LA PRIMAVERA DEI MUSEI COM’È ALLEGRA VENEZIA

by Editore | 30 Maggio 2012 6:24

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Sarà  contemporaneo, ma senza glamour. Ricomincerà  da Rauschenberg e, nel 2013, in piena Biennale, lancerà  la sfida al Guggenheim e al Palazzo Grassi di Pinault. Nell’annus horribilis dell’arte contemporanea, c’è un museo che rinasce: Ca’ Pesaro a Venezia. Il palazzo seicentesco che si affaccia sul Canal Grande diventerà , dopo un lungo periodo di relativo oblio, la casa del Novecento in laguna. Con una vera e propria riorganizzazione museografica, un nuovo allestimento e un incremento della collezione. A partire da Interior, imponente combine-painting di Robert Rauschenberg, concesso dalla collezione Ileana Sonnabend. Dietro il progetto di rilancio, presentato ieri a Roma, c’è Gabriella Belli, direttore da dicembre della Fondazione Musei Civici di Venezia, che riunisce le 11 più importanti istituzioni veneziane: dal Palazzo Ducale al Correr, dal Museo del Vetro a quello di Storia naturale. «Ca’ Pesaro non corrisponde ancora all’idea di museo del Novecento che la città  si aspetta» dice Belli, che ha assunto il nuovo incarico dopo la lunga esperienza al Mart di Rovereto. «Lavoreremo con le raccolte private e presto rimpolperemo la collezione permanente: è dagli anni Sessanta che non si fanno acquisizioni. Nonostante la Biennale, e al di là  del Guggenheim e di Palazzo Grassi, l’attività  di Venezia legata al moderno e al contemporaneo è rimasta nell’ombra, soprattutto dal punto di vista scientifico. Occorre documentare il passato recente e vogliamo esplorare zone meno glamour dell’arte contemporanea». 
Forte dell’esperienza di Rovereto, Belli è arrivata in laguna a “gamba tesa”, scherzano a Venezia. Con idee chiare, tanto per tradurre. «Venezia rischia sempre un po’ di vivere di rendita. Ho solo applicato l’ovvio – spiega il direttore – . Mancavano le brochure della programmazione museale: ora ci sono. Si dialogava poco con i colleghi internazionali, adesso lo stiamo facendo. Ma soprattutto: nel momento di crisi, salviamo il patrimonio che abbiamo. Tuteliamolo, magari investendo in poche mostre ma buone». Per la prossima stagione quelle della Fondazione Musei Civici, che, ricorda il presidente Walter Hartsarich, ha chiuso il bilancio 2011 con 24 milioni di euro di fatturato (+20% rispetto al 2010), sono pronte. Si parte il 28 settembre con la grande esposizione (70 opere) dedicata al vedutista settecentesco Francesco Guardi al Museo Correr. Per continuare, nella primavera 2013, con à‰douard Manet. Ritorno a Venezia, prima retrospettiva italiana dedicata al pittore impressionista che nasce in stretta collaborazione con il d’Orsay di Parigi. E ancora, in contemporanea con la Biennale, arriveranno le sculture dell’inglese Anthony Caro in una rassegna curata da Belli e da Nicholas Serota della Tate Modern di Londra: linee essenziali e nessuno shock, insomma. «Gli undici musei della Fondazione hanno costi di gestione pesantissimi: abbiamo cercato di fare meno, ma meglio. Con un unico diktat: la scientificità ».

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