«Copertura di due anni per 65 mila esodati»

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ROMA — Entro maggio arriverà  il decreto per risolvere il problema degli esodati. Riguarderà  una platea di 65 mila persone, cioè tutti quei lavoratori che hanno fatto un accordo di uscita con l’azienda e che raggiungeranno i requisiti per accedere alla pensione con le vecchie regole entro il 2013. Lo ha annunciato il ministro del Welfare Elsa Fornero ai sindacati durante l’incontro di una paio d’ore di ieri pomeriggio precisando che «il vincolo delle risorse non può essere messo in discussione». Ai sindacati che obiettavano la limitatezza del provvedimento insistendo sull’opportunità  di proteggere tutti (senza mettere cifre nel decreto perché magari nel primo biennio gli esodati sono 68 mila) il ministro ha risposto che «per quelli che sono fuori si vedrà ». Aggiungendo, secondo quanto hanno riferito i partecipanti alla riunione di prendersi «tutta l’impopolarità  di un provvedimento impopolare».
La Fornero aveva fatto autocritica già  in mattinata, partecipando all’assemblea delle Confcooperative, quando aveva riconosciuto di essere in «ritardo nell’attenzione ai più sofferenti e ai più deboli: qui ammetto qualche mia responsabilità ». Sempre durante il suo intervento il ministro aveva rivelato che, con i suoi collaboratori, si era chiesta «perché la riforma non è piaciuta molto» arrivando alla conclusione «che c’è troppa diffidenza tra le parti e ognuno tende a guardare i costi che gli competono». «Rispetto alla riforma delle pensioni, con quella del lavoro — ha continuato il ministro — abbiamo scelto la strada del dialogo, è faticoso, non ci sono abituata».
Una ammissione decisamente disarmante che ha spiazzato fino a un certo punto i sindacati. «Meglio tardi che mai — ha commentato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso — ma i mea culpa servono a poco se non cambia l’orientamento». Netto anche il giudizio del Pd. Per il responsabile economia e lavoro Stefano Fassina, «il ministro Fornero dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi che l’impopolarità  possa derivare da iniquità  e da errori fatti, le risorse vanno trovate per tutti gli esodati». «Abbiamo già  indicato ipotesi di copertura — ha continuato — il governo riconosca l’errore, ripresenteremo in Parlamento emendamenti di correzione».
Intanto al Senato, dove è in corso l’iter di approvazione del disegno di legge sulla riforma del lavoro, ieri si è saputo che sono 27 gli emendamenti messi a punto dal governo. Per ora sono solo bozze non ancora depositate e che trattano modifiche in parte già  annunciate sull’articolo 18 (cancellazione della tipizzazione legale e la semplificazione per l’appello dei lavoratori licenziati). Ci sono anche risorse aggiuntive di circa 200 milioni (da spalmare su più anni) per gli ammortizzatori per i cocopro. Confermate le tutele per le partite Iva al di sotto di 18 mila euro l’anno e il salto del «causalone» per i contratti a tempo determinato anche oltre i sei mesi.
L’impianto della riforma progettata dal governo resta indigesto per il mondo delle imprese. Secondo una ricerca fatta da Swg per conto dell’associazione italiana per la direzione del personale il 69% dei manager dà  un giudizio negativo ritenendo la riforma «con alto impatto sulla vita delle imprese, scarso su occupazione e investimenti».


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