La fine del mondo nel 2012? Non ci credevano neanche i Maya
NEW YORK – Un’avventura alla Indiana Jones ha permesso a un gruppo di archeologi dell’università di Boston, guidati da William Saturno, di scoprire in Guatemala il più antico affresco dell’epoca Maya e soprattutto alcuni calendari che smentiscono una volta per tutte la credenza secondo cui il 21 dicembre 2012, secondo i Maya, il mondo sarebbe finito per sempre.
Alimentato dalla cultura New Age, da Hollywwod, da qualche astronomo da strapazzo e persino dagli spot pubblicitari della General Motors, il mito dell’Apocalisse 2012 si basava sulla presunta fine di un calendario di 5125 anni elaborato nell’America centrale molto prima dell’arrivo degli spagnoli. Ma i ritrovamenti a Xultun, una antica città Maya venuta alla luce nel 1915, ma finora mai oggetto di scavi sistematici, hanno consentito non solo di confermare quanto capaci fossero i Maya nel calcolare il tempo ed esplorare a occhi nudi lo spazio, ma soprattutto di individuare un calendario dei movimenti di Marte e Venere che si estende per 7000 anni: cioè molto più in là della data fatidica di fine 2012.
Gli scavi a Xultun sono cominciati due anni fa. Uno studente della Boston University ha visto per caso un cunicolo scavato dai tombaroli per rubare reperti. All’inizio gli archeologi erano scettici: pensavano che tutto sarebbe stato già distrutto dal tempo e l’umidità , dagli insetti e le radici degli alberi tropicali. Ma poi quel cunicolo ha portato a un muro di una costruzione. «E su quel muro – ricorda Saturno con voce emozionata – c’era un affresco in technicolor di un re Maya vestito di blu e coperto di piume e gioielli».
Si tratta del primo affresco Maya trovato in un piccolo edificio invece che in uno spazio aperto. E’ anche il più antico. Accanto al re, si vedono uno scribano e tre figure nere. E di lato, anche intere file di punti e di barre di colore rosso e nero, che erano il modo dei Maya di contare e servivano per i calendari lunari e dei pianeti.
La scoperta di Saturno e dei suoi collaboratori viene descritta dalla rivista Science e nel prossimo numero di National Geographic, la cui organizzazione-madre, la National Society Geographic, sta finanziando una parte degli scavi di Xultun, che dovrebbero durare almeno 20 anni perché interesseranno centinaia di costruzioni su un’area di una quarantina di chilometri quadrati. «Come molte culture antiche – ha spiegato Saturno al Washington Post – i Maya erano in grado di individuare a occhio nudo la traiettoria dei pianeti. Sembra quasi impossibile, ma è così: prima ancora dell’avvento dei telescopi, gli esperti dell’epoca analizzavano i movimenti nel cielo e potevano calcolare esattamente, senza sbagliarsi neanche di un giorno, la lunghezza dell’anno di Marte o di quello di Venere».
Secondo un altro esperto della cultura Maya, Marc Zender della università di Tulane, la scoperta di Xultun è «paragonabile all’ipotetico ritrovamento delle carte di Archimede». Ma sarà anche una amara delusione per migliaia di sostenitori della fine del mondo nel 2012.
Related Articles
L’uomo che salvò la «Resurrezione» Trovati i diari dell’eroe inglese
Disobbedì all’ordine di colpire il paese di Piero della Francesca
Rivoluzione al Museo
“Deve essere la casa degli artisti non più una fabbrica di mostre” Cristiana Collu è appena stata nominata, dal cda presieduto da Bernabè, direttrice del Mart di Rovereto. Ecco le sue idee “Non si possono fare esposizioni che sono semplici traduzioni di cataloghi”
I dolori del giovane Dostoevskij Morte e risurrezione di un genio
L’addio agli studi, gli esordi letterari, la mancata esecuzione di Dostoevskij