Capannoni crollati, 4.000 ancora in cassa integrazione

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MIRANDOLA (Modena) — Le parole di Giorgio Napolitano rispondono all’ansia dei cinquemila cassaintegrati della Bassa Modenese. «Nessun cittadino, nessuna persona, nessuna famiglia che ha subito danni o addirittura lutti nelle zone terremotate dell’Emilia deve sentirsi abbandonato. Le istituzioni democratiche, lo Stato in tutte le sue espressioni, la comunità  nazionale non dimenticano quelle sofferenze e quei problemi, e non mancheranno di far sentire la loro vicinanza e solidarietà  anche attraverso gli interventi da adottare in coerenza con gli impegni già  formalmente assunti». Così ha detto il presidente della Repubblica al governatore Vasco Errani, che dopo la telefonata si è potuto sentire più sereno: «Questo ci dà  la certezza che non saremo lasciati soli».
Perché soli, in realtà , si stanno sentendo quegli imprenditori più colpiti dal sisma di domenica scorsa. Per rendersi conto basta passare qualche ora a Mirandola, capoluogo economico del distretto Area Nord di Confindustria Modena, cuore nazionale del biomedicale: un settore che assieme al ceramico ha messo in cassa integrazione quattromila persone. I danni stimati per 120 aziende superano i 600 milioni di euro.
«Le continue scosse ci demoralizzano: abbiamo già  fatto venire tre volte l’ingegnere strutturalista per le verifiche. Per noi è una responsabilità  far tornare al lavoro i dipendenti», spiega Giuliana Gavioli, dirigente alla B. Braun, linee e kit nel settore dialisi, 50 milioni di euro di fatturato. «La produzione si è fermata per una settimana, non possiamo permetterci di uscire dal giro. Al governo chiediamo agevolazioni: anche solo poter posticipare l’aspetto contributivo dei nostri 220 addetti». Nello stabilimento, oltre ai crolli parziali, la tanica di miscelazione si è spostata di due metri, un pilastro va risistemato con la fibra di carbonio, gli scaffali con i sacchi da mille chili di «Calcium chloride dihydrate» sono collassati. 
In via XXV Aprile uno dei soci di MP Meccanica Pico guarda la struttura distrutta. Ha perso tutto. In viale Gramsci, Marco Paltrinieri, titolare con il padre e il fratello di una vetreria storica, chiede aiuto: «La nostra vita è sconvolta. Dormo in camper. Ho un elenco di fornitori ai quali sono costretto a posticipare il pagamento. I miei vicini hanno affittato un capannone altrove per riprendere la produzione». 
Francesco Mai, cinque milioni di fatturato e sei milioni di danni nella Ptl, carpenteria metallica, va sul concreto: «Ci siamo trasferiti a San Prospero. Ora le istituzioni non ci intralcino con carte e permessi». Lo stabilimento qui in via dell’Industria è senza tetto: ha ceduto un pilastro.
Ieri i funerali di altre due vittime nel Ferrarese: Nevina Balboni, 102 anni, e Nicola Cavicchi, l’operaio di 35 anni morto con Leonardo Ansaloni nella Ceramiche S. Agostino.


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