La bomba disinnescata e poi riattivata il killer non ha colpito alla cieca

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BRINDISI – Il killer della strage davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, aveva due telecomandi. Uno per attivare l’innesco e far esplodere le tre bombole di gas, l’altro per bloccarlo. E li ha usati entrambi. La mattina di sabato ha attivato una prima volta l’innesco, forse per provare se funzionava. Poi lo ha spento. Quando è arrivato un primo pull-man, partito da Erchie, è rimasto a guardare. Circa trenta studenti hanno sfiorato la morte senza saperlo: sono scesi avviandosi verso l’ingresso della scuola e lui li ha lasciati sfilare.
È stato solo poco dopo – quando davanti all’istituto si è fermato un secondo pullman, quello proveniente da Mesagne – che l’uomo apposto dietro il chiosco davanti alla scuola ha azionato il tasto del telecomando. Erano le 7.42. Melissa e le sue amiche hanno avuto solo il tempo di fare pochi passi: le tre bombole del gas sono esplose investendole con una pioggia di schegge e avvolgendone alcune nelle fiamme.
È l’ultima ricostruzione fatta dagli investigatori, ormai convinti che il killer non abbia colpito alla cieca. «Voleva uccidere proprio le ragazze di Mesagne». Perché? «Ancora non lo sappiamo, stiamo cercando di capirlo» rispondono. Per questo molti genitori degli studenti di Mesagne iscritti all’istituto Morvillo Falcone sono stati sentiti dal gruppo interforze di carabinieri e polizia che mai come prima d’ora stanno collaborando senza rivalità . Tutti concentrati a catturare nel tempo più rapido possibile quell’assassino a cui danno la caccia anche decine di agenti dei servizi segreti inviati dall’Aisi a Brindisi.
Ognuno ha un settore da scandagliare, nessuna pista viene tralasciata anche se quella privilegiata, come testimoniano i numerosi interrogatori di questi giorni, è quella di un uomo esperto di elettrotecnica, in grado di confezionare un ordigno e un sistema di innesco come quelli che hanno provocato la morte di Melissa.
Si cerca un collegamento tra la scuola Morvillo Falcone e il paese di Mesagne. Nelle ultime ore sono stati ascoltati dagli inquirenti quattro tra insegnanti e dipendenti della scuola. E ieri sera è circolata la voce secondo la quale ci sarebbe un nuovo supersospettato, abitante nella provincia di Brindisi. Gli investigatori hanno anche rintracciato e interrogato il re del contrabbando pugliese, Francesco Prudentino, più noto come “Ciccio la busta”, che ha rinunciato ad essere sentito davanti al suo avvocato di fiducia: «Non ne ho bisogno, non ho niente a che vedere con quella bestia. Se avessi la possibilità  di prenderlo lo ammazzerei» ha detto lui alla Gazzetta del Mezzogiorno.
Gli investigatori stanno cercando poi l’eventuale complice dell’uomo che ha schiacciato il pulsante. È stato rintracciato un giovane, un topo d’appartamenti, che nella notte di venerdì scorso era stato captato dalle telecamere mentre cercava di portarsi via il cassonetto dove il killer aveva piazzato le tre bombole di gas. «Poi ci ho rinunciato – ha detto il ladro – e sono andato via». Gli inquirenti hanno anche setacciato tutti i rivenditori di bombole di gas di Brindisi. Ma quelle utilizzate per la strage sono state comprate altrove: gli esperti della scientifica hanno trovato i marchi di fabbrica e nessuna bombola di quel tipo si trova nella città  pugliese.
«Stiamo vagliando tutte le ipotesi» dice il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. Che aggiunge: «Non dobbiamo né possiamo anticipare giudizi. Non sappiamo ancora se si tratta di una mente lucida o di un folle».


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