I VOLTI DI CINA E CUBA RIVOLUZIONI ALLO SPECCHIO

by Editore | 14 Maggio 2012 6:00

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Nell’estate del 2011 una fotografa di 23 anni viaggia con passo leggero attraverso la Cina e Cuba. È nata trent’anni dopo la rivoluzione cubana, quaranta dopo la rivoluzione cinese. La notizia è che la fotografa è molto giovane, ma le rivoluzioni sono molto invecchiate.
Neige ha fatto dunque i suoi viaggi “senza pregiudizi”. Ha fotografato le persone e i posti che incontrava. Non aveva pensato di mettere a confronto i ritratti cinesi con quelli cubani. Delle somiglianze si è accorta soprattutto al ritorno. Per esempio, quando nel primo piano delle immagini di Mao e del Che è comparso un leone di pietra, stilizzato e truce il leone cinese, pacioso il leone cubano. I leoni guardiani di Pechino vanno di norma in coppie, lei tiene la zampa sul cucciolo, lui sulla sfera. Quello dell’Avana è solo, maschio, di stampo europeo, e tiene anche lui la zampa sulla sfera. Dietro quello cinese, il ritratto di Mao sul sontuoso ingresso della Città  purpurea proibita è affiancato da due larghe scritte rosse e oro, che recitano: “Lunga vita alla Repubblica Popolare Cinese” e “Lunga vita alla grande unità  dei popoli del mondo”. Dietro il leone cubano tetti e facciate scalcagnate di costruzioni reggono la faccia del Che e la scritta che dice: TU EJEMPLO TUS IDEAS PERDURAN. Una Y dev’essere caduta. 
Pagina dietro pagina, guardando persone e animali, piante, panni stesi fili della luce e mercanzie, chi abbia pregiudizi, cioè si ricordi, se non altro per ragioni di età , da dove vengono quei due paesi, si chiederà  se le immagini fanno sentire una rivoluzione avvenuta, o ne aspettino un’altra a venire, oppure siano indifferenti all’una e all’altra. Hanno per lo più un’aria antica, e questo dev’essere invece il segno di una predilezione della viaggiatrice, che non ha guardato tanto a com’è cambiato il mondo, ma a com’è ancora un momento prima di cambiare.
Le pagine accostano le immagini e le contrappongono. Vanno avanti e indietro lungo la differenza e la somiglianza. Cuba e Cina sono agli antipodi, in due continenti diversi, con popoli diversi. Però fecero tutte e due una rivoluzione famosa. La rivoluzione dell’una fu un esempio di metodo, dell’altra un esempio di irregolarità . Finirono ambedue per trasformare la rivoluzione in una dinastia, famigliare o burocratica. Ma niente è più lontano del Mao in cornice dorata dall’icona pop del Che. Teorizzarono ambedue la guerra di guerriglia, ma gli uni erano neri di barbe e gli altri glabri come specchi. Offrirono un modello concorrente ai rivoluzionari del Terzo mondo. Poi gli uni restavano poveri poveri, gli altri diventavano ricchi ricchi. Ora, in anni veloci che segnano per ambedue una soglia fatidica – sono cambiate, una più una meno, ma soprattutto stanno per cambiare ancora più velocemente – uno scorre le pagine a fronte e pensa: Guarda come sono diversi! Guarda come si somigliano! E poi, se non è scemo, pensa: Guarda come siamo diversi! Guarda come ci assomigliamo! 
Seguiamo strade tortuose e anche sanguinose, andiamo avanti e torniamo indietro, siamo lontani dagli uni e dagli altri e andiamo in vacanza dagli uni e dagli altri e uni e altri vengono in vacanza da noi, e alla fine ci assomigliamo perché siamo così diversi, e siamo diversi perché ci assomigliamo. Sbarazzarci delle differenze inconciliabili e intollerate, quelle per cui non ci si capisce e ci si disprezza e ci si fa guerra, vorrebbe dire imparare a felicitarsi della somiglianza; e, rallegratici della somiglianza, imparare a incuriosirci e rallegrarci e arricchirci delle piccole differenze, quelle per le quali non si fanno guerre e nemmeno risse stradali, ma feste reciproche, un giorno a casa tua, un altro giorno a casa mia, e un altro giorno ancora tutti insieme da un’altra parte, a Riccione, a Guantà¡namo, a Macao, a prezzi stracciati.

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