«Fiducia ai miei collaboratori» Il Papa accusa: molte illazioni

by Editore | 31 Maggio 2012 8:31

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CITTà€ DEL VATICANO — Nella storia non ci sono quasi precedenti, forse solo quando lo scrittore Roger Peyrefitte disse che Giovanni Battista Montini era omosessuale e Paolo VI, la Domenica delle Palme del 4 aprile 1976, ringraziò i fedeli all’Angelus per le preghiere in favore della «nostra umile persona, fatta oggetto di scherno e di orribili e calunniose insinuazioni di certa stampa, irriguardosa dell’onestà  e della verità ».
L’aria di Benedetto XVI è serissima quando, alla fine dell’udienza di piazza San Pietro, durante i saluti in lingua italiana, parla in pubblico per la prima volta della vicenda dei documenti sottratti dal suo studio privato e dalla Curia, con relativo arresto, una settimana fa, del suo maggiordomo Paolo Gabriele: «Gli avvenimenti successi in questi giorni, circa la Curia e i miei collaboratori, hanno recato tristezza nel mio cuore, ma non si è mai offuscata la ferma certezza che, nonostante la debolezza dell’uomo, le difficoltà  e le prove, la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo e il Signore mai le farà  mancare il suo aiuto per sostenerla nel suo cammino…».
Ma questo è solo l’inizio, Benedetto XVI ha il volto provato e tuttavia alza lo sguardo fermo: «Si sono moltiplicate illazioni, amplificate da alcuni mezzi di comunicazione, del tutto gratuite e che sono andate ben oltre i fatti, offrendo un’immagine della Santa Sede che non risponde alla realtà ». Il pontefice non si limita a deplorare le «illazioni» sugli scontri in Curia, però. Va oltre, con una frase che suona come una conferma dei vertici e un sostegno agli uomini più fidati, a cominciare dal segretario di Stato Tarcisio Bertone e dal segretario particolare Georg Gà¤nswein: «Desidero per questo rinnovare la mia fiducia e il mio incoraggiamento ai miei più stretti collaboratori». Una fiducia estesa «a tutti coloro che, quotidianamente, con fedeltà , spirito di sacrificio e nel silenzio, mi aiutano nell’adempimento del mio ministero».
Fin qui le frasi esplicite. Anche se il Papa, durante la catechesi, fa una considerazione che richiama, ancora una volta, la sua volontà  di andare avanti nonostante tutte le difficoltà , a dispetto delle voci o delle richieste di «dimissioni». Già  a Cuba aveva sorriso al coetaneo Fidel Castro: «Sì, sono anziano ma posso ancora fare il mio dovere». Adesso, parlando di San Paolo, spiega che «molte solo le difficoltà  e le afflizioni che ha dovuto attraversare ma non ha mai ceduto allo scoraggiamento, sorretto dalla grazia e dalla vicinanza del Signore Gesù Cristo». E ricorda come «la nostra vita e il nostro cammino» siano «spesso segnati da difficoltà , da incomprensioni, da sofferenze»: nel «rapporto con il Signore, nella preghiera costante e quotidiana», però, «possiamo anche noi concretamente sentire la consolazione che viene da Dio».
Padre Federico Lombardi ironizza sulle dimissioni suggerite al Papa dal direttore de Il Foglio Giuliano Ferrara, «ne aveva già  parlato, si vede che è un suo tema», e liquida le speculazioni sul tema così: «Non le ritengo rilevanti o degne di grande considerazione». Quanto alle carte rubate, le indagini proseguono sottotraccia e il portavoce della Santa Sede sospira: «Stiamo cercando di gestire una situazione nuova, con una linea che vuole verità , chiarezza e trasparenza». Anche se l’indagine «ha i suoi tempi» e al momento è riservatissima. Dal Vaticano si smentiscono tutte le stime sul numero dei sospettati. Gianluigi Nuzzi, autore del libro Sua Santità  con le «carte segrete di Benedetto XVI», ha ripetuto ieri che i cosiddetti corvi «sono una ventina» e lui ne conosce direttamente «sicuramente più di una decina». L’unico provvedimento per ora riguarda il maggiordomo, che riceve ogni giorno in cella la visita della moglie. Ieri ha parlato con i suoi due legali che presenteranno istanza di «libertà  vigilata o arresti domiciliari», ha spiegato padre Lombardi. Sarà  interrogato nel fine settimana o all’inizio della prossima e per gli avvocati è pronto a «collaborare». L’attesa di nuovi indagati e arresti cresce con i sospetti. Ieri ha fatto notizia pure il cambio ai vertici dell’ispettorato «Vaticano», il commissariato di polizia ai confini del piccolo Stato: arriva Enrico Avola al posto di Raffaele Aiello, promosso prefetto. Il che «non c’entra nulla» con il caso delle carte, spiegano gli inquirenti vaticani. Di questi tempi il clima è tale che bisogna precisare tutto.

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