La Francia divisa davanti alla tv
PARIGI – Sarkozy supernervoso, Hollande più calmo, si sono scontrati ieri per più di due ore nel dibattito in tv (France 2, Tf1) a quattro giorni dal voto del 6 maggio, con i sondaggi che confermano la previsione di vittoria del candidato socialista. Hollande si è presentato come il futuro presidente della giustizia, ha parlato della necessità della fiducia, ha accusato Sarkozy di aver «diviso» la Francia. Sarkozy ha ribattuto che la sua «fierezza» è di non aver «avuto violenze» nel paese. Per Hollande, questo è il frutto della società , dei «corpi intermediari», tanto vilipesi da Sarkozy. La questione della disoccupazione è stato il primo argomento. Un «record» per Hollande, cifre contestate da Sarkozy, che ha paragonato la Francia all’esempio negativo della Spagna. Hollande ha rispiegato il punto centrale del suo programma: il «contratto di generazione», con sgravi di contributi per l’assunzione di un giovane quando un anziano viene mantenuto come tutor. «Cosa ha fatto da cinque anni?» ha chiesto Hollande, mentre Sarkozy ha brandito l’esempio «tedesco», accusando le Regioni (praticamente tutte governate dal Ps) di non aver agito come dovevano. «È sempre colpa degli altri, mai la vostra», ha commentato Hollande.
Lo scontro tra due visioni opposte della politica e sul futuro del paese si era già trovato in piazza il primo maggio. Sarkozy ha radicalizzato il confronto, organizzando al Trocadéro un meeting tutto politico, in nome della celebrazione del «vero lavoro», in opposizione a quello che la «maggioranza silenziosa» dovrebbe considerare il «falso lavoro»: disoccupati, assistiti di ogni ordine e grado, ma anche pubblico impiego e, forse, persino lavoro protetto dal diritto. Di fronte a un mare di bandiere tricolori, Sarkozy aveva una lente di ingrandimento per vedere «200mila» persone, in una piazza che non ne tiene più di 20mila. Erano in maggioranza pensionati venuti ad ascoltare il presidente uscente, che dopo aver virato a destra tutta per sedurre il voto andato a Marine Le Pen al primo turno, martedì ha alleggerito un po’ il discorso, cercando di contenere la deriva. Un’intervista del ministro della difesa Gérard Longuet a Minute, pubblicazione di estrema destra, ha infatti sollevato una polemica interna: per Longuet, che in gioventù era iscritto al movimento ultrà Occident, Marine Le Pen «è un’interlocutrice» dell’Ump, a differenza del padre Jean-Marie. Sarkozy deve anche difendersi dai sospetti di aver sia concluso un accordo con Gheddafi (centrale nucleare civile in cambio della liberazione delle infermiere bulgare nell’estate del 2007) sia di aver ricevuto una promessa di finanziamento illegale per la campagna del 2007 dal leader libico. Sdegno dei leader dell’Ump, che accusano il sito di inchieste Mediapart, che ha messo online dei documenti compromettenti, di essere un’«officina» al servizio della sinistra.
Il primo maggio c’è stata anche la tradizionale manifestazione del Fronte nazionale in onore di Jeanne d’Arc dove Marine Le Pen ha affermato che domenica 6 voterà scheda bianca. Concetto ribadito ieri nell’incontro alla sala stampa esteri: «Non farò mai alleanze come è stato invece in Italia tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi». Davanti alla folla del suo primo maggio Le Pen ha insisitito sul successo ottenuto al primo turno dall’estrema destra: grazie «al 15-20% che abbiamo preso – ha riassunto – già parlano come noi, con il 30-35% le nostre idee saranno al potere».
Contro queste idee i sindacati hanno sfilato fino alla Bastiglia, con la partecipazione di Ps, Front de Gauche, Europa Ecologia e Npa. A Parigi 250mila persone secondo la Cgt (48mila per la polizia), 750mila nei quasi 300 cortei che si sono svolti in tutta la Francia. «Per la solidarietà internazionale e il progresso sociale»: dietro questo slogan politicamente neutro, la manifestazione ha avuto un tono molto agguerrito contro l’eredità che Sarkozy lascia dopo cinque anni di Eliseo e altri cinque come ministro in vari dicasteri. «È choccante che il presidente abbia cercato di dividere una volta di più», ha commentato la segretaria dei socialisti Martine Aubry, che era nel corteo parigino, a pochi metri di distanza da Jean-Luc Mélenchon del Front de Gauche. Bernard Thibaut, della Cgt, ha invitato a votare Hollande: «È la conseguenza del modo di governare» di Sarkozy, ha spiegato. In testa, accanto a Thibault, c’era Franà§ois Chérèque della Cfdt, che non si è espresso chiaramente sul voto. «Ogni lavoratore è abbastanza grande per sapere per chi deve votare» ha detto, ma ha precisato: «Non è normale che Sarkozy utilizzi questa giornata per stravolgerne il senso, non ha diritto di dividere la gente tra veri e falsi lavoratori».
Related Articles
È un appello a salvare l’Unione bisogna superare i nazionalismi ora è in gioco il Welfare State
È NELL’ORA della sua crisi più grave che l’Unione europea riceve il Nobel per la Pace e, nella motivazione, il comitato del Nobel la elogia «per la trasformazione che ha realizzato dell’Europa, da un continente dove per secoli regnarono le guerre a continente della pace».
Lavrov acclamato a Damasco
Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha compiuto ieri una visita «d’emergenza» nella capitale siriana Damasco per rilanciare una soluzione politica alla crisi in cui il paese è affondato da ormai 11 mesi.
L’ergastolo ostativo vìola i diritti umani: la Corte europea boccia l’Italia
La Corte europea dei diritti umani, accogliendo il ricorso di Marcello Viola (condannato negli anni Novanta per associazione mafiosa), ha sancito che l’ergastolo senza prospettiva di rilascio costituisce un trattamento disumano