Esodati, un decreto per i primi 65 mila

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ROMA – I primi 65 mila sono garantiti: il decreto che li riguarda e già  pronto e sarà  varato entro la fine del mese, per gli altri «si vedrà ». Il vertice di ieri sera non ha sanato lo scontro che divide governo e sindacati sul problema degli esodati, quei lavoratori che avendo già  abbandonato il posto in virtù di accordi aziendali – per via dell’innalzamento dell’età  pensionabile previsto dalla riforma della previdenza – rischiano di trovarsi senza stipendio e senza pensione.
Il governo, con i decreti Salva Italia e Milleproroghe, ha individuato una platea di 65 mila esodati che entro i prossimi due anni maturerà  il diritto di andare in pensione secondo le vecchie regole: il decreto che li tutela è già  stato elaborato dai tecnici del ministero del Lavoro e dell’Economia. Resta da definire che cosa fare per tutti gli altri lavoratori (130 mila secondo l’Inps, oltre 300 mila secondo stime sindacali) che dovranno affrontare il problema dal 2014 in poi. 
Il vertice di ieri sera, su questo fronte, non ha fatto passi avanti. Per i 65 mila, ha confermato il ministro del Lavoro Elsa Fornero, «il decreto è pronto e sarà  varato entro maggio», ma per chi resta fuori dalla platea garantita «si vedrà ». «Il vincolo delle risorse non può essere messo in discussione», ha precisato Fornero, «mi prendo tutta l’impopolarità  di un provvedimento impopolare». 
Di fatto la tutela degli esodati è coperta per il biennio 2012-2013, non dal 2014 in poi. Ed è proprio questo il punto che accende lo scontro fra governo e Cgil, Cisl e Uil. I sindacati sono convinti che la soluzione proposta dal ministro sia inaccettabile perché crea disparità  fra lavoratori aventi gli stessi diritti, e chiedono che l’applicazione delle vecchie regole sia garantita a tutti. «Il decreto così come ci è stato presentato non va bene – ha detto Susanna Camusso, leader della Cgil – ai lavoratori nelle stesse condizioni deve essere riconosciuta la stessa tutela». Identica linea per la Cisl di Bonanni che chiede al governo di trovare le risorse mancanti «nei 140 miliardi di risparmi garantiti da una drastica riforma delle pensioni fatta senza discutere con nessuno». Né ci stanno la Uil («va allargata la copertura al biennio 2013-2014» chiede il segretario confederale Proietti) e l’Ugl (per il leader Centrella l’incontro è stato «totalmente insoddisfacente»). 
Proteste, le loro, che per il momento hanno convinto la Fornero a rinviare il varo del decreto di qualche tempo (all’inizio del vertice il ministro aveva lasciato intendere di volerlo fare entro pochissimi giorni, poi ha fissato il limite alla fine di maggio) e a mettere in calendario un nuovo incontro con le parti entro i primi giorni della prossima settimana. Ma considerato il richiamo al vincolo delle risorse il passaggio sembra molto stretto: Pd e Idv si schierano a fianco dei sindacati, il Pdl, tramite Giuliano Cazzola, fa notare che « l’attuale governo lascia a quello nuovo e al nuovo Parlamento il compito di tutelare coloro per i quali si porrà  il problema a partire dal 2014». 
Esodati a parte, resta sul tavolo anche la partita sulla riforma del lavoro: il governo ha presentato 27 emendamenti al suo disegno di legge, oggi approderanno alla Commissione Lavoro del Senato (vanno ad aggiungersi alla quindicina depositata dai relatori Maurizio Castro e Tiziano Treu). Fra le principali modifiche proposte dall’esecutivo quella sull’articolo 18 riguardo ai licenziamenti disciplinari (inserita la «tipizzazione di giustificato motivo e giusta causa») e la norma che prevede il ripristino del ticket sanitario gratuito per i disoccupati e le loro famiglie. Il governo avrebbe aumentato le risorse per gli ammortizzatori destinati ai co.co.pro e sarebbe intervenuto sui congedi parentali introducendo un voucher per gli asili in alternativa al congedo stesso.


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