In un anno 500.000 disoccupati in più Istat: il tasso totale sale al 9,8%.
ROMA – Speranza e futuro, chiedeva il mondo del lavoro dal palco del primo maggio. Ieri i dati sulla disoccupazione hanno riportato tutti al presente. Nell’ultimo anno, mezzo milione in più: era dal 1999 che il numero degli italiani senza impiego non cresceva così veloce. A marzo sono arrivati a 2 milioni e 500mila, il 9,8% della popolazione in età lavorativa, e di questo passo la soglia del 10% potrebbe essere già stata superata a fine aprile. Ma c’è un altro record, altrettanto negativo, nelle cifre diffuse dall’Istat. Riguarda i giovani tra i 15 e i 24 anni: a marzo uno su tre, considerati quelli attivi, non aveva impiego. Siamo al livello più alto dal 1992, quando l’Istituto ha introdotto le sue serie statistiche. «Dati attesi, purtroppo», ha spiegato il ministro per le Attività produttive Corrado Passera. Ma numeri che ribadiscono l’urgenza delle misure per la crescita, ieri chiesta a gran voce da sindacati e industriali. E nel confronto con il resto d’Europa confermano le storture del nostro mercato del lavoro, nel quale a soffrire, ancor più che all’estero, sono i giovani.
Il tasso di occupazione, un po’ a sorpresa, tiene. A marzo si è attestato al 57%, in calo dello 0,1% rispetto a febbraio e dello 0,2% su base annua. Per le donne, nel confronto con il 2011, è in lieve crescita, dello 0,1%. Ma sono numeri su cui incidono molto le ultime riforme della previdenza, con i lavoratori che per legge o per necessità decidono di andare in pensione più tardi. Una nota positiva c’è, riguarda gli inattivi, persone che pur prive di impiego hanno smesso di inseguirlo. Negli ultimi mesi 427mila italiani hanno ricominciato la ricerca: il tasso di inattività è sceso così al 36,7%, di 1,1 punti su base annua. Peccato che per molti di loro il solo effetto sia stato passare dal gruppo degli “scoraggiati” a quello dei “disoccupati”. Che solo da febbraio a marzo, registra l’Istat, sono aumentati di 66mila unità .
È comune a tutta Europa il mal di lavoro. Nei Paesi della moneta unica i disoccupati hanno raggiunto a marzo quota 17 milioni 365mila, più 169mila in un mese. Il tasso del 10,9% rappresenta, anche in questo caso, un record storico. E l’emergenza comincia a impensierire anche la locomotiva tedesca, con 19mila posti di lavoro bruciati nel mese. L’Italia non è al livello dei vicini più virtuosi, come Austria (4%) o Germania (5,6%), ma con il suo 9,8% fa comunque meglio della media, lontana dai valori delle pericolanti Spagna (24,1%) e Grecia (21,7%). Ma se invece del dato generale si considera la disoccupazione giovanile, il nostro 36% diventa uno delle peggiori performance del continente, appena dietro a quello del Portogallo (36,1%) e ben sopra la media, del 22,1%.
«Dati drammatici», ha commentato il segretario della Cgil Susanna Camusso. «Si sta creando una miscela esplosiva», le ha fatto eco Raffaele Bonanni, aggiungendo che «il governo dei tecnici non basta più». E l’insofferenza nei confronti delle politiche di rigore dell’esecutivo accomuna i sindacati e le sigle del mondo produttivo. Secondo Confcommercio: «Senza iniziative per la crescita il rischio è che l’economia si avviti». «Non ci possono ancora essere gli effetti delle misure per lo sviluppo», ha risposto il ministro Passera. Intanto al Senato la discussione sulla riforma del lavoro è stata sospesa. Riprenderà solo la prossima settimana, dopo il voto per le amministrative.
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