by Editore | 27 Maggio 2012 9:51
ROMA – Non è uno sprint sugli ultimi metri, ma un poderoso allungo iniziato oltre dieci anni fa. Quando le bollette elettriche hanno iniziato la loro inesorabile corsa al rialzo, con ricadute sempre più pesanti sul portafoglio degli italiani, il fotovoltaico e l’eolico erano solo un’eccentrica fissazione di ecologisti visionari e praticamente assenti dal mix di produzione energetica nazionale. E’ questa l’ultima prova che Legambiente porta a discolpa delle rinnovabili, finite ormai da diversi mesi sul banco degli imputati con l’accusa di essere le principali artefici del caro elettricità .
Analizzando dati ancora inediti dell’Aeeg, l’autorità per l’elettricità e il gas, l’associazione ha ricostruito come la spesa degli italiani per i loro consumi elettrici sia in costante crescita (salvo qualche breve pausa) dal 2002, seguendo un andamento perfettamente coincidente a quello del prezzo del petrolio (al quale è sostanzialmente agganciato quello del gas). Una tendenza ben visibile anche dalla rappresentazione grafica del dossier preparato da Legambiente. La linea che segnala il peso delle bollette sul bilancio familiare e quella che indica il costo del greggio seguono dal 2002 al 2012 un percorso identico: vanno dal basso verso l’alto con un paio di piccole discese coincidenti. Ben diverso è invece il percorso della linea tracciata dalla spesa statale in incentivi al fotovoltaico. In questo caso la riga resta piatta fino al 2007, anno di introduzione del primo conto energia, fa poi un piccolo salto e infine si impenna tra 2010 e 2011.
«Secondo i dati dell’Autorità per l’energia – spiega il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini – la spesa annua delle famiglie per l’elettricità è passata da una media di 338 euro nel 2002 a 515 nel 2012, pari a un aumento del 52,5%. Questa crescita impressionante ha una spiegazione che conosciamo da tempo: la dipendenza nella produzione di energia da fonti fossili che importiamo dall’estero, che ci lascia in balia degli eventi che accadono intorno al prezzo del greggio tra conflitti, speculazioni, e interessi delle imprese».
La conferma arriva dall’analisi delle stesse voci che compongono la bolletta dedotta dai numeri dell’Aeeg. «Quella intitolata “Energia e approvvigionamento”, ossia i servizi di vendita che comprendono l’importazione di fonti fossili e la produzione in centrali termoelettriche – denuncia ancora Zanchini – è decollata, passando da 106 euro nel 2002 a 293 nel 2012, con un aumento del 177%». Le nuove rinnovabili (sole e vento) sono entrate in campo invece massicciamente solo da un paio di anni e oggi contribuiscono per oltre il 10%. A maggio 2012, sempre secondo l’Aeeg, si può stimare una spesa annua in bolletta legata alle fonti pulite di 67 euro, pari al 13%, dei 515 euro che paga mediamente una famiglia. Una componente marginale quindi, che aiutando il Paese a limitare le importazioni di fonti fossili, rappresenta per gli ambientalisti un investimento più che una spesa. «Ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e quella dall’estero: solo così – conclude Zanchini – potremo riuscire a invertire la curva della spesa per l’energia delle famiglie. Oggi mettere in campo una strategia per perseguire questo obiettivo è fondamentale».
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