Consob: anche Poste e Ferrovie in Borsa

by Editore | 15 Maggio 2012 6:50

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MILANO – «Stiamo vivendo un annus horribilis» ed ora «siamo arrivati a un bivio: le politiche sin qui adottate si sono rivelate inefficaci», è il momento di «affiancare alle manovre di risanamento quelle scelte che possano garantire una crescita stabile». Giuseppe Vegas parla come ormai di consueto dal podio di Palazzo Mezzanotte. Il presidente della Consob nella sua Relazione annuale fa il punto sui mercati alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e del tradizionale parterre istituzionale e finanziario del Paese, al gran completo. 
Vegas dedica alcuni passaggi-chiave al mercato italiano. Una piazza finanziaria costituita dal «modesto sviluppo del mercato domestico dei capitali» caratterizzata da un listino che «vede la prevalenza del settore finanziario» e che denuncia un «insufficiente numero di nuove quotazioni, solo cinque nel corso degli ultimi tre anni». Per questo Vegas rilancia, auspicando che approdino in Borsa «quelle imprese pubbliche che operano secondo logiche di profitto»: il chiaro riferimento è a Poste e Ferrovie. Ma non basta, il presidente parla anche di un «percorso agevolato» per chi voglia quotarsi, soprattutto nel segmento delle medie imprese, con «una serie di obblighi ridotti, per un periodo di tempo limitato, e con costi di quotazione calmierati». Il presidente della Consob chiede anche la «revisione del Testo unico della finanza e del Codice civile», sottolineando la necessità  di ripartire con maggiore chiarezza «le competenze di vigilanza sulla base della finalità  dei controlli». E a tal proposito Vegas ricorda che la Commissione ha svolto «ispezioni mirate» presso gli intermediari finanziari – comprese le grandi banche – per assicurare il rispetto della Mifid (la direttiva che tutela i piccoli risparmiatori) a seguito delle quali «ha evidenziato ai soggetti controllati e in particolare agli otto principali intermediari bancari la necessità  di rivedere le strategie commerciali e le procedure interne per assicurare una corretta prestazione dei servizi di investimento».
E’ un presidente della Consob molto rivolto alle grandi tematiche macro-economiche, piuttosto che agli aspetti “micro” e di controllore del mercato (e per questo oggetto di qualche critica, ad esempio da parte delle associazioni di consumatori). La prima “vera” Relazione di Giuseppe Vegas, perché lo scorso anno il presidente aveva fatto staffetta con il predecessore Lamberto Cardia, ha illustrato un’attività  che solo per quattro mesi era stata di sua competenza. Stavolta Vegas parte dall’inizio e sceglie dove puntare l’attenzione. Gli echi del disastro di Jp Morgan (mai citata apertamente) si leggono chiari nei passaggi in cui Vegas lamenta il fatto che «il sistema finanziario ha in parte derogato» alla funzione chiave di «canalizzare il risparmio verso l’economia reale e lo sviluppo», con un’innovazione finanziaria troppo spesso portatrice di storture e problemi. Non a caso Vegas chiede che legislatori e autorità  non abbiano «remore intellettuali ad opporre semplicemente divieti» se serve. E cita i casi forse più problematici: i Cds “nudi” (senza posizioni sottostanti da coprire), i derivati over the counter, ma anche i più innocui Etf, i fondi che replicano gli indici (con il passare del tempo trasformatisi in «prodotti complessi, portatori di nuovi rischi di liquidità  e di controparte»). O la denuncia delle agenzie di rating, di cui sarebbe «opportuno circoscrivere il valore regolamentare».

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