Il presagio di Mohamad prima della tragedia “Ho troppa paura, voglio restare a casa”

by Editore | 30 Maggio 2012 7:07

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MODENA – Operai, più di quanti ne morirono domenica 20 maggio, e imprenditori che cercavano di risollevarsi. E poi impiegate, pensionati, semplici passanti. La lista delle vittime del nuovo terremoto dell’Emilia arriva a quota 16 e ci sono ancora dei dispersi. I morti di questo nuovo tsunami terrestre sono tutti della provincia di Modena, mentre dopo le scosse di dieci giorni fa i morti si contavano solo in provincia di Ferrara. Il terremoto si è spostato più a Est. Cavezzo, Medolla, Mirandola, San Felice sul Panaro, Concordia, le vittime sono tutte di paesi e cittadine attorno alla statale 12 che porta alla città  capoluogo, ora diventata una via tagliata dalle sirene incessanti di ambulanze e vigili del fuoco.
MAURO MANTOVANI
Il titolare della Aries di Mirandola, 64 anni, aveva un’impresa piccola, con venti dipendenti, ma attiva nel distretto del biomedicale, uno dei più avanzati d’Europa e deteneva alcuni brevetti che gli avevano consentito di superare la crisi di questi anni. È morto travolto dalla fabbrica già  lesionata che aveva creato. «Era un bravo imprenditore e una persona incredibile, con tanti interessi. Tifosissimo dell’Inter, sapeva vivere con la sua famiglia. Grande lavoratore, non era sempre chiuso in azienda. Amava il mare e così aveva pensato di prendere una casa di vacanze in Sardegna». Lo ricorda Guido, che era compagno di scuola del figlio Maurizio, anche lui entrato a lavorare in fabbrica. Mauro Mantovani non si era dato per perso dopo i danni ai suoi capannoni del 20 maggio e per continuare a produrre in un settore che non si può fermare per le forniture agli ospedali, aveva già  trovato un capannone nuovo.
MOHAMAD AZAAR
Marocchino, 36 anni, ma “cittadino italiano”, come precisa subito un suo amico davanti alla Meta di San Felice sul Panaro che gli aveva dato da vivere e sotto la quale è morto. Per ore, davanti alla fabbrica di meccanica di precisione sono sfilati gli amici della moschea e i parenti. Era diventato caporeparto, aveva famiglia a Finale Emilia, con un figlio di otto mesi e uno di cinque che la moglie piangente ha portato con sé tra la folla davanti al cancello della Meta. «Aveva paura, non voleva venire a lavorare, si vedeva benissimo che i capannoni non erano sicuri – protesta il cognato Abderraman Saoui – Su questo cellulare ho ancora le sue chiamate, lui pensava alla sua famiglia e chiedeva di poter stare a casa, ma diceva che era obbligato a lavorare».
KUMAR PAWAN
Aveva trentun anni ed era venuto dal Punjab a trovare fortuna in Italia. Abitava a San Felice sul Panaro da sette anni, insieme alla moglie e a due figli. È morto insieme al compagno di lavoro e di sventura Mohamad Azaar. Davanti ai cancelli della fabbrica si sono radunati anche parecchi indiani, con i loro copricapi colorati. «Si trovava a lavorare sotto il muro più vicino, quello che è crollato del tutto. C’erano anche molti scaffali su quel muro e lui è rimasto lì sotto», dice il cugino Chander Subhash. 
GIANNI BIGNARDI
Ingegnere, è morto anche lui alla Meta, sotto una trave di una fabbrica che non era la sua, ma che era venuto a controllare per concedere l’agibilità , mentre gli operai – ma non tutti – continuavano a lavorare. Era di Mirandola, «un appassionato di fotografia e si era spinto a salire sui campanili delle chiese di Mirandola, che adesso sono tutti crollati, per scoprire delle immagini inedite. Le avevamo pubblicate sul giornale del Comune, l’Indicatore mirandolese», racconta l’addetto stampa del Comune.
