della vita. Dio attraverso la natura ricicla, il diavolo grazie agli uomini brucia. Rimpiazzare la merce bruciata (siano esse biomasse o plastiche) significa andare a consumare nuove risorse, materiali vergini, acqua ed en elettrica per realizzare lo stesso prodotto. Inoltre i bruciatori non risolvono il problema delle discariche anzi grazie al loro uso servono discariche per rifiuti speciali tossici!

Dobbiamo sentirci corresponsabili dell’andamento del Paese.

Basta Italia con 2 pesi e 2 misure. No al Paese diviso tra burocrati e sudditi, tra nordisti e sudisti, guelfi e ghibellini, stabilizzati e precari, militanti e qualunquisti, privilegiati e sfigati, aristocrazia pusillanime e popolo suddito. Secondo Bankitalia i 10 più ricchi d’Italia conservano un patrimonio pari a quello di 3 milioni di poveri.

Se ogni punto della rete web si unisce facendo diffondere via email e social network tale tipo di appelli propositivi, etici e razionali nonché  pacifici sit in permanenti di sensibilizzazione in prossimità  di Camera e Senato (con cambio turno giormalieri tra veri associazioni e movimenti civici) e altri punti nevralgici dell’apparato burocratico per far sentire il “fiato sul collo” ai gerarchi politici referenti degli oligarchi, è, possibile l’impossibile:  cambiare lo “status quo” ed essere un esempio per tutte le altre nazioni. Tutto questo senza essere ne indignados ne black block ma semplicemente …iene. Ovvero porsi lungo il cammino pedonale dei parlamentari verso il Parlamento per denunciare, sensibilizzare e dialogare. Insomma unire movimenti apolitici, agnostici e apartitici, sindacati lavorativi e associazioni religiose contro la stupida, cinica e incompetente partitocrazia, da abolire tramite referendum popolare. Riprendiamoci il Paese. E’ un atto dovuto per i padri della patria, i malati, anziani, poveri, disabili, disoccupati, precari vittime di mafia e strozzinaggio. Ma anche per non essere presi per i fondelli e ridotti sul lastrico da questi crudeli, impietosi, demagogici e sanguinari mostri della casta politica, mafiosa e massonica. Insomma basta tasse è tempo di tagliare il peso dello Stato e dei partiti. Ormai è emergenza sociale. Bisogna dare speranza a chi si sente vessato e non vede via d’uscita. Il marchio di infamia non deve essere il non essere riusciti ma il non averci provato!

Basta case pulite e strade sporche. Si all’autosufficienza energetica.

I cittadini devono poter trarre notevoli vantaggi (economici, sanitari,ambientali) dalla compartecipazione allo smaltimento differenziato e recupero rifiuti e dalla propagazione capillare delle nuove tecnologie che consentono l’utilizzo delle fonti naturali rinnovabili nelle proprie strutture abitative e lavorative. Trasformandosi così da utenti passivi, depauperati e deresponsabilizzati in auto produttori e  risparmiatori di energia.

Non prorogare ma rendere definitiva, stabile nel tempo la detrazione fiscale del 36% prevista sulle spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio (magari aumentando di qualche punto pecentuale) e quelle del 55% per l’installazione di strumentazione che sfruttano le energie rinnovabili. Una delle poche tasse che è giusto pagare sono proprio gli incentivi (attraverso sconto fiscale) alle rinnovabili. Tutti pagati dalle bollette degli italiani, voce per cui pesa sul 16% del totale. Ma vivaiddio possono finanziare il cardine della ripresa!

