La Grecia in un vicolo cieco governo d’unità , non c’è intesa

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ATENE – Le speranze di dare un nuovo governo alla Grecia si sono ridotte nella serata di ieri al lumicino. Il presidente della Repubblica Karolos Papoulias ha incontrato i leader dei partiti entrati in Parlamento per provare a mettere assieme in zona Cesarini un esecutivo di emergenza, d’unità  nazionale. Ma nessuno si è mosso dalle sue posizioni. «Il presidente mi ha detto che allo stato non ci sono le condizioni perché il tentativo abbia successo», ha detto Fotis Kouvelis, leader di Sinistra Democratica (Dimar) dopo l’ultimo appuntamento di giornata. Oggi Papoulias proseguirà  i negoziati. Un accordo è possibile fino al 17 maggio. E Atene, che festeggiava nella notte la vittoria dell’Olympiakos nell’Eurolega di basket con un canestro a 7 decimi dalla fine, spera in una soluzione all’ultimo secondo anche per la sua crisi politica. 
Il centrodestra di Nea Demokratia e i socialisti del Pasok (che hanno 149 seggi su 300) sono disposti ad appoggiare un governo “ad hoc” in grado di garantire la permanenza di Atene nell’euro. Le altre formazioni, invece, ognuna per le sue ragioni, non sono interessate a un’ipotesi di questo tipo. E nessuno vuole allearsi con i neonazisti di Chrysi Avgi. 
Se entro giovedì sarà  ancora fumata nera, però, la Grecia tornerà  alle urne per un voto che tiene con il fiato sospeso i mercati e l’Europa. I sondaggi degli ultimi giorni disegnano infatti uno scenario ad alto rischio di ingovernabilità : la sinistra radicale di Syriza farebbe un altro balzo avanti diventando il primo partito del Paese con il 23-25% dei voti. Il centrodestra di Nea Demokratia resterebbe attorno al 18-20% mentre il Pasok farebbe un altro scivolone al 12%. Un risultato incertissimo che potrebbe regalare la maggioranza dei seggi al fronte anti-Ue, avvicinando il fantasma dell’uscita di Atene dall’euro. 
A favorire lo stallo politico, del resto, sono proprio le grandi manovre in vista del possibile ritorno alle urne. Il 38enne Alexis Tsipras, segretario di Syriza e gran trionfatore delle ultime elezioni dove ha quadruplicato i voti del partito, si è irrigidito sul suo no all’austerity imposta al Paese dal memorandum. «Non saremo complici di un crimine», ha detto ieri. Kouvelis è stretto tra l’incudine (se appoggia il governo rischia di passare per il traditore del fronte anti-Ue) e il martello di elezioni immediate in cui molti suoi supporter potrebbero passare a Syriza. Tsipras potrebbe attirare anche parte dell’elettorato dei comunisti del Kke. Le posizioni si sono radicalizzate anche a destra. Panos Kamenos, al vertice degli Indipendenti greci arrivati al 10% nel voto del 6 maggio, è disposto ad appoggiare solo un esecutivo che chieda i danni per la Seconda guerra mondiale ai tedeschi.


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