La Fao approva diritto alla terra
Focus sulla sovranità alimentare, sui piccoli produttori, sui gruppi più disagiati. Accento sul diritto consuetudinario, in virtù del quale molti di questi gruppi usano la terra anche senza detenere veri titoli di proprietà . Riserve sugli investimenti e sulle acquisizioni su larga scala, «che non devono produrre ulteriore insicurezza alimentare». Un nuovo assetto di diritti è stato definito ieri dall’approvazione delle «linee guida volontarie sull’accesso alla terra» nella sede centrale di Roma della Fao.
Risultato di un negoziato che si è protratto per tre anni e ha visto la partecipazione dei governi, del settore privato, ma anche della società civile, il testo ha un carattere estremamente innovativo, tanto più in un momento in cui la terra è diventata un nuovo asset su cui si stanno spostando miliardi di dollari di investimenti in fuga dal mercato azionario e finanziario. In un mondo in cui l’espressione «land grabbing» è ormai entrata nell’uso comune per definire l’accaparramento di aree coltivabili nel sud del mondo da parte di grandi gruppi, l’approvazione delle linee guida rappresenta un’interessante inversione di tendenza. E in parte anche una presa di coscienza: pur non condannando apertamente le acquisizioni di vaste porzioni di terra in paesi dalla scarsa governance da parte di gruppi stranieri, le linee guida affermano comunque che «gli stati dovrebbero promuovere una serie di modelli di investimento che non risultino nel trasferimento su larga scala di diritti fondiari a investitori e dovrebbero incoraggiare partnership con piccoli proprietari locali»
«Si tratta di un svolta storica», ha sottolineato il direttore generale della Fao, il brasiliano José Graziano Da Silva. «Come ogni svolta è un punto di partenza, non di arrivo». Perché le linee sono appunto volontarie: non hanno meccanismi vincolanti né sanzionatori per quegli stati o soggetti privati che non volessero rispettarle. Sono invece un quadro di riferimento a cui possono rifarsi i singoli governi per implementarle sul terreno. La massiccia partecipazione ai negoziati – condotti nel corso di questi anni nell’ambito del Comitato per la sicurezza alimentare (Cfs) della Fao – costituisce da questo punto di vista un buon avvio: i paesi hanno partecipato attivamente alle trattative, hanno investito forze e risorse, si sono impegnati in prima linea. «Questo processo inclusivo è di buon auspicio per una futura implementazione reale delle linee guida», ha affermato il presidente di turno del Cfs, il nigeriano Yaya Olaniran.
Le linee guida affrontano una vasta gamma di questioni, tra cui il riconoscimento e la protezione dei legittimi diritti fondiari, anche nei sistemi informali. Stabiliscono la restituzione delle terre a quanti sono stati sfollati illegittimamente. Affermano i diritti delle comunità indigene e di gruppi vulnerabili. Definiscono garanzie perché gli investimenti fondiari avvengano in maniera responsabile e trasparente. Prevedono meccanismi di risoluzione delle dispute sui diritti di proprietà e si pongono il problema dell’espansione delle aree urbane verso le campagne.
«La mucca che mastica molto dà il latte migliore», ha scherzato in conferenza stampa Angel Strapazzon, riferendosi al lungo negoziato che ha portato all’approvazione del testo di 40 pagine disponibile ora in sei lingue sul sito della Fao. «Il processo è stato lungo, faticoso e bellissimo. Abbiamo imparato tutti moltissimo». Questo coltivatore argentino e rappresentante di Via Campesina – la sigla che consorzia organizzazioni contadine del mondo intero – ha esaltato l’ottimo risultato raggiunto e ringraziato tutti coloro che hanno preso parte ai lavori, in primis «i governi che ci hanno ascoltato, con i quali abbiamo stabilito una dialettica positiva e abbiamo trovato una posizione comune».
In un comunicato congiunto, 50 organizzazioni non governative si sono rallegrate del «processo adottato per lo sviluppo delle linee guida che ha permesso la partecipazione a tutti i livelli della società civile, e in particolare dei piccoli produttori agricoli». Al contempo, hanno annunciato la loro intenzione di «lavorare perché le linee guida siano implementate in un modo che rafforzi i diritti dei piccoli produttori» e il loro impegno a «usarle come uno strumento per portare avanti le nostre lotte». Un punto di partenza, appunto, per un futuro che resta tutto da scrivere.
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