In tal senso riordinare gli incentivi per la improcrastinabile e rapida disseminazione generativa diffusa che comporta l’annullamento delle perdite sulle linee elettriche di distribuzione e di inquinamento di vario genere (atmosferico, elettromagnetico, acustico). Con tutta l’economia che muoveranno i sinergici utilizzatori locali di risorse non fossili riformabili (microeolico ad asse verticale e pannelli fotovoltaici),  finalmente si smetterà  la triste litania di una continua revisione al ribasso delle stime di crescita. Ci saranno infatti notevoli incrementi: occupazionali, di fatturato e di ordinativi per l’industria tecnologica italiana, grazie alla creazione di questo nuovo, insaturabile, provvidenziale mercato interno, sicuramente espansibile anche all’estero con esportazioni soprattutto verso i Pesi arabi! e africani. A ciò bisognerà  aggiungere la riduzione dei costi sanitari e ambientali per i danni all’uomo e al territorio causati dai combustibili fossili: malattie (neoplasie, intolleranze, allergie, ecc.), piogge acide, buco dell’ozono, effetto serra e altri disastri terrestri , atmosferici e marini da repentini cambiamenti climatici.

L’obiettivo è avere una green city (città  ecologica e sostenibile) come Friburgo per poi migliorare ulteriormente con ripristino di tram e filobus,  strade con ridpettive corsie per bici, illuminazione pubblica con lampioni a tecnologia led e fotovoltaica, punti di ricarica per bici ed auto elettrica, pareti di edifici rivestiti di materiali mangia smog come il diossido di titanio e di piante rampicanti (i “muri verdi”). In tal senso incentivare anche il rinfresco di pareti interne con vernice mangia smog, l’ utilizzo di materiali edili (calcestruzzo, tegole, pavimenti, ecc) fotocatalitici e tutte le altre possibili applicazioni indoor.

Lo smaltimento degli scarti urbani deve essere composto dallo smaltimento porta a porta dei sacchetti biodegradabili trasparenti, per una prima cernita sommaria nei centri di trasferenza (a valle) in aree comunali messe a disposizione dall’ente, poi ci sarà  seconda vagliatura automatica presso gli  specifici impianti di differenziazione. Il riciclo grazie ai Consorzi di recupero, rende disponibili i materiali per nuovi utilizzi e applicazioni nei diversi comparti industriali, con notevoli benefici in termini di risparmio economico, ambientale ed energetico.

Obbligare all’uso delle bioplastiche a base di amido (da mais, frumento, patate) e cellulosa per prodotti per le quali il loro uso è soddisfacente: come bastoncini per orecchi, sacchetti per la spesa (parallelamente all’uso di sacchi di tela) e raccolta differenziata, le stoviglie a perdere (posate, piatti e bicchieri), le patatine per imballaggi, coperture di serre. Comunque, in generale rendere biodegradabili tutte le plastiche non solo quelle dei sacchetti di spesa e dell’immondizia.

Impianti di depurazione obbligatori per ogni abitazione non collegabile a un impianto fognario.

Obbligare all’uso di fertilizzanti, antibiotici, antiparassitari,diserbanti, detersivi, coloranti, detergenti e sanitari (acaricidi, fungicidi, insetticidi, antibatterici)  biologici (e comunque biodegradabili) in sostituzione dei sintetici.

Promuovere l’uso di idrogeli (gel polimerici superassorbenti) a sostegno dell’agricoltura in terreni aridi, perché tale polvere secca fa trattenere acqua con conseguente possibilità  di irrigazione non continua, garantendo nel contempo un alimentazione continua alle piante, che rispondono con una crescita superiore alla media.

Politica di incentivi al trasferimento dei trasporti da gomma a ferro.

Le imprese potrebbero essere esentate dal pagamento del contributo Sistri per il biennio 2012- 2013 perchè hanno già  regolarmente versato i contributi per il  biennio 2010 e il 2011, ma il servizio non è poi entrato in funzione. Di rinvio in rinvio si è arrivati a giugno 2012. Il Sistri, acronimo di Sistema di controllo della tracciabilità  dei rifiuti fu pensato durante il Governo Prodi nel 2007 ed è stato istituito nel 2009 su iniziativa del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.


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