Genova, tre piste

by Editore | 10 Maggio 2012 10:22

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Nelle indagini sulla gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo nucleare Roberto Adinolfi, avvenuta lunedì mattina in via Montello, si stanno valutando tre piste: vetero-brigatista, anarco-insurrezionalista e quella commerciale, legata agli interessi dell’azienda nell’Est europeo, riferisce nell’informativa alla camera la ministra dell’interno Annamaria Cancellieri, che a Genova è stata prefetto dal 2008 al 2009. 
In città  è un giorno di tensione: si rincorrono allarmi bomba, vista la presenza del direttore di Equitalia Attilio Befera, scatta l’isteria per una valigetta sospetta davanti alla sede di Confindustria mentre dal web spuntano due messaggi inquietanti. Su Indymedia Piemonte c’è un post bollato dai carabinieri come «documento di appoggio e solidarietà , non la rivendicazione attesa». Nel messaggio, che porta la data di lunedì 7 maggio ore 18 (l’attentato è avvenuto alle 8,15 dello stesso giorno) ed è firmato (n) Gap, si fa riferimento anche alla sparatoria contro il leader dell’Udc torinese Alberto Musy del marzo scorso. «Oggi 7 maggio 2012, un altro infame rappresentante del capitalismo è stato gambizzato a Genova! – si legge nel documento – La violenza che un pugno di parassiti perpetua contro la classe operaia e le masse popolari inizia a riversarsi contro chi di questa violenza ne ha fatto la sua arma di difesa e di controrivoluzione preventiva». Anche se chiunque può aver postato parole simili, nel tardo pomeriggio il capo della Procura genovese Michele Di Lecce ha confermato, in una conferenza stampa, che «sono in corso delle verifiche», poi ha aggiunto «evidentemente è un tema delicato». Comunque, dicono gli inquirenti, non è certo questa la rivendicazione attesa, quella «vera» potrebbe arrivare anche per posta, anche tra un paio di settimane. Di altro avviso un certo «compagno Tokarev» che ha postato un messaggio l’8 maggio alle 23,55, questa volta su Indymedia Svizzera. Esordendo con «non abbiamo lacrime per Adinolfi e come potremmo averle. Ansaldo è da tempo il braccio nucleare di Finmeccanica: imprese di guerra e di devastazione dei territori, multinazionali dell’unico vero terrorismo», continua con «non c’è bisogno di nessuna rivendicazione per comprendere la natura di un gesto per nulla spettrale e anacronistico».
Così, in mancanza di una rivendicazione in stile vecchie Br, la ministra degli interni ribadisce che, oltre alle due piste terroristiche suffragate l’una, quella vetero-brigatista, dalla modalità  e dall’arma, l’altra ricollegabile con le lotte contro il nucleare e il fatto che Adinolfi era citato in un volantino del 2009, si segue un terzo filone legato ai recenti business di Ansaldo che si è lanciata sui mercati esteri ottenendo delle commesse per la costruzione di centrali nucleari in Romania e in Russia. L’utilizzo di un’arma frequente nell’Europa dell’est come la Tokarev confermerebbe questa pista: «Il bossolo calibro 7,62 con scritte in cirillico è riconducibile solo a una pistola semiautomatica marca Tokarev – ha detto Cancellieri alla camera – L’arma potrebbe condurre sia all’area marxista-leninista che a un attentato legato alla costruzione di nuove centrali nucleari in Russia e Romania, quindi alla pista commerciale». 
In attesa che si trovi il bandolo della matassa, la procura ha deciso di vederci più chiaro sulla dinamica dell’unico colpo sparato contro Adinolfi, da dietro, verso il ginocchio, dal basso verso l’alto. E così ieri ha affidato una perizia medico legale al dottor Marco Salvi, «per la ricostruzione e l’individuazione esatta delle lesioni riportate da Adinolfi», spiega Di Lecce «sembrerebbe un colpo non casuale, che non abbia colpito quella zona per caso, ma sia rimasto intenzionalmente in quell’area. Sembrerebbe quasi diretto a non colpire per esempio il ginocchio o l’arteria femorale». Insomma, l’attentatore voleva davvero gambizzare Adinolfi o solo lanciare un avvertimento? 
Intanto Genova combatte con i suoi fantasmi. Due telefonate anonime per allarmi bomba ieri hanno fatto sgomberare altrettante sedi di Equitalia, non distanti al Tribunale, ma per i magistrati sono «riconducibili al movimento di protesta più generalizzato». Mentre Forza Nuova ha rivendicato alcuni manichini di impiccati appesi poche ore prima davanti alla sede degli uffici della società  pubblica per la riscossione delle tasse di Imperia.

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