Desideri Ecco il “wantologo” l’esperto per scoprire cosa vogliamo davvero
Vi siete mai chiesti che cosa volete davvero dalla vita? Tranquilli: da oggi c’è qualcuno che può farlo per voi. No, non state lì a farvi mordere dalla coscienza. E non perdete più tempo a interrogarvi nel profondo dell’anima. L’ultima promessa della psicologia si chiama wantology. Proprio così: dal verbo want, volere. Il wantologo sarebbe, anzi è, lo specialista che ci aiuta a trovare quello che davvero cerchiamo: a partire da noi stessi.
Non è uno scherzo. Il wantologo è quel professionista che ci aiuta a capire che dietro la voglia, per esempio, di cambiare casa, non si nasconde spesso una vera necessità , e che faremmo meglio a mettere da parte tutti quei soldini perché, in realtà , quello che cerchiamo magari è soltanto un posto dove trovare pace con noi stessi, e quello che “davvero vogliamo” ha poco a che vedere con quello che crediamo di volere. E la stessa cosa ci può succedere nel lavoro: vogliamo davvero cambiare impiego o stiamo scontando la delusione per quella mancata promozione? E tantopiù nelle relazioni sociali o familiari: vogliamo davvero rischiare di mettere a repentaglio il nostro matrimonio per quella bionda o stiamo accuratamente evitando di confrontarci con vostra moglie da quando, quella volta…
Domanda: ma davvero c’è bisogno di uno specialista per tutto questo? Non basterebbe trovare il tempo di guardarci dentro noi stessi? O quantomeno rivolgerci al vecchio, caro psicologo? Risposta: è il mercato, bellezza. Prendete la dottoressa Katherine Ziegler, psicologa in quel di San Josè, laurea all’università dell’Illinois e licenza Psy11596 regolarmente rilasciata dallo stato della California, psicoterapeuta e coach, cioè istruttore, e in questo caso della mente, «certificato». Katherine promette venti minuti di consulto gratuito: anche al telefono. Poi, naturalmente, la terapia si paga cara: fino a 200 dollari all’ora. Ma sapere che cosa vogliamo davvero nella vita, si sa, non ha prezzo. O quasi. Esther James, psicologa in quel di Denver, laurea alla New York University e licenza numero 5241 rilasciata dallo stato del Colorado, promette invece di sciogliere le nostre voglie in sessioni da cinquanta-settanta minuti ciascuna, al modico prezzo – rispetto alla costosissima California – di 80-110 dollari a seduta. Ma che cosa ci faranno mai Katherine, James e le altre wantologhe che come funghi stanno spuntando nel bosco sempre più fitto della psicologia?
La wantologia è l’esempio più lampante di quel fenomeno che Arlie Russell Hochschild, premiatissima sociologa di Berkeley, ha definito la vita in outsorcing. L’outsorcing, come si sa, è la tendenza sviluppata nelle economie globalizzate a dare per così dire in appalto all’esterno alcune funzioni tipiche dei processi industriali. «The outsourced self», il senso di sé dato in appalto, è adesso il titolo del nuovo libro della sociologa, anticipato dal New York Times, ed esplicitamente sottotitolato «la vita intima ai tempi del mercato». La tesi della stimatissima prof è presto detta. Viviamo in tempi in cui si compra di tutto perché tutto è in vendita. «E ci sono necessità che non riescono più a trovare risposte in un’altra forma» spiega la stessa sociologa al Fiscal Times. «Pochi di noi hanno ormai una famiglia vicina su cui contare. Il tasso di mobilità è sempre più elevato. Non possiamo più rivolgerci alla vecchia cara comunità di un tempo. E così il mercato ha incarnato lo spirito del tempo: favorendo un fiorire di servizi di questo tipo».
Il wantologo è l’ultimo esempio di quella sfilza di professionisti che insomma pensano o agiscono per noi. Bastano i numeri. Negli anni 40 gli Usa contavano 2500 psicologi. Oggi ce ne sono 77mila: oltre a 50mila terapisti di coppia e famiglia. Negli anni 40 – scrive sempre Russell Hochschild – non esistevano i life coaches, cioè gli assistenti personali: oggi ce ne sono almeno 30mila. E fioriscono insieme ai pianificatori matrimoniali, ai preparatori di fidanzamento – e agli specialisti incaricati perfino di prendersi cura della tomba del caro estinto. «Abbiamo messo in moto un meccanismo che si perpetua da solo» scrive la sociologa. «Più siamo ansiosi, isolati, meno tempo abbiamo a disposizione, più tendiamo a rivolgerci a servizi personalizzati a pagamento». Un circolo più che vizioso: infatti è anche costoso. Perché «per finanziare questi servizi extra, lavoriamo ancora di più. E questo ci lascia meno tempo da spendere in famiglia, tra gli amici e i vicini: ricorrendo sempre meno a loro per un aiuto». Risultato: «Più ci rivolgiamo al mercato, più legati siamo alle sue promesse».
Ben venga, dunque, nel fiorire di tutti questi specialisti, anche il wantologo: ma prima di chiamarlo, forse è meglio chiedersi se lo vogliamo davvero.
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