La rabbia dei greci alla prova del voto. Con l’incubo Weimar

by Sergio Segio | 5 Maggio 2012 9:21

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Secondo gli ultimi sondaggi ufficiosi, Nuova Democrazia si attesterebbe sul 22% e i socialisti del Pasok intorno al 15%, gli eurocomunisti di Syriza vengono dati al 13% e i comunisti ortodossi del Kke al 10%. C’è però tutta un’altra serie di forze politiche di recente formazione che rivendica la possibilità  di dire la sua sul futuro del Paese: i «Greci indipendenti» di Panos Kammenos hanno bocciato la svolta filo-austerity del leader di Nuova Democrazia e sono dati all’8%. Anche la Sinistra Democratica, (ex del Pasok ed eurocomunisti) con a capo
Fotis Kovelis ritiene non si possano chiedere altri sacrifici ai greci e si debba rimettere subito in moto lo sviluppo. Poi ci sono gli ecologisti che per la prima volta potrebbero farcela a superare la soglia di sbarramento del 3%.
La vera novità , assai inquietante, è rappresentata dall’estrema destra. Ci sono i populisti nazionalisti del Laos che hanno sostenuto il tecnico Lukas Papadimos sfilandosi appena due mesi fa e la formazione razzista e xenofoba «Alba Dorata» (Chrysi Ayghì) che potrebbe superare il 4%. Si tratta di una formazione che si è appropriata di un linguaggio ispirato a comizi nazionalsocialisti, che parla di «purezza della razza greca» e chiede l’immediata espulsione degli immigrati. Molti tassisti, che ad Atene rappresentano la pancia del Paese, arrivano a dichiarare che «al punto in cui siamo arrivati, probabilmente, una scelta estremista può essere vista come un atto di coraggio». Segnali altamente preoccupanti, che dimostrano gli effetti devastanti di una recessione che ha toccato il 5%, della disoccupazione arrivata al 24% e della chiusura di più di 400mila negozi e piccole e medie imprese.
In questo quadro, il centrodestra di Samarà s cerca di far fruttare i due anni e mezzo trascorsi all’opposizione e la forte caduta delle percentuali del Pasok, conseguenza diretta dell’applicazione dei Memorandum. Molti greci, tuttavia, ricordano che dal 2004 al 2009, al governo c’era stato proprio il partito di Samarà s e che sotto l’allora primo ministro Kostas Karamanlìs il debito pubblico è scoppiato. «Come è successo nel corso dell’occupazione nazista, quando le varie forze della resistenza greca hanno collaborato, così anche ora, dobbiamo continuare a lavorare insieme, per arginare il populismo», ha dichiarato l’esponente conservatore Aris Spiliotopoulos in un dibattito tv a cui era presente Pavlos Gheroulanos, ministro socialista della Cultura. Nessuno, tuttavia, è in grado di dire se i due partiti riusciranno ad assicurarsi 151deputati, numero minimo per poter governare. Molto dipende da quante formazioni entreranno in Parlamento e, ovviamente, dalla somma finale dei voti dei due primi partiti. La percentuale minima a cui si fa riferimento in queste ore è del 38%, trattasi però di un calcolo approssimativo.
Sul fronte opposto la sinistra ha cercato di formulare una propria proposta: Alexis Tsipras, degli eurocomunisti di Syriza, ha chiesto che dopo le elezioni tutte le forze a sinistra del Pasok decidano di collaborare, per un «governo dell’alternativa». Per non abbandonare l’Europa, ma per adottare una nuova linea di rinegoziazione dei sacrifici imposti. I comunisti «duri e puri» del Kke non si sono dimostrati disponibili a rispondere all’appello, ma il partito di centrodestra “Greci indipendenti”, che contesta le scelte di Nuova Democrazia, si è dichiarato pronto a discutere una piattaforma economica comune. Il compositore Mikis Theodorakis e Manolis Glezos, eroi dell’antifascismo che hanno preso parte alle mobilitazioni dei mesi scorsi, hanno lanciato un messaggio chiaro: Glezos è candidato col Syriza, Theodorakis invita i cittadini a «votare forze di rottura che non accettino altre imposizioni dal Fondo monetario». Ma quando ci si sente disillusi e stremati è persino difficile distinguere tra quel che è “bene” e quel che è “male”. Quello che è lecito sperare è che la delusione e la rabbia, catalizzati, nel recente passato, in movimenti pacifici come quello degli «indignati» di piazza Syntagma, non vadano a rafforzare forze estremiste che si collocano nella destra più pericolosa e reazionaria.

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