Il governo: benzina meno cara di 5 centesimi

by Editore | 9 Maggio 2012 5:03

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ROMA – Fino a 5 centesimi di euro in meno al litro nelle prossime ore. Sulla carta l’incontro di ieri tra petrolieri e ministero dello Sviluppo dovrebbe aver sbloccato l’anomalia tutta italiana della “lenta” discesa dei prezzi al dettaglio dei carburanti che negli ultimi giorni non hanno ancora mostrato quel forte calo registrato sia sul mercato del petrolio, sia su quello dei prodotti raffinati. «Il governo – ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, al termine del tavolo – si aspetta una immediata riduzione dei prezzi del carburante di almeno 4-5 centesimi al litro, oltre alla riduzione di 2 centesimi già  avvenuta».
Le compagnie avrebbero quindi accettato di rimettere mano ai listini, riportando il differenziale tra i prezzi industriali nazionali (al netto delle tasse) e quelli europei, ad un livello quanto meno sopportabile per i consumatori. Resta invece sullo sfondo la possibilità  di sterilizzare l’effetto moltiplicatore dell’Iva sui carburanti. In una fase di calo dei prodotti raffinati, spiegano fonti del Mise, un intervento di questo tipo non farebbe altro che rallentare la discesa annullando gli effetti positivi della sterilizzazione. 
Ma basta fare un giro tra gli impianti per accorgersi che i prezzi sono fermi al palo, a volte ben oltre i minimi consigliati dalle compagnie. Come nel caso di Eni che avrebbe già  tagliato di 4,5 centesimi di euro i prezzi consigliati ai gestori e che si appresterebbe a ulteriori riduzioni. Nonostante questo annuncio positivo per gli automobilisti, secondo le analisi di Staffetta quotidiana e quotidianoenergia. it il prezzo medio praticato della benzina in modalità  servito resta alto. Va, in teoria, dall’1,860 euro al litro di Eni all’1,879 della Shell mentre gli impianti no-logo sono ormai una spina nel fianco delle compagnie tradizionali e offrono prezzi per la verde ben al di sotto di quota 1,8 al litro (in media 1,744). Anche sul gasolio i margini restano abbondanti: si va da 1,754 del Cane a sei zampe fino a 1,767 di Ip, mentre le no-logo, pure in questo caso, mostrano prezzi imbattibili con medie di 1,617 euro al litro. 
I listini dei marchi più noti mostrano quindi dei margini che non trovano riscontro nei prezzi fissati dal Platt’s e restano ben al di sopra della media europea. In particolare, se si guarda ai dati che provengono dagli altri Paesi dell’Unione e pubblicati dal ministero dello Sviluppo, non si può non notare il vero e proprio boom del prezzo industriale italiano rispetto al resto del Continente: il differenziale tra i costi della benzina venduta in Italia e la media di quella europea, al netto delle imposte, è triplicato in quattro mesi, passando dai 2,3 centesimi di euro di gennaio, ai 6,5 di fine aprile. Così come è raddoppiato lo stacco per il diesel, che nei primi quattro mesi del 2012 è salito rispetto alla media Ue, dai 2,5 centesimi ai 5 del 30 aprile scorso. 
Queste rilevazioni, elaborate dall’Osservatorio prezzi e tariffe del ministero dello Sviluppo economico, oltre ai dati diffusi negli scorsi giorni dalla Commissione europea, dimostrano quindi che al netto della componente fiscale, i prezzi dei carburanti alla pompa in Italia sono superiori, e di molto ai livelli medi praticati nel resto d’Europa. 
Un’altra prova arriva dai consumatori dell’Adoc. Con un costo medio di 1,87 euro al litro, dicono, «l’Italia è il paese più caro d’Europa dove mettere benzina». Per un pieno si spenderebbe, in media, «il 13% in più». E un anno di rifornimenti, secondo l’associazione, «costa in media 3.366 euro ad un italiano, il 13% in più della media europea, con un aggravio di spesa pari a circa 380 euro annui». Da noi si spende così «il 12,6% in più che in Francia, l’8% in più che in Germania, il 18% in più della Svizzera e quasi il 25% in più che in Spagna». Un pieno oggi costa 93,5 euro in Italia, contro gli 83 euro della media continentale.

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