by Editore | 8 Maggio 2012 8:11
PARIGI – Smarcarsi in tutto da Nicolas Sarkozy, far vedere subito che lo stile è cambiato: il 7 maggio 2007, all’indomani della sua elezione, il presidente uscente andò in vacanza sullo yacht di Vincent Bolloré. Ieri, Franà§ois Hollande è andato al suo quartier generale per lavorare e parlare al telefono con i leader di tutto il mondo: oltre a Monti, venerdì sera, ha sentito anche Giorgio Napolitano, che ha anche inviato un messaggio al neo-eletto in cui ha auspicato «iniziative per la crescita» e un incontro. Se il paese voleva un simbolo, l’ha avuto: la normalità contro il bling-bling del 2007.
Dietro i simboli, tuttavia, si nasconde anche la necessità : il neo-eletto deve formare la sua squadra all’Eliseo, scegliere il primo ministro, ripartire i dicasteri, accontentare vecchi e nuovi leader, offrire di sé e del nuovo esecutivo un’immagine in sintonia con i temi e i discorsi della campagna. E il tempo a disposizione non è molto: il passaggio dei poteri all’Eliseo avverrà il 15 maggio. Ma già oggi Hollande farà la sua prima uscita ufficiale: invitato da Sarkozy, sarà all’Arco di Trionfo per celebrare l’8 maggio 1945, cioè la fine della Seconda guerra mondiale in Europa.
Il problema più delicato sarà la formazione del nuovo governo. Subito dopo l’insediamento di Hollande, Franà§ois Fillon rassegnerà le dimissioni e nel giro di ventiquattr’ore sarà formato il nuovo esecutivo, che dovrà guidare i socialisti alla battaglia delle politiche del 10-17 giugno. Il primo ministro, molto probabilmente, sarà Jean-Marc Ayrault, sindaco di Nantes e capogruppo dei deputati Ps da ben quindici anni. È un vecchio complice del neo-eletto ed ha sicuramente un difetto, quello di non essere mai stato al governo, proprio come Hollande. Ma conosce il parlamento come le sue tasche, parla tedesco e conosce bene la Germania. L’eventuale alternativa sarebbe una donna di grande esperienza come Martine Aubry. Ha annunciato di voler lasciare la guida del partito e a lei un posto andrà trovato, ma con Hollande i rapporti sono sempre stati pessimi.
Molto delicato sarà trovare un equilibrio all’interno della compagine governativa: ci vorranno persone che hanno esperienza, giovani da mettere alla prova, donne da lanciare (Hollande ha promesso la parità ), baroni da accontentare. Laurent Fabius, primo ministro nel 1984 con Mitterrand, aspira agli Esteri, ma fu il leader del “no” alla Costituzione europea e il suo arrivo alla guida della diplomazia potrebbe suscitare perplessità in Europa. A quell’incarico mira anche Pierre Moscovici, direttore della campagna hollandiana. Alle Finanze potrebbe andare un uomo di esperienza e un amico, Michel Sapin. Manuel Valls, uomo chiave della campagna elettorale, dovrebbe rilevare il portafoglio degli Interni, Vincent Peillon l’Educazione nazionale.
Tra i giovani potrebbero emergere molte donne: Najat Vallaud – Belkacem, Delphine Batho, Aurélie Filippetti, Marisol Touraine hanno svolto ruoli di primo piano in campagna e potrebbero entrare al governo. Resterà fuori, invece, Ségolène Royal, cui si attribuisce l’ambizione di presiedere l’Assemblea nazionale. Il personale non manca. Si tratta di dosare, di trovare il giusto mix, di non sbagliarsi sulle capacità degli uni e degli altri. Hollande sa che la sua vittoria è dovuta in gran parte al rifiuto di Sarkozy e che il forte aumento delle schede bianche e nulle (più di 2 milioni) è un altro sintomo della diffidenza verso il mondo politico.
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