«Ci saranno demolizioni» I sindaci: no, salvate tutto
BONDENO (Ferrara) — «La Torre dei Modenesi? E come si fa a ricostruirla? Magari ci si poteva pensare quando era spaccata in due, ma non dopo il crollo. Ecco, però, non voglio essere definitiva… Semmai molto, molto, molto più in là …». La direttrice regionale dei Beni culturali dell’Emilia Romagna, Carla Di Francesco, spiega con un esempio molto chiaro quello che intendeva ieri sul Corriere di Bologna quando diceva: «Bisogna entrare nell’ordine di idee che tutto non si potrà mantenere: in alcuni casi non si potrà evitare la demolizione».
Effetti collaterali del terremoto. Dopo la messa in sicurezza delle persone, c’è quella degli edifici storici. La chiesa rossa di San Martino a Buonacompra, per esempio, è sventrata dalle scosse (ieri, poco prima di mezzanotte, un’altra forte di assestamento di magnitudo 4.3). La funzionaria del ministero ha appena autorizzato l’abbattimento del campanile, spezzato in tre punti. «Una decisione sofferta, ma necessaria, ponderata con la mia équipe di 22 architetti e 19 storici dell’arte che mi stanno aiutando a fare il censimento e la verifica dei danni».
Difficile spiegarlo ai sindaci. A Finale Emilia, dove si è frantumata in pietre e polvere la Torre dei Modenesi, Fernando Ferioli non concepisce alternative: «Per noi è un simbolo e tutta la città ha voglia di ricostruire il suo simbolo. È la nostra identità , come la Torre di Pisa per i pisani. Alla dottoressa Di Francesco voglio ricordare che il campanile di San Marco è crollato ed è stato ricostruito cento anni fa, non è originale, eppure è sinonimo di Venezia. Ci rivolgeremo ai privati, se necessario, ma riavremo la nostra Torre».
«A me sembra di capire che non c’è tutta questa grossa mobilitazione per le popolazioni colpite dal sisma di domenica», interviene Alan Fabbri, sindaco di Bondeno. Di pomeriggio è il suo assessore ai Lavori pubblici Marco Vincenzi ad accompagnarci in prossimità della Rocca di Stellata, che ogni estate per il Festival celtico richiama 50-60 mila persone. «Il soffitto ha ceduto di 15 centimetri. I vigili del fuoco non riescono a puntellare da sotto, perché le fondamenta sono piene di melma. Che fare?». E si rammarica anche per le chiese. «Almeno una dozzina sono inagibili, i parroci celebrano messa nei tendoni o all’aperto».
A San Felice c’è la Rocca estense del ‘300. «È parecchio danneggiata, il torrione rischia di cadere giù. Ma come posso dire che è la cosa più importante? Per me tutti i nostri monumenti hanno pari diritto», ammette il sindaco Alberto Silvestri. Soltanto Piero Lodi, primo cittadino a Cento, la pensa diversamente: «Il patrimonio artistico va tutelato, ma non a tutti i costi. Ci sono cose che obiettivamente non si possono fare». È nella «sua» frazione che sarà abbattuto il campanile di San Martino.
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