Il canale di YouTube per i diritti umani

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Giovedì 24 maggio, durante una conferenza sponsorizzata da Google e intitolata “Internet at Liberty 2012″, i responsabili di YouTube (che è stata acquistata da Google nel 2006) hanno annunciato il lancio di un nuovo canale tematico dedicato ai diritti umani. Il canale si chiama The Human Rights Channel ed è già  visibile online in una versione beta.

Il canale ospiterà  filmati e testimonianze da ogni parte del mondo e su ogni argomento che riguarda i diritti umani: dai casi di violenza perpetrati dalla polizia o dalle forze armate in zone interessate da guerre civili, fino ai casi di discriminazione, sia essa politica, sociale, razziale o sessuale.

(Perché un video diventa virale)

Gli obbiettivi dichiarati del nuovo canale sono due. Da una parte, offrire spazio e visibilità  alle testimonianze video che vengono prodotte in tutto il mondo per denunciare le violazioni dei diritti umani, testimonianze che stanno aumentando moltissimo negli ultimi mesi. Dall’altra, con l’aiuto di alcune associazioni che operano nel campo, fornire qualche informazione sul contesto e sull’affidabilità  dei materiali che arrivano da zone molto diverse del mondo.

Secondo quanto afferma YouTube nel suo comunicato, nell’ultimo anno la produzione video nei settori dell’attivismo e dei diritti umani è molto aumentata, soprattutto nelle zone che sono state interessate dalla cosiddetta “primavera araba”. In Egitto, per esempio, durante il periodo più intenso delle proteste di piazza Tahrir, sarebbero stati caricati su YouTube 100mila filmati, segnando un aumento del 70 per cento rispetto al normale flusso dei tre mesi precedenti.

(I 10 video di YouTube più visti del 2011)

Questo progetto è realizzato da YouTube con due associazioni che lavorano nel settore dell’informazione e dei diritti umani: la prima è Witness, un’organizzazione no profit statunitense che si occupa dell’uso di video per la difesa dei diritti umani e che avrà  il compito di contestualizzare i video pubblicati sul canale, mentre l’altro è Storyful, una rete di giornalisti e blogger indipendenti che si occuperà  della verifica delle fonti e del controllo della qualità .


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