La giunta incombe sull’urna

by Editore | 23 Maggio 2012 8:41

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Il cambiamento vero è avvenuto tra gli egiziani, che non rinunceranno più alla libertà . Per questo tanti, anche all’estero, guardano con soddisfazione ed emozione ai 50 milioni gli egiziani chiamati a scegliere tra oggi e domani il nuovo presidente. Sono 13 i nomi che gli elettori troveranno nella scheda ma soltanto quattro di questi si giocheranno la presidenza. Con ogni probabilità  tutto sarà  deciso con il ballottaggio di metà  giugno tra i due candidati che oggi raccoglieranno il maggior numero di voti. Leggermente favorito è il 76enne ex segretario generale della Lega Araba ed ex ministro degli esteri Amr Musa che pur essendo stato un uomo del regime di Hosni Mubarak, ne ha preso le distanze già  negli anni passati, proclamandosi un liberale che crede nella giustizia sociale. Per Musa voteranno in maggioranza i laici che guardano con preoccupazione ai tanti poteri che si stanno accumulando nelle mani dei Fratelli musulmani e dei salafiti usciti vincitori dalle elezioni parlamentari. Dalla sua, Musa ha anche gli egiziani cristiani copti (circa 10 degli 84 milioni di abitanti) che temono l’elezione di un presidente islamista. Il principale avversario di Amr Musa è un islamista liberal, favorevole ad un sistema politico moderno, a metà  strada tra laicismo e religione. Si tratta del medico 61enne Abdel Moneim Abul Fotouh – fino allo scorso anno ai vertici dei Fratelli musulmani che attira i voti della classe media islamic a che vorrebbe un Egitto più ispirato ai principi coranici ma pluralista e democratico. Dalla sua parte, per rivalità  con i Fratelli musulmani, sono schierati i salafiti del partito Nour e persino diversi militanti della sinistra che in Abul Fotouh vedono la rottura con il passato regime. Attento ai diritti delle donne, Abul Fotouh è l’unico dei candidati ad avere un consigliere politico donna, Rabab al Mahdi, docente di scienze politiche e nota esponente della sinistra egiziana. Secondo al Mahdi, Abul Fotouh rappresenta una nuova ala dell’islamico di cui le donne liberali non dovrebbero avere maggiore considerazione. Proverà  ad inserirsi tra Musa e Abul Fotouh,il candidato dei Fratelli musulmani, Mohammed Mursi, 61 anni. Per la formazione islamista si tratta di una seconda scelta, visto che il candidato scelto all’inizio, Khairat al-Shater, è stato escluso dalla commissione elettorale. Mursi, che vuole una maggiore applicazione della sharia (codice) islamica, parte svantaggiato ma la macchina elettorale dei Fm lo ha aiutato molto in questi ultimi giorni. Secondo alcuni avrebbe le possibilità  di raggiungere il ballottaggio a scapito di Abul Fotouh. La spina del fianco di Amr Musa, nella lotta per i voti laici e dei cristiani, è il 71enne Ahmed Shafik, l’ultimo primo ministro di Mubarak. Shafik peraltro conta di raccogliere i voti dei nostalgici del passato regime, che non sono pochi. Fra i candidati della sinistra solo Hamdeen Sabahi, giornalista 58enne e cofondatore del partito nasserista Karamah, è destinato a conquistare consensi significativi. Sabahi sostiene la redistribuzione della ricchezza del paese. Sulle elezioni incombe il sospetto che la giunta militare al potere non intenda davvero cedere ai civili le leve del comando una volta eletto il presidente. Pesano le dichiarazioni fatte al giornale al Hayat dall’ex capo dei servizi segreti, Omar Suleiman, escluso dalle presidenziali, che prevede «un golpe militare se i Fratelli musulmani arriveranno a controllare i vertici dello Stato». È ciò che pensano e programmano i generali del Consiglio supremo delle forze armate? In ogni caso i militari continueranno ad avere un forte peso in politica e in economia, magari riuscendo a tenere ancora segreto il loro budget e i loro interessi in vasti settori economici e finanziari. Incombe inoltre la «Costituzione temporanea» che la giunta militare intenderebbe imporre al paese di fronte allo stallo nell’Assemblea costituente. Contro questa possibilità  si sono schierate varie forze politiche, molto dipenderà  dal nuovo presidente.

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