Consulenze d’oro, parte la dieta Obiettivo: «Tagli fino al 20%»

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MILANO — Sono ancora dati parziali e non è un dettaglio, perché quando si parla di spesa in genere le cifre tendono a crescere: gli incarichi di consulenza e collaborazione esterna affidati dalle amministrazioni pubbliche nel primo semestre dello scorso anno sono diminuiti dell’8,5% rispetto al 2010, mentre i compensi liquidati sono scesi del 4,5%. La cifra sborsata resta comunque significativa: 689 milioni e 643 mila euro per 139.544 incarichi affidati. E per Filippo Patroni Griffi, ministro per la Pubblica amministrazione, bisogna tagliare di più, perché nonostante il «notevole progresso» tuttavia le cifre «evidenziano ancora una situazione allarmante».
Le consulenze esterne rientrano in quelle abitudini che compongono la lista degli sprechi che asfissia i conti pubblici. «Sebbene il fenomeno si sia notevolmente ridotto, il ricorso alle professionalità  esterne alla Pubblica amministrazione — ha commentato Patroni Griffi — continua a essere eccessivo e forse in certi casi anche di dubbia utilità ». Per avere la fotografia finale del 2011 bisogna attendere la fine di giugno, quando il monitoraggio sarà  completato. Il ministro però lancia già  lo sguardo all’anno in corso: «Le consulenze dovranno scendere del 20% rispetto al precedente» ha detto lapidario. Le intenzioni sono ambiziose. 
Gli elenchi per comparto e per regione di appartenenza sono stati pubblicati sul sito del ministero, nel rispetto dell’«Operazione trasparenza» avviata dal Dipartimento della Funzione pubblica in tempi non sospetti, nel giugno 2008. Dalla lista degli incarichi appare che il taglio maggiore è stato compiuto dagli enti di vigilanza (-93,9%), dalle forze di Polizia (-60,6%), dalla presidenza del Consiglio (-32%) e dai ministeri (-21,2%), mentre negli altri settori la diminuzione è più contenuta. Le Regioni e le autonomie locali sono riuscite a tagliare il 9,3%, anche se nel dettaglio le amministrazioni comunali dichiarano un totale degli incarichi conferiti del 22,2% in meno rispetto allo scorso anno, mentre quelle provinciali del 31,8% e quelle regionali del 52,6%. La Sanità  si è fermata a un -6,24%. Mentre hanno aumentato gli incarichi esterni le Agenzie fiscali, i Monopoli di Stato e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco (+16%) e le università  (+4,7%). Le cifre non sono definitive sia nel segno meno sia in quello più. «Questi numeri — scrive il ministero — sono destinati ad aumentare in considerazione della ancor lontana scadenza di legge del 30 giugno 2012, termine ultimo per la comunicazione del secondo semestre 2011».
Intanto a guidare la «classifica» dei tagli è il Sud con in testa la Basilicata dove le consulenze si sono dimezzate. Riduzioni significative anche in altre Regioni, come la Valle d’Aosta (-44,90%) e la Calabria (-38,26%). Al Nord nei primi sei mesi dello scorso anno la pubblica amministrazione ha affidato quasi 82 mila incarichi esterni, contro i circa 28 mila del Centro e i quasi 30 mila di Sud e Isole. Mentre tra le Regioni e le Province autonome che hanno fatto più ampio ricorso alle consulenze esterne in testa c’è l’Umbria (+45,9)%, seguita a distanza dalla Toscana (+12,2%) e da Bolzano (+8,7%). Anche sul fronte compensi la flessione maggiore è stata registrata in Meridione con il 17,83% in meno e nelle Isole (Sicilia e Sardegna) con una sforbiciata del 14,51%. La variazione in diminuzione è più contenuta al Nord (-2,28%), mentre al Centro la situazione sulla liquidazione dei compensi rimane pressoché stabile (-0,22%). L’Umbria si distingue anche qui con un incremento delle spese destinate al pagamento degli incarichi esterni di collaborazione e consulenza di quasi il 30%. È seguita dal Molise (+15,1%) e dalla Lombardia (+13,9%). 
In tempi di spending review, la strada è tracciata. Del resto l’eccesso di consulenze è stato indicato anche dal ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, come una pratica da combattere perché costa e a volte mortifica le aspirazioni di chi nella pubblica amministrazione vuole lavorare al di là  della routine. È ovvio che «un po’ di consulenze sono una necessità  â€” ha spiegato a Enrico Marro in un’intervista sul Corriere — perché spesso le specializzazioni richieste per l’avvio di nuove iniziative non sono esattamente disponibili all’interno delle amministrazioni». Se costano però più di 689 milioni di euro, forse lo spazio di manovra c’è.


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