La Palma ai vecchi di Haneke e Matteo Garrone fa il bis col suo paese da “Reality”

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CANNES Il regista austriaco Michael Haneke e l’italiano Matteo Garrone fanno il bis: il primo con Amour si porta di nuovo a casa la Palma d’oro dopo appena tre anni dalla precedente (con Il nastro bianco), il nostro autore si riprende il Grand Prix che aveva già  conquistato nel 2008 con Gomorra. Questi i risultati più eclatanti del 65mo Festival di Cannes, solo in parte attesi.
Haneke accetta il suo premio con un colpo di scena. «Ringrazio mia moglie che mi sopporta da trent’anni. Il film non è che l’illustrazione della promessa reciproca che ci siamo fatti, se a uno di noi dovesse essere colpito da un male come quello della protagonista», dice il regista austriaco, portando un imprevisto elemento personale alla vicenda di eutanasia raccontata in Amour, vincitore della Palma d’oro. La scelta della giuria, che rispetta le previsioni della vigilia, è stata condivisa dalla sala, con standing ovation e un lunghissimo applauso al regista e agli interpreti commossi, Emmanuelle Riva e Jean-Louis Trintignant, che conclude il suo scherzoso ringraziamento con un messaggio: «Cerchiamo di essere felici, almeno diamo un buon esempio». La Riva e Trintignant sono stati determinanti per la Palma al film, come sottolinea Nanni Moretti citando nella motivazione il loro contributo fondamentale.
Anche Au-delà  des collines di Christian Mungiu – due riconoscimenti, la sceneggiatura e le interpreti – rientrava nelle previsioni. La storia dell’amicizia spezzata dall’integralismo religioso, dice il regista, «è una storia vera, dietro la finzione ci sono persone che hanno sofferto profondamente». La bella sorpresa per noi è il Gran Premio a Reality di Garrone, forse sorpreso anche lui a giudicare dai toni emozionati con cui ringrazia in un maldestro ma volonteroso francese. Il suo film, applaudito dal pubblico, aveva diviso la critica, soprattutto quella francese, ed è forse da quella parte che è arrivato qualche dissenso in sala. Applausi e dissensi anche quando Tim Roth ha annunciato il premio alla regia al messicano Carlos Reygadas per Post tenebras lux, il film che insieme a Holy motors di Leos Carax, è quello che più vivacemente ha spiazzato il pubblico. 
Applausi senza riserve per Madds Mikkelsen, l’attore premiato per la sua toccante interpretazione del protagonista di The hunt di Thomas Vinterberg e incondizionata l’adesione all’altro riconoscimento sorpresa, il premio della giuria a Ken Loach per The angels’ share, unica commedia in concorso. Dopo il ringraziamento alla “gentile giuria”, Loach non perde l’occasione per esprimere solidarietà  ai tanti che oggi soffrono l’impoverimento, la disoccupazione, le conseguenze peggiori della crisi economica. Ed è lui che, nel suo intervento riassume la tendenza dei premi di Cannes, che «accoglie non solo il cinema di divertimento, ma le storie che parlano di noi, come siamo, come stiamo insieme». 
Se è delusa la Francia, lo sono anche il cinema americano e quello asiatico, assenti dai premi, rappresentati sul palco da nomi noti, come Gong Li o Alec Baldwin (per l’Italia Laura Morante), ospiti di una serata disturbata dalla pioggia, condotta con garbo da Berenice Bejo, che, comunque non ha potuto evitare l’inevitabile retorica dell’introduzione e, all’inizio, segnata dalla presenza del cast di Thérèse Desqueyroux, film di chiusura con Audrey Tautou, ultimo lavoro di Claude Miller, e dalle lacrime di Annie Miller, vedova del regista scomparso ad aprile.
Tra le immagini che della serata resteranno nella memoria, oltre alla presenza delle vecchie glorie Trintignant e Riva, l’arrivo sul palco delle attrici premiate per il film di Mungiu, Cristina Flutur e Cosmina Stratan, con la loro semplicità  e la modestia del loro abbigliamento, in contrasto vivace con la sontuosità  di altri abiti e il glamour di altre attrici, anche esagerate, come Diane Kruger che con un abito alla Maria Antonietta dominava l’angolo riservato alla giuria. E Nanni Moretti, con i suoi ammiccamenti e i mezzi sorrisi. È stato uno dei protagonisti del festival, intervistato e fotografato come una star, apparso su un gran numero di copertine. Una star, anche se Thiérry Frémaux, direttore di Cannes, smentisce. «Non credevo che Nanni fosse così disponibile e cordiale, ha perfino partecipato al torneo di bocce organizzato dal comune».


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