E gli avvoltoi si beccano 436 milioni
Il beneficiario è stato quel quattro per cento dei creditori greci che non hanno accettato i termini dell’accordo di ristrutturazione del debito di 206 miliardi di Euro avvenuto lo scorso marzo sotto la guida della troika della Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale.
A differenza della stragrande maggioranza dei creditori greci, incluse tante banche private tedesche e francesi, che hanno accettato i termini di un accordo che ha fatto perdere loro più della metà del valore nominale dei titoli del tesoro di Atene, diversi fondi speculativi di tipo hegde, cosiddetti «avvoltoio», hanno scommesso dalla fine del 2011 che l’accordo sarebbe entrato legalmente in vigore perché sottoscritto da almeno i tre quarti dei creditori. Ma essendo loro una piccola minoranza che non firmava avrebbero ricevuto il pagamento dell’intero valore, senza sconti, alla fine dal governo greco. E così è stato.
Va sottolineato che comunque i titoli greci avevano raggiunto un valore reale quasi nullo nei libri contabili di fronte ad una situazione in cui la Grecia era valutata dalle potenti agenzie di rating già in default. Perciò incassare anche un 40 per cento del valore nominale dei titoli era una plusvalenza per i creditori, se la perdita era già stata scontata nei loro bilanci. Peraltro quando a marzo è stato raggiunto l’accordo sul nuovo pacchetto di salvataggio della Grecia, dietro l’accettazione di ulteriori misure draconiane di austerità da parte del governo di Atene, dei 130 miliardi di euro concessi più di 90 di fatto sono stati dati per ritornare subito a saldare appunto a prezzo scontato i crediti delle banche europee.
Ma alla fine del 2011 diversi fondi privati – tra cui, secondo fonti della Bbc inglese, Elliott Associates del Regno Unito, Loomis Sayles e Blackrock degl Usa, la banca svizzera Julius Bà¤r, il gestore di fondi francese Natixis, il tedesco StarCap, ed il lussemburghese Ethenea Independent Investors – l’hanno pensata ancora meglio degli altri. Hanno iniziato a rastrellare titoli spazzatura greci sui mercati secondari ad un valore irrisorio. In particolare hanno ricercato quella minoranza di titoli i cui contratti di vendita sono registrati a Londra e non in Grecia, perciò rimangono immuni da possibili cambiamenti retroattivi nella legge greca. E se il governo di Atene non pagasse potrebbe essere sfidato di fronte a corti internazionali, come nel caso dell’Argentina dieci anni fa. Così i fondi avvoltoio oggi passano all’incasso il 100 per cento del valore originario dei titoli. Un affarone. Infatti, il governo greco, stretto tra la minaccia di essere cacciato fuori dall’euro ed il caos politico nel paese, non si è voluto prendere nessuna responsabilità nell’infiammare ancora di più le critiche internazionali contro la Grecia e quindi ha detto di sì al pagamento degli «avvoltoi», peraltro contravvenendo a quanto affermato in occasione dell’accordo di marzo.
La verità è che a Bruxelles e Francoforte è stato dato un tacito assenso, come ammette lo stesso Financial Times, per compiacere i mercati. I 436 milioni di euro non sono altro che una parte della prima tranche di 4,2 miliardi che l’Europa ha appena pagato ad Atene. Soldi dei contribuenti europei (anche di quelli tedeschi, oggi così critici della Grecia) che vanno così direttamente a saldare gli extra profitti di pochi manager che operano tramite paradisi fiscali (inclusi quelli dentro l’Ue, come la City di Londra e Lussemburgo).
E tutto questo è legale. In totale i creditori duri e puri che aspettano un pagamento in toto da Atene possiedono titoli per 6,4 miliardi di euro. Si aggiunga anche che i fondi hedge operano con una significativa leva finanziaria, ossia prendendo a prestito gran parte dei loro soldi da banche private. Magari i titoli greci sono stati acquistati con soldi presi a prestito da banche che avevano avuto accesso alla liquidità offerta generosamente a tassi bassissimi dalla Banca centrale europea negli ultimi mesi. Ma non potremo mai saperlo. Quello che sappiamo è che la miseria in Grecia aumenta grazie agli avvoltoi con il tacito assenso della Bce e dei governi europei.
Related Articles
Landini: non faccio partiti. Ma il sindacato può occuparsi di tutto
Il segretario della Fiom: «Abbiamo invitato un sindaco della Val di Susa perché siamo con lui. Ma lo sciopero è in difesa della Costituzione e dei diritti»
Acquisizioni come segnali di ripresa le aziende hanno fretta di riorganizzarsi
Per avere qualche ragguaglio in più sulla fine della recessione e l’avvento della ripresa sarà utile soffermarsi su ciò che sta avvenendo nel mercato delle acquisizioni. Siamo in estate e praticamente non passa giorno che non venga annunciato qualche colpo.
LA PROVA DI FORZA DEGLI IRROTTAMABILI
Sciopero politico? Ideologico? Sprovvisto di una piattaforma alternativa? Fatto sta che non sembrano rottamabili questi lavoratori