Jp Morgan, la rivincita di Obama “Essenziali le riforme a Wall Street”
New York – La Casa Bianca interviene sullo scandalo JP Morgan: «Rafforza l’importanza delle riforme a Wall Street, e ancor più l’importanza della loro corretta applicazione». Diventa un caso politico il buco da 2 miliardi di dollari scoperto nel bilancio della più grande banca americana, JP Morgan Chase. Nel giorno stesso in cui saltano le prime teste, con le dimissioni della top manager Ina Drew responsabile per le strategie d’investimento, Obama decide di lanciare l’affondo. Il suo bersaglio è un “nemico storico”: quel chief executive della banca Jamie Dimon che da due anni con i suoi alleati politici e finanziari ha sistematicamente sabotato e svuotato la grande riforma dei mercati. Lo stesso Dimon venerdì scorso nel rivelare la maxi-perdita si era lasciato sfuggire: «Succede in un momento sfortunato, davvero inopportuno». Due volte «inopportuno» per lui, e al contrario molto opportuno per Obama. Dimon aveva guidato la grande riscossa della lobby bancaria per svuotare l’applicazione della legge Dodd-Frank, così chiamata dal nome dei due parlamentari firmatari, e che in realtà è la riforma Obama. Finora l’azione della lobby di Wall Street era stata coronata da successo. Mentre la Dodd-Frank include la Regola Volcker e cioè vieta alle grandi banche di fare speculazione con i propri capitali, in sede di regolamenti attuativi i banchieri hanno strappato l’eccezione: si può speculare se serve come «copertura del rischio». Ed è proprio per «coprire rischi» che la signora Drew aveva avuto carta bianca da Dimon per montare una squadra di trader spregiudicati, tra cui lo Squalo di Londra, Bruno Iksil, fino al disastro finale. Ma c’è anche in parallelo la battaglia politico-elettorale: il candidato repubblicano alla presidenza, Mitt Romney, difende il neoliberismo e accusa Obama di avere indebolito la ripresa economica con il suo «statalismo». Lo scandalo JP Morgan offre una magnifica rivincita a Obama: ecco cosa accade quando si persiste a indebolire l’autorità dei controllori. Lasciati liberi da vincoli e vigilanza, i banchieri hanno ripreso gli stessi vizi che portarono al disastro del 2008.
«La riforma Dodd-Frank – ha detto ieri il portavoce della Casa Bianca Jay Carney – deve impedire che gli errori di Wall Street vengano scaricati sui cittadini americani». Anche se una normativa per quanto severa «non può impedire che i banchieri facciano degli sbagli», deve tuttavia circoscriverne le ricadute sull’economia reale e sulla collettività , ha aggiunto il portavoce del presidente. Ha precisato: «E’ giusto che paghino i banchieri, la banca, gli azionisti, ma non l’americano medio che non ha nulla a che vedere con queste transazioni». E’ proprio questa la logica della Regola Volcker: al di sopra di una certa dimensione le banche rappresentano un «rischio sistemico» e quindi lo Stato è costretto a impedirne il fallimento; proprio per questo il governo ha il diritto-dovere di imporre dei limiti stringenti alla loro attività speculativa. La Casa Bianca ha quindi rivolto i suoi strali contro la destra, Romney in testa, che prosegue nella battaglia contro le regole. «Occorre contrastare – ha detto Carney – gli sforzi dei repubblicani e della lobby di Wall Street per svuotare la riforma». Dopo gli eventi degli ultimi giorni, ha concluso il portavoce della Casa Bianca, «è inaudito che ci sia ancora chi si batte per cancellare le riforme, lasciando che sia Wall Street ad auto-disciplinarsi e a definire le proprie leggi». Il prossimo capitolo della polemica riguarderà il revival dei superstipendi: la dimissionaria Ina Drew aveva guadagnato 31,4 milioni in soli due anni, come «responsabile della gestione rischio» per JP Morgan.
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