by Editore | 16 Maggio 2012 7:15
Un problema globale, una piaga europea, un dramma italiano. È la disoccupazione giovanile, nei dati diffusi ieri dall’OCSE, l’effetto più pesante degli ultimi anni di crisi. A marzo, nei Paesi dell’Organizzazione, erano quasi 11 milioni i ragazzi tra i 15 e i 24 anni senza impiego, il 17,1% di quelli attivi sul mercato del lavoro, 4 punti sopra il valore del 2008. Un’emergenza mondiale che, da venerdì, sarà al centro del G20 in Messico. Ma che riguarda in primo luogo i governi europei. Perché se nel totale Ocse il livello massimo toccato resta quello del novembre 2009, al 18,3%, l’Unione Europa l’ha appena aggiornato in negativo: a marzo 5,5 milioni di ragazzi senza impiego, il 22,6%.
ECCEZIONE TEDESCA
In Italia sono 534mila, uno su tre, peggio di noi fanno solo Spagna e Grecia, oltre il 50%. Ma se consideriamo i NEET, cioè ai disoccupati sommiamo gli inattivi, è proprio il nostro il Paese meno virtuoso d’Europa. Un giovane italiano ogni 5, tra gli under25, non ha un lavoro né sta studiando.
«In Europa neanche la timida ripresa del 2011 ha invertito il trend», spiega Michele Scarpetta del centro studi Ocse sul lavoro, «la disoccupazione giovanile ha continuato a correre». Ancora di più da inizio 2012, con la nuova recessione: a marzo il livello dei giovani senza lavoro ha raggiunto il 22,1% nell’Area euro e il 22,6 nell’Unione a 27. Il dato più eclatante è quello di Spagna e Grecia dove, tra gli attivi, un ragazzo su due è senza impiego. Ma anche le economie più virtuose del continente soffrono: nel confronto con dicembre 2007 l’Inghilterra è passata dal 13,6 al 21,9%, la Svezia dal 19,3 al 22,8, la Svizzera dal 6,5 al 7,5. C’è una sola, notevole, eccezione: in Germania i ventenni senza lavoro sono scesi dall’11,4 al 7,9%. «Merito di politiche efficienti di formazione, apprendistato e ponte tra scuola e lavoro», spiega Scarpetta. Quelle che mancano in Italia dove i giovani senza lavoro sono arrivati a 534mila, il 35,9% degli attivi. Più del doppio della media OCSE.
SENZA SPERANZE
Sempre più ragazzi europei senza impiego. In alcuni Paesi continuano a cercarlo, o magari scelgono un corso di formazione. In altri, tra cui l’Italia, si scoraggiano. Lo racconta il dato sui NEET, giovani fuori dal mercato del lavoro o da percorsi di studio. In Europa sono il 13,2% degli under 25, ma con grandi differenze tra i Paesi. L’Olanda è al 4,1%, la Danimarca al 5,7, Svezia e Svizzera al 6,8, la Germania al 9,5, tutti sotto la media. Dall’altra parte dello spettro ci sono i Pigs, la Spagna con il 17,6%, la Grecia con il 18,2%. E in Italia i NEET sono ancora di più, il 19,5%. «È questo il vero dramma, specie al Sud», conclude Scarpetta. Tra i Paesi dell’Ocse, solo Messico e Turchia fanno peggio.
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