La difesa di Conte: «Sono onesto lo dice la mia storia»

by Editore | 29 Maggio 2012 7:12

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«Al nulla dovrei rispondere con il nulla». Il 19 maggio, vigilia della prima sconfitta in questa stagione (dopo 42 partite immacolate e lo scudetto della rinascita) Antonio Conte rispondeva così alla bordata di accuse di Filippo Carobbio che emergevano dai verbali del «pentito di pallone». Il 24, sorridente, l’allenatore della Juventus firmava il rinnovo del suo contratto con Madama, accanto ad Andrea Agnelli: scadenza 2015, 3 milioni di euro sul conto (di Conte) che lo rendono il tecnico più pagato della serie A. Era giusto interpretarlo come un chiaro segnale del sostegno al tecnico destinato a finire (almeno) nell’ingranaggio della giustizia sportiva. Ma nessuno si aspettava la perquisizione a cui è stata sottoposta la casa torinese di Conte, accompagnata dall’avviso di garanzia con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Lui era fuori per il weekend con la moglie Elisabetta e la figlia Vittoria. Ad aprire è arrivato il fratello del tecnico, Daniele, che gestisce un bar in centro (One Apple Concept) famoso, si dice, perché Conte, tutto Vinovo e famiglia non l’hanno mai visto.
Sono stati sequestrati il computer (con tutte le tattiche, chissà  se finiscono in mano al nemico) e l’iPhone. Il pc è stato sottoposto a un backup immediato e subito restituito. L’iPhone no. Domanda: ma Conte ha un solo cellulare e quando va via lo lascia a casa? «La sua reazione è stata quella di una persona completamente estranea e fortemente determinata a dimostrare la sua totale estraneità  ai fatti contestati». Così parlò Antonio De Rensis, legale del tecnico, che ha avuto, poco prima di parlare, l’appoggio della società  tramite gli avvocati Luigi Chiappero e Michele Briamonte. Perché è questa la madre di tutte le domande: la Juventus sosterrà  il suo allenatore fino alla morte? Conte, sempre il 19 maggio, qualcosa l’aveva detta: «Quando una squadra torna a vincere le simpatie diciamo che diminuiscono, è inevitabile. Sono da tanti anni nel calcio, sappiamo che c’è il bene e che c’è il male. E che tante situazioni vengono pilotate». Tra gli juventini crescono tensione e sospetto: e cioè che si voglia colpire la Juventus che è tornata competitiva.
In questa lunga giornata, coloro che, tra gli juventini importanti a livello societario, a causa di impegni ufficiali hanno dovuto se non altro incontrare i giornalisti, l’azionista John Elkann (alla festa della Polizia a Torino) e il direttore generale Beppe Marotta (in Lega calcio a Milano), hanno risposto con uno scontato «no comment». Marotta poi l’ha arricchito con un «siamo supersereni». Antonio Conte è rientrato a casa poco prima di mezzogiorno. E in serata, alla domanda che ci siamo posti (e a smentire le voci che già  circolavano su fantasiosi contatti con Capello) è arrivata la risposta, congiunta e inequivocabile, di Agnelli e Conte. Lotta dura, senza paura.
Una rapida conferenza stampa, senza possibilità  di domande e obiezioni, per mettere bene in chiaro — se mai fosse necessario — da che parte sta la Juve. «Io personalmente e la società  siamo al fianco di Antonio Conte e di Leonardo Bonucci» il debutto di Andrea Agnelli. Il resto è la logica conseguenza: «Non posso nascondere che il quadro che si sta delineando sia preoccupante per il mondo del calcio, ma allo stato attuale non mi pare che Antonio Conte faccia parte di questo quadro, il ruolo attribuitogli è insignificante. Conosco Antonio da vent’anni e i suoi valori che sono valori di onestà , integrità  e lealtà  glieli ho visti applicati dall’inizio della sua carriera da calciatore, dall’inizio della sua carriera da allenatore e oggi da allenatore della Juventus». Conclusione: «Antonio è e sarà  il nostro allenatore anche nella prossima stagione. Abbiamo una Champions League da disputare e Antonio sarà  quello che ci guiderà ».
Antonio, come lo chiama ostentatamente Andrea Agnelli, ringrazia. Il sorriso tirato non nasconde la tensione. Un sospiro, poi via: «Ribadisco l’assoluta estraneità  mia e dei miei calciatori. Col Siena ho vinto il campionato con tre giornate di anticipo con grande sacrificio, sudore, lacrime e soddisfazioni, con un gruppo di ragazzi straordinario. È stata un’annata fantastica, niente e nessuno la rovinerà ». Prima pausa. «La mia storia calcistica parla abbastanza chiaro, ho sempre mostrato integrità  morale e onestà , sia da calciatore sia da tecnico». Seconda pausa. «Sono una persona che vuole vincere e che va anche oltre le sue possibilità  per raggiungere la vittoria. Lo si può chiedere ai miei calciatori, ai miei compagni e agli avversari. Ho subito un’aggressione con bastoni davanti a mia moglie e mia figlia di due anni per la mia integrità  e la mia onestà , questo è Antonio Conte». Terza pausa. E qui gli occhi si fanno lucidi e la voce si increspa: «Sono stato indagato per associazione a delinquere, ho subito una perquisizione in casa quando non c’ero, ho letto il provvedimento, ci sono poche parole, e la prima domanda che mi sono posto è: come mai non sono stato chiamato dal pm di Cremona prima di subire una perquisizione e di diventare un indagato? Mi sarei aspettato di essere sentito prima di essere indagato». Detto tutto? Detto tutto. Anzi no: «Buone vacanze, perché le mie saranno buone vacanze». Pm permettendo.

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