La generazione nata dopo le stragi «Una bomba, idea inconcepibile»

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Per arrivare in tempo alle 14,30 si parte da via Togliatti gli studenti romani si sono dati appuntamento alle 7 di sabato a piazzale Aldo Moro, davanti alla sede centrale dell’università  La Sapienza. Per gestire meglio l’evento è intanto nata una mail: roma.26maggiobrindisi@gmail.com. Potete scrivere qui e prenotare, se siete studenti di Roma e vi va di andare a Brindisi in giornata. Ieri all’ora di pranzo, la notizia della manifestazione nella città  della bomba era ancora decisamente poco diffusa tra gli studenti della capitale. Siamo però andati a vedere che aria tira nella centralissima via Giulia, dove ci sono il “mitico” liceo romano Virgilio, e l’omonima scuola media (i video con gli studenti oggi sul sito). «La manifestazione a Brindisi? Sì, ne abbiamo sentito parlare, qualcuno andrà  ma certo organizzarsi su due piedi non è facile», dice Nicolò, rappresentante di istituto. Anche al Virgilio subito dopo l’attentato c’è stata un’assemblea straordinaria: «È un atto gravissimo che non avevamo mai conosciuto, che ci ha lasciato rabbia, dolore e sgomento». Già , perché Nicolò, come gli altri studenti del liceo, per non parlare dei ragazzi delle medie, non conoscono attentati di questo tipo in Italia. Qualcuno ricorda le Torri gemelle degli Stati uniti, ma comunque erano ragazzini. Quelli delle medie erano appena nati. E così nel giorno del ventesimo anniversario della strage di Capaci, si profila chiarissimo il fatto che da vent’anni l’Italia è sostanzialmente in pace. Che questi ragazzi, ed è una fortuna, lo danno per scontato. È una prospettiva inedita per un paese che ha combattuto parecchie guerre. E che ancora ne combatte, fuori dai propri confini. Hai paura? La domanda è rivolta a un ragazzino della scuola media. La risposta è ragionata: «Ma no, a Roma c’è un altro tipo di criminalità ». Cioè? «Mah, più cose di spaccio, traffici di questo tipo». Edoardo, 19 anni, dice di sentirsi «personalmente sicuro», anche di fronte alle notizie inquietanti che arrivano dall’Europa, della possibile uscita della Grecia dall’euro, della crisi economica che galoppa e impoverisce (e indebolisce) il paese: «A me non verrebbe mai in mente che girando per la città  potrebbe succedermi qualcosa. Magari mi sbaglio, ma spero di no». Ieri alla proiezione del film Uomini soli , di Attilio Bolzoni e Paolo Santolini, in un cinema di Roma per le scolaresche, un preside ha sottolineato che molti ragazzi mancavano perché i genitori avevano avuto paura a inviarli a un evento di quel tipo. I genitori, appunto. Che hanno memoria di un paese ferito, offeso, impaurito. Questi ragazzi hanno un immaginario diverso: sono abituati all’offesa dell’opulenza malgestita dei tempi di pace, di chi permette che da un anno non funzioni la biblioteca del Virgilio perché il professore che se ne occupava è andato in pensione. Ma la strategia del terrore è lontana dalla loro testa. E che ci rimanga.


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