In un video il killer di Brindisi cinquant’anni e brizzolato Gli inquirenti hanno il suo dna

by Editore | 21 Maggio 2012 8:59

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BRINDISI – Il film della strage dura poco meno di un minuto. Appena cinquanta secondi. Ma capire molto dell’attentato alla scuola “Falcone Morvillo” di Brindisi. Dell’esplosione che ha provocato la morta di Melissa e ha ferito altre sei ragazze. 
Le immagini – che Repubblica ha potuto visionare – riprese da una telecamera piazzata su un chiosco di fronte la scuola forniscono elementi decisivi. Riprendono alle 7,35 di venerdì mattina un uomo tra i 55 ed i 60 anni, capelli brizzolati, indossa una giacca scura sopra una camicia bianca senza cravatta. Si muove con naturalezza, non si accorge che quella piccola telecamera “antipizzo” piazzata sul tetto di un chiosco che vende panini lo riprende registrando ogni suo movimento. È nascosto dietro lo stesso chiosco, si affaccia sulla strada in attesa dell’arrivo dei pullman degli studenti che provengono dal paese di Mesagne. E, quando alle 7, 38 minuti e 25 secondi i due pullman carichi di ragazzi si fermano davanti l’ingresso della scuola, il killer viene ripreso mentre schiaccia il pulsante che attiva l’innesco che farà  scoppiare le tre bombole di gas. Quei tre ordigni erano già  stati infilati dentro un cassonetto dell’immondizia che lo stesso assassino aveva preparato da qualche parte e trasportato in piena notte davanti alla scuola. Piazzato lì poco dopo il passaggio degli auto-compattatori della nettezza urbana. 
Con il telecomando fa partire un impulso radio come quelli degli allarmi che si utilizzano nelle case. Modello “volumetrico”. Viene attivato ma poi suona solo al passaggio di qualcosa o di una persona. Questa volta, però, il sistema fa esplodere le bombole. E la prima a passare, davanti a quel sensore, appena scesa dal pullman, è Melissa che viene investita e dilaniata da quell’esplosione. Insieme a lei vengono ferite gravemente altre studentesse una delle quali ancora in gravi condizioni. 
A quel punto il filmato è ancora più chiaro. Il killer ha assistito a tutto. Ha visto cosa è accaduto. Ha voluto provocare la strage. Dopo il boato, allora, va via e si allontana dal luogo della strage. Le telecamere lo riprendono ancora. L’assassino ha dunque un volto, l’immagine viene ingrandita ma si sgrana molto perché non è molto nitida. Ma i suoi tratti somatici, la sua altezza, la sua età  sarà  presto ricostruita alla perfezione dagli esperti dello Sco della Polizia e del Ros dei carabinieri. 
Non solo. Gli inquirenti sono anche in possesso del Dna dell’assassino perché sul luogo dove ha premuto il pulsante per far esplodere le bombole di gas, ha lasciato le sue tracce, una decina di sigarette fumate durante le prime ore del mattino in attesa di compiere la strage. Il killer, secondo la ricostruzione dello Sco e del Ros, sarebbe andato sul posto poco dopo le 2,30 di venerdì scorso (è stato visto da due testimoni oculari) ed avrebbe piazzato il cassonetto con le tre bombole sicuro che non sarebbe stato rimosso. L’avrebbe trasportato lì con un furgoncino bianco che è stato ripreso da altre telecamere piazzate su viale Palmiro Togliatti. Poi avrebbe atteso fino all’ora dell’arrivo dei pullman e dell’ingresso a scuola degli studenti. Ma c’è di più, quell’uomo filmato dalle telecamere del chiosco (i filmati sono due) sarebbe in qualche maniera collegato alla scuola “Falcone Morvillo”. Gli investigatori sulla base dei filmati che lo ritraggono e su altri elementi sono sicuri che quel dannato assassino conoscesse bene i luoghi dove ha agito e lo stanno cercando. Hanno infatti acquisito, nell’attiguo liceo scientifico Ettore Majorana che si trova all’interno dell’area dell’istituto “Falcone Morvillo”, gli elenchi di docenti e di dipendenti, anche di alcuni andati da poco in pensione perché si sospetta che il nome dell’assassino possa essere incluso in quell’elenco ed in altri elenchi di nomi recuperati in alberghi della città  ed in altri posti “visitati” dagli investigatori. Al momento, dunque, come afferma il procuratore di Brindisi Marco di Napoli, ad agire sarebbe stato un solo uomo. Ma non si esclude che ci possa essere stata la complicità  di qualcun altro. Un complice, dunque, su cui gli inquirenti non si sbilanciano. Anche se non farebbero comunque parte di organizzazioni criminali come la Sacra Corona Unita. E, aggiunge Di Napoli, l’autore dell’attentato «è uno che conosce l’elettronica, il congegno pur non complesso non è alla portata di tutti: non c’è bisogno di avere grandi esperienze di elettronica ma bisogna saperne». Di parere opposto il capo della Procura distrettuale Lecce Cataldo Motta che dichiara: «Non c’è alcun sospettato e non si può dire con certezza che si tratti di un gesto isolato». Dichiarazioni che si contrappongono e che, se confermate dalle indagini, provocherebbero conflitti di competenza. Se è un gesto isolato ad indagare sarebbe Brindisi, se fosse la criminalità  organizzata, l’indagine passerebbe alla Procura di Lecce. 
Non si sbilancia invece il Procuratore Nazionale Antimafia, Pietro Grasso che precisa alcune affermazioni per evitare polemiche e contrapposizioni: «Con la frase “terrorismo puro” intendevo affermare che, esclusa qualsiasi motivazione personale nei confronti delle vittime, non si può che arrivare alla conclusione che l’attentato di Brindisi abbia avuto un effetto di intimidazione generalizzata, e questo sia che provenga dalla mafia o da un folle isolato o da una organizzazione eversiva».

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