Cassazione: alla Diaz violenza inusitata contro De Gennaro non ci sono prove

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GENOVA – «Violenza inusitata» e «inqualificabili violenze sugli occupanti», ma anche «nessuna prova contro Gianni De Gennaro» nonché «sommarietà  valutativa e palesi lacune» nella sentenza di secondo grado che condannava l’ex capo della polizia, oggi sottosegretario, per il reato di istigazione alla falsa testimonianza.
Sono alcuni dei passaggi contenuti nelle motivazioni con cui la Cassazione ha assolto il prefetto De Gennaro cancellando la condanna a un anno e due mesi (assieme all’ex capo della Digos Spartaco Mortola, anche lui prosciolto) della Corte d’Appello di Genova. Ma a leggere bene le 36 pagine si nota come la Suprema Corte si sia spinta oltre il caso che riguarda De Gennaro soffermandosi diffusamente sia sull’irruzione alla scuola Diaz, vicenda sulla quale di nuovo la dovrà  esprimersi a metà  giugno, e poi sindacando sulle dichiarazioni di un teste eccellente. De Gennaro e Mortola erano accusati di aver convinto l’ex questore di Genova del G8, Francesco Colucci, a dire il falso durante la deposizione al processo per la notte cilena del 2001. 
I giudici ritengono che il cambio di versione di Colucci non sia stato suggerito da De Gennaro con il quale il questore ebbe un colloquio telefonico prima dell’udienza. Un «contegno» quello di Colucci «che entrambe le sentenze di merito giudicano senz’altro inopportuno per essersi manifestato in un contatto concernente l’esame testimoniale di un teste… ma che è privo di autonomo rilievo penale». Colucci è ancora sotto processo a Genova in attesa di sentenza di primo grado.
La Cassazione poi dedica molte pagine alla ricostruzione dell’antefatto, ovvero lo sciagurato blitz nella scuola dormitorio del G8. E seppur stigmatizzando le violenze e i falsi come l’introduzione da parte della polizia delle bottiglie molotov, si insinua in una vicenda sulla quale proprio la Cassazione deve ancora pronunciare la parola fine. Per altro, in questa ricostruzione viene dato spazio alle brutalità  poliziesche ma assai meno alle responsabilità  gerarchiche e a i comportamenti omertosi successivi.
Altro passaggio rilevante quando la Corte critica le dichiarazioni di un testimone che era il vicecapo della polizia, il prefetto Ansoino Andreassi. L’argomento affrontato riguarda l’oggetto della presunta falsa testimonianza, ovvero chi la notte della Diaz inviò sul posto Roberto Sgalla capo ufficio stampa della polizia? In un primo tempo Colucci disse che fu De Gennaro e per la corte d’Appello era la dimostrazione che la polizia voleva gestire mediaticamente la disastrosa operazione per manipolare l’informazione. Colucci successivamente disse che fu lui a chiamare Sgalla. Andreassi, a verbale, sostenne che ciò fosse improbabile. Ma la Corte quasi lo rimbrotta definendo la sua deposizione: «… generica indicazione del Prefetto Andreassi».


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