La zona rossa si sbriciola

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A Ferrara la terra ha tremato a lungo, qualche minuto dopo le 4 di domenica mattina. Una scossa a cui da queste parti, abituati piuttosto a temere l’acqua del vicinissimo fiume Po, non si è assolutamente preparati, se mai si può essere preparati a un terremoto. Non c’è stato nessuno che non l’abbia avvertita: in alcuni quartieri del capoluogo estense è mancata l’elettricità , molte persone hanno deciso di trascorrere il resto della notte in strada, altre ancora si sono direttamente allontanate in auto verso la campagna. Credenze aperte, stoviglie a terra in frantumi, vetri delle finestre in pezzi sono i racconti del lunedì mattina, mentre si accorreva a guardare e fotografare l’edicola sventrata sopra la torre dei leoni del Castello, il simbolo della città . Danni ai monumenti e alle abitazioni, la città  è ferita, ma è nei piccoli comuni della provincia che si contano i morti, sette in tutto, della violenta scossa di grado 5.9 della scala Richter che nella notte tra sabato e domenica ha terrorizzato l’Emilia. Il comune più colpito è stato Sant’Agostino, tra le zone più ricche e industrializzate del ferrarese: lì hanno perso la vita due operai della «Ceramiche Sant’Agostino», Leonardo Ansaloni e Nicola Cavicchi, e uno della Tecopress, Gerardo Cesarò. In una frazione ha perso la vita nel sonno l’ultracentenaria Nevina Balboni. Dalle parti di Bondeno, sempre nell’alto ferrarese, è morto Tarik Naouch, ventinovenne operaio marocchino. E le scosse continuano a tormentare la popolazione tra le province di Ferrara e Modena. Lo sciame sismico di fatto non si è mai interrotto, ieri l’evento più forte si è verificato poco prima della 19 con una magnitudo di 4.1, secondo i rilievi registrati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. A Sant’Agostino ha abbattuto in diretta televisiva una parte consistente di quanto restava del Municipio, e anche Finale Emilia (Mo) e Bondeno (Fe), le località  prossime all’epicentro, non smettono di sbriciolarsi. Come Mirandola e San Felice sul Panaro dove si sono verificati altri crolli nella zona rossa che limita il centro storico ormai ridotto in polvere. Come a Buonacompra dove è crollato un altro pezzo della chiesa. È ancora presto per una stima precisa dei danni ma il ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi, ha parlato di decine di milioni di euro. Domenica – e ancora di più ieri – ci si è messa pure la pioggia. Pioggia a Ferrara sulla statua dell’angelo caduta dalla chiesa di san Carlo in corso Giovecca, uno degli assi viari del capoluogo, pioggia sulla guglia del parco Pareschi – che fra un po’ di sere dovrebbe tornare a riempirsi come ogni estate per le proiezioni delle migliori pellicole della stagione organizzate dall’Arci – che ha disintegrato un’auto parcheggiata lì sotto, in cui fortunatamente non si trovava nessuno. E pioggia sui circa 5000 sfollati ricoverati nei campi e nelle strutture di prima assistenza che si preparano alla seconda notte fuori casa. Il numero più consistente di sfollati ferraresi è finito al Darsena City Village, il più grande complesso residenziale della città ; altri hanno trovato sistemazione in un centro sociale, o all’ostello della Gioventù, o negli appartamenti di Pontelagoscuro, frazione a nord. Un aiuto fondamentale l’ha fornito a l’associazione di ispirazione cristiana Viale K, che si occupa dei giovani di un popolare quartiere periferico della città  e che negli anni ha esteso la sua attenzione a tutte le persone di difficoltà . «L’Emilia Romagna sta vivendo un difficile momento della propria storia recente. Migliaia di persone stanno in queste ore patendo i disagi di un allontanamento dalle proprie abitazioni, dai luoghi di lavoro, dalle scuole», recita invece il messaggio pubblicato sul web dal presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, che in serata ha partecipato al vertice nella prefettura di Ferrara con i rappresentanti della Protezione civile per preparare la visita del premier Mario Monti nelle zone colpite dal sisma. Un sopralluogo nell’area prima di tornare a Roma per presiedere il Consiglio dei ministri che dichiarerà  lo stato di emergenza.


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