EDDY BORGHI
Da qualche settimana c’era poco lavoro, per la sua impresa artigiana di pavimentazioni e aveva accettato di buon grado di andare a riparare il cartongesso devastato alla Bbg di San Giacomo di Mirandola, che sta per Bernini, Busoli, Grilli. «No, non posso credere che Eddy sia morto – piange un amico fuori della fabbrica di componentistica per conto terzi – Aveva 38 anni, ma era un ragazzo, sempre al centro degli scherzi, con i suoi capelli lunghi e il suo spirito». Lo ricordano come giocatore di calcio nella squadra amatori, il classico amico da compagnia nelle serate al bar del paese. 
ENEA GRILLI
Contitolare della Bbg, 64 anni, tre figli. Lo ricorda con parole appassionate un socio sopravvissuto, Ivan Busoli, che era in fabbrica e ha «sentito la morte spingermi alle spalle»: «Avevamo 15 anni quando abbiamo cominciato a lavorare insieme. Abbiamo osato insieme: la nostra avventura dopo dieci anni da dipendenti si è trasformata nell’imprenditoria. Qui ci sono 40 anni di lavoro, ma non sarà  la fine, riprenderemo anche in nome di Enea».
VINCENZO IACONO
Aveva 37 anni e da sempre lavorava alla Bbg. Lo ricorda Ivan Busoli: «Era un ragazzo splendido. Era venuto da Napoli con il treno, la valigia in mano e aveva bussato alla porta dell’azienda per chiedere di lavorare. Ci è piaciuto, gli abbiamo dato fiducia. Ora era il padrone della sua macchina a controllo numerico».
IVA CONTINI
Cinquantasei anni, è morta fuggendo dal capannone del magazzino di vernici Oece, nella zona artigianale di Cavezzo, dove stava lavorando. Nell’ufficio al piano di sopra sventrato, si vede sulla parete rimasta su una grande immagine di Gesù. Un addetto dell’azienda che viene a vedere i danni non vuol parlare, ma indica un paio di ballerine sopra il tetto di una macchina. «Quelle erano le sue scarpe». Una è rotta sul tallone. Con quelle ha cercato di fuggire senza riuscirvi.
DANIELA SALVIOLI
A 42 anni, è morta in un mobilificio sulla stessa via e a cento metri di distanza dalla Oece. Il mobilificio si chiama Douglas Mantovani, che il suocero della vittima, anche se è già  in pensione e l’azienda è stata rilevata dal figlio Emanuele. Era al lavoro come sempre nell’amministrazione dell’azienda, dietro fatture e preventivi. 
SERGIO COBELLINI
È stato colto dal terremoto per strada, nel centro di un altro paese devastato, dove non è rimasta in piedi nemmeno la caserma dei carabinieri, Concordia. Aveva 68 anni e due figli, pensionato della Landini Trattori di Fabbrico. La sua compagna russa, con la quale viveva da anni, Nina, si dispera sotto un albero, sfollata nel giardino accanto al condominio deserto: «Era uscito dicendo di andare al bar, me lo hanno riportato morto. Era un uomo semplice, l’unica passione che aveva era andare a pescare d’estate».
ENZO BORGHI
Ottantenne, era stato sfollato con la moglie dal 20 maggio nel campo della Protezione civile di Cavezzo, dove la sua casa era lesionata. Ieri mattina è andato nella vecchia casa di campagna, anch’essa danneggiata vicino alla quale curava un orticello. Era entrato in casa proprio quando è venuta la scossa più forte. 
PAOLO SICLARI
Tutti morti nel crollo della Haemotronic di Medolla. Siclari è stato il primo ad essere recuperato dalle gru dei vigili del fuoco. Con lui, sono dispersi altri tre operai, due soli dei quali erano stati già  individuati a tarda sera.
HOU HONGLI
Un cinese è l’ultima vittima il cui nome è stato diffuso in serata dalla Protezione civile.

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