Gabrielli e la fabbrica «Appena costruita, non doveva crollare»
SANT’AGOSTINO (Ferrara) — Quasi cinquemila sfollati, costretti a lasciare le loro case mentre chi ha scelto di rimanere deve fare i conti con il rischio degli sciacalli.
Il questore di Ferrara, Luigi Mauriello, l’ha spiegato così: «Andavano di casa in casa a citofonare e avvertire di non rientrare e lasciare tutto prevedendo ulteriori potenti scosse, cosa ovviamente impossibile».
Poi ci sono i predoni delle opere d’arte, perché le chiese, i palazzi e le torri danneggiate dal terremoto di domenica che ha colpito l’Emilia sono molte e molto esposte, come ricordano i carabinieri in borghese del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale.
Il tutto mentre la terra non dà tregua. Dalla mezzanotte di ieri sono state registrate altre 190 scosse, con un forte sussulto alle 18.17 che ha toccato magnitudo 4.1 colpendo nuovamente la stessa zona, dall’epicentro di Finale a Bondeno a Sant’Agostino fino a Ferrara. Nel frattempo l’esercito della solidarietà ha messo a disposizione anche strutture private, oltre a quelle di prima accoglienza dove hanno dormito in 3.360 nel Modenese e 1.288 nel Ferrarese. Ci sono albergatori, come Filippo Donati dell’Hotel Diana di Ravenna, che ha aperto le porte della sua struttura in modo gratuito: «I posti che avevamo messo a disposizione, una trentina, sono andati esauriti. E, soprattutto, si sono aggiunti altri privati. Il portafogli è in difficoltà , ma il cuore batte, siamo un bel Paese». Oltre ai 731 «arruolati» dalla protezione civile dell’Emilia Romagna, sono arrivate squadre da Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche, Toscana, Umbria, dalla provincia autonoma di Trento, oltre ai volontari dell’Anpas, l’Associazione nazionale pubblica assistenza, e agli alpini in congedo.
Pronto intervento
Considerata l’inagibilità degli ospedali di Finale Emilia e Mirandola, in quest’ultimo paese del Modenese hanno attivato un servizio medico di pronto intervento. Secondo l’Asl i feriti ricoverati che hanno subito traumi per il sisma sono attualmente 47, mentre molti pazienti sono stati trasferiti dai reparti del Sant’Anna di Ferrara all’ospedale di Cona, più nuovo e meno a rischio.
Infine la polemica sui fabbricati industriali crollati. È stata innescata dal capo della Protezione civile, Franco Gabrielli: «Che nel 2012 crollino coperture di capannoni costruiti negli anni 2000 deve fare riflettere più di tante altre cose». Nessun riferimento specifico ma nel mirino ci sono naturalmente i capannoni della Ceramiche Sant’Agostino, dove hanno perso la vita Nicola Cavicchi e Leonardo Ansaloni, crollato come un castello di carte; quello della Tecopress che ha schiacciato Gerardo Cesaro e quello della Ursa di Bondeno dove ha perso la vita il giovane marocchino Naouch Tarik. Come atto dovuto la Procura di Ferrara ha aperto un’inchiesta finalizzata a verificare se siano state rispettate le norme antisismiche. Per questa ragione i carabinieri hanno disposto il sequestro delle aree aziendali interessate dai crolli.
I capannoni
La polemica è però stata in parte smorzata dal responsabile della Protezione civile regionale, Demetrio Egidi: «Una scossa di questa intensità non era mai stata registrata in quest’area negli ultimi 700 anni. I capannoni sono stati costruiti dunque con criteri meno stringenti di altre aree. Certo, forse ci volevano più tutele, ma se io progetto per un 4.5 di magnitudo, che è tanto, e poi mi ritrovo un 6.0 devo fare i conti con una potenza 500 volte più forte che può diventare devastante».
Sono decine le fabbriche chiuse, con l’inevitabile ripercussione sull’economia locale e sul lavoro. Una ricognizione è in corso con gli esperti dei Comuni degli industriali di Modena e Ferrara.
«Stiamo definendo alcuni accordi per ottenere la sospensione di alcuni pagamenti, per gli ammortizzatori sociali e per spuntare il credito agevolato. Possibilità di contributi statali, invece, non ne vedo».
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