Finanziamento dei partiti: legge rinviata a dopo il voto

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ROMA — Ancora uno stop per la legge che, con effetti immediati, dovrebbe dimezzare i rimborsi elettorali concessi dallo Stato ai partiti. Il testo in gestazione alla Camera non è pronto perché — si sono trincerati i relatori Bressa (Pd) e Calderisi (Pdl) — risulta «molto complessa l’opera di armonizzazione con la normativa vigente». In realtà , il rinvio a lunedì per la presentazione del provvedimento in commissione Affari Costituzionale sarebbe dovuto a un’alzata di scudi dei tesorieri dei partiti che hanno già  cartolarizzato la tranche 2012 dei rimborsi: «Molti partiti questi finanziamenti li hanno già  spesi, perché se li sono fatti anticipare dalle banche proprio per pagare la campagna elettorale», ha confermato Pier Ferdinando Casini.
E così, saltato l’accordo, in serata il Pd ha rotto gli indugi rendendo nota la sua proposta di legge che prevede, tra l’altro, proprio il dimezzamento dei rimborsi compresa l’ultima tranche della legislatura in pagamento il 31 luglio (da 182 a 90 milioni). Ma altre due proposte di legge sono arrivate con la firma dell’Idv e, ora, tanta abbondanza di testi rischia di rallentare la corsa della leggina il cui approdo in Aula potrebbe slittare dal 14 al 21 maggio.
Mentre in commissione si praticava il «catenaccio» — e Casini respingeva la logica della «tempistica delle ore che non è seria» — il capo dello Stato tornava sul punto: «In questa fase politica così complicata, singolare e fuori dagli schemi…» si cerchi «la via di una rigenerazione della politica di cui abbiamo estremo bisogno». E che il fattore tempo non possa più essere trascurato — ora che il premier Mario Monti ha chiamato Giuliano Amato a occuparsi anche di questa delicatissima partita — lo ha spiegato il presidente del Senato, Renato Schifani: «Non sta a me parlare di commissariamento ma se i partiti si faranno precedere da Giuliano Amato sarà  la definitiva perdita di credibilità  della politica».
Ieri sera Amato, la cui consulenza riguarda anche l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione che tiene in vita la democrazia alimentata dai partiti, non si è sottratto alle domande: «L’incarico conferito è quello di analisi, orientamento. Non ha niente a che fare con l’incarico dato a Bondi di commissario in un settore con poteri pubblici coercitivi. Io lavorerò a fianco del Parlamento». Ma è pur vero che ieri, nella seduta della commissione Affari Costituzionali, nessuno si è ricordato di «dare il benvenuto» al super consulente di Monti che di lì a poco si è mosso da costituzionalista qual è: «Le idee non sono strumenti e mezzi di commissariamento. Il Parlamento deve andare avanti nel suo lavoro. Io darò il mio contributo di idee anche attraverso il lavoro che ho commissionato all’Istituto di studi legislativi… Forse, seguendo scelte chiare e trasparenti, saremo sulla strada giusta non solo per finanziare in modo corretto i partiti, ma anche per guarire la nostra democrazia dalla malattia che induce a respingere con rabbia ogni forma di finanziamento».


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