G8, passa la linea Hollande-Monti “Ora l’imperativo è creare lavoro”

by Editore | 20 Maggio 2012 12:12

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CHICAGO – «L’imperativo è creare crescita e occupazione», scrivono i Grandi del mondo nel comunicato che chiude il vertice del G8, dedicato alla crisi dell’euro e ai suoi contraccolpi. «Saranno intrapresi tutti i passi necessari per rafforzare le nostre economie e combattere le tensioni finanziarie», promettono, lanciando così un segnale ai mercati. La ripresa mostra «segni promettenti» ma «persistono significativi ostacoli da superare». Per uscire dal tunnel «servono riforme e investimenti appropriati in istruzione e infrastrutture anche con i privati». Eurolandia deve essere «forte e unita»: «E’ nostro interesse che la Grecia resti nell’eurozona e rispetti i suoi impegni». 
È l’obiettivo di Obama, è la linea Hollande-Monti. Oggi i Grandi saranno di nuovo insieme, a Chicago, per il vertice Nato. Ma soprattutto, si rivedranno a stretto giro di posta i soli leader Ue per una trilaterale ad hoc sui guai dell’euro tra il premier italiano, il neopresidente francese e il cancelliere tedesco Angela Merkel: appuntamento a Roma a giugno, prima del Consiglio Ue. Servirà  a tradurre in misure concrete quelle che, al momento, sono solo «piste ben individuate», come le chiama il presidente del consiglio. Ovvero: il rafforzamento del capitale della Bei, i project bond e la loro evoluzione verso gli eurobond, il sostegno finanziario alle reti transfrontaliere Ue. Il presidente Usa, preoccupato che le tensioni di Eurolandia finiscano per mettere a repentaglio anche la già  fragile ripresa americana, svolge in questa delicata partita una funzione che Monti definisce «maieutica e di stimolo». La stessa Casa Bianca vede nella presenza del professore e nell’arrivo di Hollande sul palcoscenico internazionale un’opportunità  per «un approccio comune» su come affrontare la crisi. Nessuna citazione per la Merkel, non a caso. 
Al di là  del comunicato, aiutano a capire la portata della posta in gioco anche le frasi dei vari leader, captate dalle tv a circuito chiuso mentre mostrano gli Otto che discutono intorno ad un piccolo tavolo, si fanno la foto di famiglia nel giardino di Camp David, senza giacca né cravatta (tranne Hollande), tengono bilaterali in palestra, sui tapis roulant (Obama e Cameron), fanno trovare al giapponese Noda una torta al cioccolato per il suo compleanno. Atmosfera “da caminetto”, come dice Monti. Ecco allora Obama, in maniche di camicia, confessare che per risolvere la crisi di Eurolandia «c’è ancora molto da fare». Ecco anche la Merkel, stretta in una giacca lilla, ribadire che sì, certo, «tutti vogliamo che la Grecia resti nell’Eurozona», ma Atene deve rispettare i suoi obblighi. E comunque, sia chiaro: «Senza solidità  finanziaria non possiamo avere crescita perché consolidamento e crescita sono due facce della stessa medaglia». Hollande, l’unico in abito scuro, conferma: «Questi obiettivi vanno perseguiti contemporaneamente». 
Comunque, le “piste concrete” ci sono. Il pressing sulla Merkel s’intensifica. Secondo fonti tedesche la signora si starebbe convincendo che il benessere dell’economia del suo paese dipende anche dallo stato di salute del resto d’Europa, visto che gran parte dell’export va appunto nella Ue. C’è anche una curiosità : nonostante le smentite di Berlino, i giornalisti tedeschi continuano a scrivere che davvero la Merkel avrebbe chiesto alla Grecia di indire un referendum sull’euro, da effettuarsi in coincidenza delle elezioni.

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