Facebook vola verso Wall Street “Varrà cento miliardi di dollari”
NEW YORK – Sarà il regalo di compleanno più costoso della storia: cento miliardi di dollari. Ma sarà anche la scommessa più rischiosa nella storia di Wall Street. Tra due lunedì, 14 maggio, Mark Zuckenberg compirà 28 anni. E poche ore dopo, già venerdì 18, la sua Facebook sarà finalmente quotata in Borsa. Raccogliendo, secondo le previsioni, 10 miliardi di dollari dagli investitori che non vedono l’ora di cliccare “mi piace” sulle azioni del social network. Dieci miliardi di dollari di investimenti che faranno volare appunto a cento miliardi di dollari il valore della compagnia lanciata nel febbraio di otto anni fa dal dormitorio di Harvard. Sì, certo che c’è l’ombra della seconda bolla di Internet. Ma non è proprio questa la legge del casinò? Quando la pallina non gira per il verso giusto c’è sempre chi prova a puntare ancora più in grande.
Fosse così semplice. Nell’ultimo mistero di Facebook si contempla davvero il futuro di tutti noi. E non solo dei 901 milioni di persone che si sono iscritte al webclub più grande del pianeta. Perché Facebook pubblicizza sulla carta il prodotto più immateriale che c’è: l’amicizia. Ma che cosa determina allora il suo esorbitante valore? Toccherà allo stesso Zuckerberg spiegarlo nel classico “road show” che serve a presentare la compagnia agli investitori. Anche se il fondatore ha già fatto sapere che lascerà volentieri il microfono alla sua vice Sheryl Sandberg e all’amministratore finanziario David Ebersman. Del resto sono anni che Mark resiste alle sirene di Borsa. E c’è chi continua a sostenere che si sia trovato quasi costretto a cedere a grande richiesta. L’impero è diventato troppo grande e quando fai così tanti soldi capitalismo vuole che la torta sia offerta agli altri. Ma il rischio resta altissimo. Tant’è che la collocazione è stata affidata alla banca d’affari JP Morgan dopo che l’anno scorso Goldman Sachs aveva creato una pasticciaccio facendo le prove sul cosiddetto mercato secondario: una sorta di vendita ristretta che aveva attirato i sospetti della Sec.
No, stavolta Facebook non può commettere nessun passo falso. Eppure i calcoli fatti dal Wall Street Journal fanno pensare a un’operazione sulla carta da brivido. I cento miliardi di valutazione rappresenterebbero 33 volte il valore dei suoi introiti pubblicitari. Il rivale Google, al confronto, ha una valutazione di 200 miliardi: che rappresentano però solo 5 volte e mezzo il suo introito pubblicitario (36.5 miliardi). Davvero il valore della pubblicità su Facebook sarebbe così tanto più alto? Ancora. Per giustificare sempre quel regalo da 100 miliardi, il social network – che nell’ultimo trimestre ha dovuto registrare un meno 7,5 anche se rispetto all’anno precedente è più su del 37 per cento con 872 milioni di ricavi – dovrebbe crescere per i prossimi 5 anni del 41 per cento: mentre sempre Google è cresciuta del 24 e del 29 per cento nel 2010 e poi nel 2011. Non basta. Facebook dovrà ora confrontarsi sempre più con le spese: il miliardo per l’applicazione fotografica Instagram, il mezzo miliardo per acquistare da Microsoft i brevetti di Aol. E come dimenticare che il 23 per cento – praticamente un quarto dei ricavi – arrivano grazie ai giochi web di Zynga?
Sì, c’è davvero da tremare. Ma non solo di paura. Perché se la scommessa di Facebook riesce è una rivoluzione per tutti. Perché gli analisti invitano a non giudicare il social network per quello che produce o vende ma soprattutto per quello che crea: fiducia. Che poi è la base per tutti gli investimenti (anche pubblicitari) del mondo. Un miliardo di persone non si possono sbagliare. Ne va non solo della Borsa: anche della nostra vita.
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