by Editore | 16 Maggio 2012 9:30
La situazione di Termini Imerese, a forza di rinvii, sta precipitando. «L’ipotesi industriale rappresentata dall’imprenditore molisano Di Risio (Dr Motor) latita. Chiediamo l’intervento – sottolinea Giorgio Airaudo, segretario nazionale della Fiom – del ministro Passera, che era stato il garante di quell’accordo, salutato come atto utile, siglato per far fronte alla scelta della Fiat di abbandonare la Sicilia».
Termini è una vicenda emblematica, lo specchio dei mali del Paese. «Un nodo gordiano – spiega Airaudo – che concentra molti dei problemi dell’Italia, dalle scelte governo sulle pensioni (è alto il numero di esodati) al disimpegno della Fiat, fino a una crisi della vocazione imprenditoriale. Lo testimoniano le vicende di De Tomaso o Dr Motor. I lavoratori sono esposti a proposte inconsistenti o a bufale, come per l’Irisbus di Avellino. Dove sono finiti gli investitori cinesi?».
Nello stabilimento siciliano la condizione di abbandono e di tensione «è resa ancora più drammatica dalla scadenza a dicembre della cig e dal rischio che cessino ulteriori ammortizzatori sociali, previsti dal subentro di nuove attività industriali». Senza una convocazione urgente di tutte le parti interessate, a partire da Fiat, «potremmo trovarci tra pochi mesi di fronte al licenziamento degli oltre 2.100 lavoratori del polo di Termini».
E da Termini si vola, senza soluzione di continuità , a Torino, dove il 7 maggio il Tribunale ha condannato 15 società del gruppo Fiat per attività antisindacale, per non avere trattenuto le quote sindacali della Fiom come disposto dai lavoratori iscritti. Secondo il giudice «il rifiuto dell’azienda è lesivo dei diritti individuali dei lavoratori di scegliere il sindacato al quale aderire e del diritto dello stesso di acquisire i mezzi di finanziamento necessari alla propria attività ». Ma la Fiat – spiega Airaudo – ha chiesto al giudice di poter recuperare dagli importi mensili da versare al sindacato i costi che sosterrebbero le sue società per operare le trattenute agli iscritti Fiom, quantificandole in 7,50 euro mensili per iscritto. I legali della Fiat hanno annunciato che presenteranno ricorso e che se vincessero chiederanno il rimborso degli oneri sostenuti. Se così fosse, le cause per comportamento antisindacale promosse dalla Fiom contro la Fiat, da 61 potrebbero raddoppiare. «Il Lingotto se vuole evitare lo stillicidio di cause farebbe bene a cambiare consulenti legali. È evidente – conclude Airaudo – lo scopo di dissuadere i lavoratori dall’iscrizione alla Fiom».
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