Le pressioni per il San Raffaele in una mail di Gotti a Bertone

by Editore | 31 Maggio 2012 9:25

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ROMA — Caso San Raffaele. Non sono stati il Vaticano e il cardinal Bertone a spingere per l’acquisto da parte dello Ior dell’istituto di cura fondato da don Verzé, ma, a quanto sembra, furono politici e banchieri italiani ad «avvicinare» l’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, affinché la Santa Sede si impegnasse nel salvataggio della clinica milanese. E l’ex presidente dello Ior si spese in prima persona per concludere quell’operazione nata male e finita peggio. L’Espresso in edicola oggi pubblica un documento che sembra fornire una chiave di lettura opposta a quella prevalente finora, che ha attribuito le mire «espansionistiche» sul mondo della sanità  solo all’ambizione del numero due vaticano. Si tratta di una email inviata da Gotti Tedeschi al segretario particolare del segretario di Stato, don Lech Piechota. L’oggetto della mail, spedita il 4 ottobre scorso, recita: «Memo per Sua Eccellenza Reverendissima — da parte di Ettore Gotti Tedeschi». Il banchiere amico di Giulio Tremonti scrive parlando di sé in terza persona: «Nel periodo fine maggio, inizio giugno di quest’anno Ettore Gotti Tedeschi viene sollecitato da più parti a verificare l’interesse della Santa Sede al salvataggio del San Raffaele». Da dove e da chi vengono le sollecitazioni per aiutare l’istituto di Don Verzé schiacciato da oltre un miliardo e mezzo di debiti? Gotti Tedeschi nella mail fa nomi e cognomi: «Dal dottor Carlo Salvatori, ex amministratore delegato di Cariplo e ex presidente di Unicredit, al momento consigliere di amministrazione del San Raffaele; dal professor Giuseppe Guzzetti, presidente Fondazione Cariplo; successivamente Corrado Passera, ad di Banca Intesa; dal presidente della Regione Lombardia, Formigoni». Non manca nella lista il nome di Gianni Letta, che avrebbe avvicinato il capo dello Ior «informalmente». C’è anche un altro particolare: è sempre Gotti Tedeschi che chiede che nell’operazione sia coinvolto un altro uomo vicino a Bertone, Giuseppe Profiti. Il mittente dell’email infatti continua: «Gotti Tedeschi riferisce a Sua Eccellenza Reverendissima segretario di Stato, che autorizza l’inizio di analisi con il presidente del Bambino Gesù, professor Giuseppe Profiti». Il settimanale ricorda che fu l’allora capo dello Ior, nelle «settimane successive, a organizzare a Milano gli incontri con pezzi da novanta come Guzzetti, Passera e lo stesso don Verzé». «Terminati i quali (gli incontri, ndr) si procede nel progetto che si sviluppa nelle settimane successive con una procedura concordata con il tribunale di Milano e indicando i quattro membri del consiglio». Alla fine l’offerta dello Ior (250 milioni) è stata superata da quella di Giuseppe Rotelli.
Ieri intanto il portavoce Vaticano ha smentito «nella maniera più assoluta» che ci sia stata «una colazione d’affari del cardinale Bertone, con Giuseppe Profiti e altre personalità  per decidere il futuro dello Ior». E ha ribadito che la «sfiducia» a Gotti Tedeschi, con la stesura del relativo comunicato, è stata una «decisione autonoma del “board” dei laici, senza alcun influsso del segretario di Stato». 
Per la nomina del nuovo presidente si parla di tre mesi. Uno dei problemi è lo stipendio che è basso rispetto a parametri delle banche private.

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