Elezioni, punito il governo
È difficile comprendere il sorriso a trentadue denti di Ed Miliband, segretario del Labour, di fronte ai risultati delle amministrative. Certo, il Labour ha migliorato la sua performance rispetto alle precedenti elezioni, locali e politiche, conquistando oltre 30 consigli comunali in più rispetto all’ultima tornata elettorale e oltre 750 consiglieri in più. Per contro la coalizione di governo Tories-LibDem è stata punita a livello locale, perdendo pezzi un po’ ovunque. I Tories hanno perso, a livello nazionale, quasi 400 consiglieri, i Liberaldemocratici oltre 300. Il problema, ed è per questo che è difficile capire la gioia laburista, è che ha votato il 32% degli aventi diritto, il numero più basso di votanti dal 2000. Sette cittadini su dieci non hanno ritenuto di dover esprimere il proprio voto. Un messaggio chiaro, non nuovo, ai politici inglesi, che hanno convenientemente deciso di ignorarlo. «Siamo un partito che sta riconquistando la fiducia della gente – ha detto un esageratamente raggiante Miliband – stiamo riguadagnando terreno ma – ha concesso – c’è ancora parecchio lavoro da fare».
Mentre gli occhi di tutti rimangono puntati sulle elezioni per il sindaco di Londra (i risultati a tarda sera non erano ancora stati resi noti), i laburisti hanno incassato un primo successo nella capitale: il Labour, infatti, sarebbe il primo partito nell’Assemblea di Londra. Diversi i risultati per il sindaco, dove il primo cittadino uscente, il conservatore Boris Johnson era dato in testa fino a tarda sera con il 40%. Lo sfidante, l’ex sindaco (indipendente di sinistra e poi Labour) Ken Livingstone seguiva staccato di un 4%. Per Ken il Rosso la strada è tutta in salita.
A livello nazionale il Labour ha riconquistato comuni importanti, in Galles come in Scozia. Qui, dove si gioca la partita indipendentista (con il referendum sull’indipendenza fissato per il 2014), lo Scottish Nationalist Party che sperava di strappare al Labour l’ex città operaia di Glasgow, si è dovuto accontentare del secondo posto. Ha vinto invece a Dundee.
Il Labour riconquista Birmingham, nel nord Inghilterra e tiene sostanzialmente in Galles dove gli indipendentisti continuano a farla da padrone.
Importante, a sinistra, anche il successo di George Galloway (che già era stato eletto deputato alla suppletiva di Bradford un paio di settimane fa) e del suo Respect: cinque seggi nel comune di Bradford, compreso quello del presidente laburista del consiglio, Ian Greenwood che governava dal 2010.
Volti scuri in casa Tory, anche se il premier David Cameron ha incassato la sconfitta etichettandola come «crisi di metà mandato»: gli elettori danno una tirata di orecchie, piuttosto dura, al governo lasciandogli però ancora una chance. «È difficile – ha detto Cameron – governare in tempi di crisi profonda». I Tories perdono anche nel referendum che chiedeva ai cittadini se volevano l’elezione diretta del sindaco. I conservatori hanno fatto una campagna intitolata «Dieci, cento Johnson» nel tentativo di replicare l’esperienza del sindaco di Londra, eletto appunto direttamente. Manchester, Birmingham, Bradford, Coventry, Sheffield, Nottingham hanno detto no alla proposta di Cameron che ha dovuto incassare anche questa sconfitta.
Il Labour, dopo questa tornata elettorale, si ritrova a livello nazionale con il 38% dei consensi, i Tories sette punti dietro il Labour, con il 31% e i Liberal Democrats con il 16%. Per i laburisti post Blair, la strada è ancora tutta in salita, anche perché l’eredità dell’ex premier continua a rimanere ben presente nella gente. E per tutti le ragioni negative. Blair nel 1997 era riuscito a portare alle urne una percentuale altissima di cittadini. La travolgente vittoria del New Labour aveva ridato fiducia alla gente, ma la luna di miele con un premier sempre più leader e sempre meno disponibile a ascoltare i suoi elettori, è durata molto poco. Il secondo mandato Blair l’ha vinto senza l’entusiasmo del ’97. E i Tories, che erano praticamente estinti nel ’97, hanno ricominciato la loro risalita. La guerra contro l’Iraq ha segnato il declino di Blair, anche se l’ex premier non l’ha mai riconosciuto. Il Labour ha prodotto leader poco carismatici dopo Blair, a partire da Gordon Brown, punito a favore di una coalizione Tories-LibDem. Il giovane Ed Miliband avrebbe dovuto portare una ventata di aria nuova e giovane nel Labour, ma la bassissima affluenza alle urne in queste elezioni locali dimostra che l’operazione non è ancora riuscita.
Related Articles
Gauck presidente di tutti i tedeschi La rivincita degli «ex» della Ddr
Dopo la cancelliera Merkel, un altro posto chiave a un reduce dell’Est
L’Europa dei muri. Così la marea nera rischia di dilagare
Al vertice dei ministri dell’Interno in Austria arriva un’Europa trasformata: i populisti avanzano ovunque dalla crisi 2008 e le loro idee sovraniste e anti migranti contagiano i partiti tradizionali
Italia-Libia. «Nessuna ingerenza», ma anche nessuna certezza per i migranti
Missione militare in Libia. Alfano e Pinotti : «Non intacca la sovranità di Tripoli»