Disoccupati, deficit, recessione tutti i frutti amari dell’austerità 

by Editore | 19 Maggio 2012 11:24

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Funziona? I numeri, per ora, dicono di no. Il gelo dell’austerità , calato sull’Europa, ha avuto l’effetto previsto dai manuali d’università : i tagli alla spesa pubblica e i rincari delle tasse hanno prosciugato la domanda, rallentando o paralizzando l’economia e il risultato è che i bilanci pubblici, anziché migliorare, sono, in generale, peggiorati. In realtà , dicono i sostenitori del rigore, è troppo presto per tirare conclusioni. In Italia e in Spagna, ad esempio, le manovre all’insegna dell’austerità  sono partite solo l’estate scorsa: non c’è stato ancora tempo per rianimare la fiducia dei mercati. A due anni dal suo lancio in Grecia, tuttavia, all’austerità  si può fare, almeno, un tagliando, verificando quattro parametri (prodotto interno lordo, disoccupazione, debito e disavanzo in rapporto al Pil), sulla base dei dati della Commissione europea. Quasi mai si è registrato un miglioramento. Nei casi più positivi la situazione è rimasta stabile, nei peggiori c’è stato un vero crollo: la disoccupazione in Italia, il debito in Portogallo, il disavanzo in Spagna e in Irlanda, il Pil in Grecia. L’irresistibile ascesa dei tassi sui titoli pubblici accompagna questo peggioramento. 

ITALIA
Il deficit di bilancio è il capitolo più positivo della pagella italiana. Fissato al 4,6% del Pil nel 2010 è apparso sempre più sotto controllo nei successivi rapporti semestrali della Ue e le ultime manovre stanno per fornire i risultati in più, che ci si aspettava: dal 3,9% del 2011, il deficit passerà  al 2% quest’anno e all’1,1% nel 2013, secondo la Ue. I sacrifici, però, non hanno riscontro sul livello del debito pubblico. Dal 119% del 2010 siamo saliti al 120,1 del 2011 e, nonostante l’austerità , cresceremo ancora fino al 123,5% nel 2012, per ripiegare solo al 121,8% l’anno successivo. Manovre e sacrifici non sono bastati a fermare il rincaro dei Bot. Il rendimento sui titoli decennali (3,73% meno di due anni fa) è schizzato verso l’alto, fino a sfondare il muro del 7% durante la crisi dell’ultimo novembre. Il ritorno al 4,80%, un livello storicamente normale, all’inizio di questa primavera, è già  lontano: al 5,83%, il rendimento si avvicina a livelli che molti giudicano, alla lunga, insostenibili. 
Intanto, l’economia si avvita. Il Pil cresceva dell’1,8% nel 2010. Da allora, le previsioni sono state costantemente riviste al ribasso. Il 2011 si è chiuso con una crescita dello 0,4%, con un netto peggioramento a partire dall’estate: di fatto, l’austerità  è arrivata in Italia, quando il Paese stava entrando in recessione. Quest’anno, l’economia si contrarrà  dell’1,4%, per tornare, l’anno successivo ai ritmi asfittici di aumento del 2011. Il conto lo paga l’occupazione. Stabile sull’8,2-8,4% dal 2010, il numero dei disoccupati sta per esplodere: la Ue prevede un tasso di disoccupazione del 9,5% quest’anno, in crescita al 9,7% l’anno prossimo.

SPAGNA
Nonostante le manovre di governi di destra e di sinistra, il deficit è fuori controllo: nel 2011, è stato dell’8,5% del Pil, rispetto al 6,4% e, secondo la Ue, non scenderà  sotto il 6% neanche nei prossimi due anni. Intanto, però, i sacrifici hanno messo in ginocchio l’economia: nel 2011, la crescita ha rispettato le previsioni di un aumento dello 0,7%, ma le stime sul 2012 sono state drasticamente rovesciate. Il Pil spagnolo si ridurrà , non aumenterà , dell’1,8%. E la disoccupazione esplode. Ancora a settembre scorso, la Ue prevedeva che si sarebbe fermata ad un già  drammatico 20%. L’ultima stima indica un tasso di disoccupazione del 24,4% quest’anno e del 25,1% l’anno prossimo, mentre lo spread è tornato al 6,30%.

GRECIA
Atene è il caso di scuola dell’austerità , ma anche il riscontro più negativo. Il debito pubblico, grazie al recente default parziale, non arriverà  al 200% del Pil, ma sarà  comunque del 160%, in crescita al 168% nel 2013. Le manovre lacrime e sangue non fermano il deficit che, secondo le previsioni, salirà  dal 7,3 all’8,4% del Pil fra quest’anno e il prossimo. Alla base, c’è il collasso dell’economia. Per mesi, la Ue ha continuato a prevedere un ritorno allo sviluppo nel 2012, salvo arrendersi, solo in autunno. Ma il crollo del Pil nel 2012 (4,7%) è quasi il doppio di quello previsto ancora a fine 2011 e il massimo previsto per il 2013 è il ristagno.

PORTOGALLO
Nonostante le manovre e gli aiuti europei, Lisbona ha bucato gli obiettivi di disavanzo pubblico per il 2011, arrivando al 6,4% del Pil e molti ritengono assai ambizioso l’obiettivo di quasi dimezzarlo entro il 2013. Soprattutto, perché il debito pubblico continua a crescere oltre le previsioni. Fra il 2011 e il 2013 salirà  di altri dieci punti, arrivando al 117% del Pil. Anche qui, è la crescita che scompare: il 2012 (meno 3,3%) sarà  assai peggio delle previsioni e il 2013 vedrà  solo un pallido 0,3% di sviluppo.

IRLANDA
Il debito pubblico di Dublino continua ad aumentare: dal 108 al 120% del Pil fra l’anno scorso e il 2013, mentre il disavanzo scenderà  solo dal 13,1% del 2011 al 7,5% del 2013, nonostante un’austerità  che inchioda, anche per i prossimi due anni, la disoccupazione intorno al 14% e, apparentemente, vanifica i benefici di un pur tiepido sviluppo. L’Irlanda è, infatti, uno dei pochi paesi europei non in recessione, anche se la crescita è limitata ad uno 0,5% quest’anno e 1,9% nel 2013.

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