Fucile, pistole e un ostaggio Si arrende dopo sei ore

by Editore | 4 Maggio 2012 8:27

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ROMANO DI LOMBARDIA (Bergamo) — È già  buio quando il rombo degli elicotteri blu che decollano dal campo sportivo per tornare alla base segna la fine dell’incubo. Ostaggio libero, sequestratore in manette. È finito bene il lungo pomeriggio di paura all’Agenzia delle entrate di Romano di Lombardia, paese di quasi ventimila abitanti nella Bassa Bergamasca, dove un ex imprenditore di Covo, Luigi Martinelli, 54 anni, fa irruzione negli uffici armato con un fucile a pompa, due pistole e un borsone pieno di munizioni, tenendo in ostaggio per oltre sei ore un impiegato dell’agenzia, esasperato per le tasse da pagare e per la sua difficile situazione economica. È stato il brigadiere del paese, Roberto Lorini, poi affiancato da un esperto dei Gis, il Gruppo intervento speciale, a convincerlo ad arrendersi dopo una lunga trattativa durante la quale l’imprenditore ha più volte minacciato di uccidersi.
Lo sparo 
Martinelli entra verso le tre nella sede dell’agenzia, in una piazza nella parte nuova del paese, adiacente agli impianti sportivi, con un grande parcheggio al centro. Non si sa che cosa sia passato nella sua mente, di lui gli inquirenti non hanno voluto dire nulla. In quel momento negli uffici c’erano quindici persone tra impiegati e dipendenti. Ha detto che non voleva fare del male nessuno, che la sua era solo un’azione dimostrativa, che voleva parlare con i giornalisti per far conoscere la sua storia e invita tutti a sedersi e stare calmi. Poi, per far vedere che fa sul serio, spara un colpo di fucile al soffitto. È il panico. Nove persone riescono a fuggire, alcune dall’ingresso principale, altre dall’uscita di sicurezza. Scatta subito l’allarme e sul posto arrivano i carabinieri della vicina caserma, ma l’uomo si è asserragliato dentro e minaccia di uccidersi se qualcuno entra. Intanto la zona viene isolata, gli abitanti dei palazzi intorno invitati a non uscire.
La trattativa 
Il brigadiere Lorini inizia una trattativa. «Stai calmo e parliamo», ha detto al sequestratore dai gradini esterni dell’agenzia. Martinelli non ne vuole sapere, dice che è stato rovinato dalle tasse, che ha dovuto chiudere la sua impresa di pulizie e ora è anche arrivata una cartella delle tasse da pagare. «Se mi fai entrare parliamo, ma devi lasciar andare via gli ostaggi», insiste il carabiniere. Lui alla fine accetta, ma decide di trattenere solo uno degli impiegati, Carmine Mormandi, 56 anni. 
Nel frattempo, tenuta a debita distanza, nella zona si raduna una folla. «Ha fatto bene», dice qualcuno, senza sapere il perché del gesto di Martinelli. Altri invece sostengono che così si passa dalla parte del torto. Una signora: «Sono tempi duri qui. Qualche giorno fa un disoccupato è entrato in posta e ha preso cinquemila euro, un altro si è impiccato». Dentro l’agenzia, Lorini prosegue intanto la sua trattativa, riuscendo a tranquillizzare Martinelli che a un certo punto si mette seduto. Alle sei tre elicotteri dei carabinieri atterrano nel vicino campo sportivo. Sbarcano decine di specialisti del Gis, le «teste di cuoio» dei carabinieri, arrivati dalla base di Livorno in tenuta d’assalto e con i passamontagna e si appostano nelle vicinanze studiando la mappa dell’agenzia fornita dal sindaco, preparandosi per un’eventuale irruzione. Poi il brigadiere riesce a strappare un’altra concessione e nell’agenzia entra un «mediatore» del Gis.
Nel frattempo la compagna dell’ostaggio, Tania, un’ucraina di 39 anni, ha saputo che Carmine Mormandi è ancora sequestrato in ufficio e si precipita sul posto. Ha provato a chiamarlo, poi gli manda un messaggio. «Come stai?». Poco dopo arriva la risposta. «Sto bene, non preoccuparti». Ma all’interno dell’agenzia la trattativa è in stallo. Sul piazzale decine di carabinieri, ambulanze, vigili del fuoco e giornalisti. Il sindaco Michele Lamera commenta: «Sono episodi che devono farci riflettere. Questo è un territorio in cui la crisi ha colpito profondamente. La gente non ce la fa più».
La speranza 
Che la situazione sembra volgere al meglio lo si capisce soltanto quando la compagna di Mormandi riceve un secondo sms. Sono le 19.49: «Sta finendo, lui mi controlla…». In quel momento Martinelli sta cedendo alle insistenze dei due carabinieri che continuano a rassicurarlo, a spiegargli che se non si arrende lasciando andare l’ostaggio la situazione si complica. Ma ci vuole ancora un’ora per convincerlo. Alle nove si è vista in lontananza una gazzella dei carabinieri accendere i lampeggianti blu e schizzare da una via laterale. A bordo c’è Mormandi, l’impiegato rimasto in ostaggio, sotto choc, ma salvo. Tania lo ha raggiunto in caserma, abbracciandolo. «È andato tutto bene, siamo felici», ha detto al telefono. Subito dopo, lontano da telecamere e fotografi, è uscito in manette Martinelli. Prima di salire sull’auto dei carabinieri ha voluto stringere la mano al brigadiere, ringraziandolo e dicendosi dispiaciuto per il gesto disperato. Lo hanno portato nella caserma di Romano di Lombardia dove è stato trattenuto per ore, interrogato al pm Franco Bettini. A tarda sera il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri si è voluta congratulare con il comandante generale dell’Arma per la professionalità  e la freddezza del brigadiere che ha condotto le trattative.

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